Mai come in questa quarantena il lungomare è così tanto “liberato”. Da giorni vediamo in rete foto che lo ritraggono da ogni angolazione e a ogni ora, deserto come tutte le altre zone ma intatto nella sua bellezza. Anzi, paradossalmente, forse ancora più bello e struggente nella sua veste solitaria.
Per arrivare a questa fisionomia, lunga circa 3km, partiamo da secoli fa, da quando cioè non esisteva altro che un naturale sbocco sulla costa cioè una spiaggia (in termine dialettale “ ‘a chiaia”) che si interrompeva ad un certo punto perché incontrava le mura della città, che finivano proprio a picco sul mare precisamente all’altezza dell’attuale via Calabritto. Questo più o meno per tutto il ‘500.
Dalla metà del ‘600 in poi, i principali cambiamenti vedono da un lato il formarsi del borgo di Mergellina e dal lato opposto uno sviluppo maggiore del borgo di Santa Lucia.
Nel ‘700 inoltrato, alcune mappe storiche riportano in maniera più precisa i nomi dei tratti: “Strada di Mergellina”, “Lido di Chiaia”, “Strada della Vittoria”, “Strada del Chiatamone”, “Strada di Santa Lucia” (con tutto il lato già ben delineato dal quartiere del Pallonetto).
Nell’ ‘800 il cambiamento più sostanziale è la creazione della Villa Comunale, all’epoca Villa Reale, che dava direttamente sulla frequentatissima spiaggia. Immaginate lo spettacolo di avere un’area verde così a ridosso del mare, senza interruzione visiva. A vedere alcune riproduzioni dell’epoca viene quasi da chiedersi se non fosse stato meglio lasciare tutto così…
Ma arriviamo al 1869, anno in cui si delinea il lungomare come lo conosciamo oggi. Infatti la Commissione comunale approva la famosa colmata di cemento, costituita per buona parte dai detriti provenienti dalle demolizioni del Risanamento, per creare una strada fruibile da Mergellina a Santa Lucia. I lavori termineranno soltanto negli anni Trenta del ‘900, arrivando fino al Largo Sermoneta, lato Posillipo e costruendo anche Rione Orsini e Via Nazario Sauro, lato Santa Lucia.
Da un lato il respiro aperto del Golfo, dall’altro una schiera di palazzi tra i più vari e particolari della zona. Dall’Hotel Santa Lucia, che ad oggi ha circa 120 anni, in origine palazzo civile poi diventanto albergo dallo stile liberty, alla sede della Facoltà di Economia e Commercio della Federico II (attualmente Centro Congressi) con una monumentale facciata in marmo travertino e mattoni rossi, al Palazzo Du Mesnil che prende il nome dai due fratelli di origine belga che realizzarono la colmata per conto del Comune e che attualmente è sede del Rettorato dell’Università Orientale.
Nel corso degli anni abbiamo assistito a eventi di una certa rilevanza che hanno fatto rimbalzare in giro per il mondo l’immagine di questo nostro “monumento” paesaggistico, come le due edizioni dell’America’s Cup e la Coppa Davis.
Credo che “andare a vedere il mare” sia tra i primi desideri post-quarantena di molti di noi.
E una volta là, non vi consiglio né una pizza né uno spaghetto ma un rustico tarallo e una fresca birra da consumare rigorosamente sugli scogli. Come da tradizione.
©Riproduzione riservata
In alto, il lungomare di Napoli all’altezza della colonna spezzata