Sono nata oltre quattro miliardi di anni fa. Non so quando morirò, ma mi sento in agonia. Respiro con affanno. Non dormo più e guardo le stelle pensando che un giorno anche loro se ne andranno, lasciando campo alle tenebre. Il movimento sar assorbito dal silenzio e tutti i luoghi verranno coperti dal freddo.
Non mi spaventa l’idea di sparire. Sono turbata, piuttosto, dall’attesa della morte che mi sfiora ogni istante.
Mi guardo intorno. In ciascun angolo del mio corpo, si annida un pericolo che ne corrode una cellula. Dovrei curarmi, ma quelli che potrebbero farlo sono i miei assassini. Killer sempre più agguerriti, assetati di spazio e risorse. Sono i miei figli, li ho allevati, accuditi, nutriti. Sperando che sarebbero cambiati. Non più concentrati a salvare i chilometri del loro dominio, senza preoccuparsi del resto. Smarriti nel proprio egoismo, impegnati a coltivare l’orto dei desideri familiari, cancellando le prospettive di orizzonti lontani.
Intorno vedevo orrori, stermini, massacri di uomini e natura. Ma mi davo coraggio da sola con la linfa di pensieri positivi, nutriti da bagliori di generosit cresciuti per caso all’ombra di insensatezza, stupidit , ottusit dilaganti. Troppo poco per arginare la diga della debolezza.
Il corpo si piegava su stesso, trattando mente e cuore da intrusi. L’utilit restava un traguardo, l’altruismo una perdita di tempo, l’educazione ai valori utili, uno spreco di energie. In un cammino concitato dove amicizia, collaborazione, senso di giustizia, pacatezza, rigore, equilibrio, misura si disperdevano nell’atmosfera, come frammenti di polvere.
Adesso vivo da mamma allo stadio terminale di una malattia inesorabile. Insicura, indecisa, fragile. Incapace di prendere decisioni. Non posso neanche scrivere un testamento, i miei eredi non potrebbero leggerlo.
Qualche segnale d’insofferenza lo do. Non ho più lo stesso clima e manifesto il mio sconforto con burrascosi cambi d’umore che chiamano cataclismi. Ma non mi prendono molto sul serio.
Sono diventati, però, un po’ nervosi. Sondano su altri pianeti la possibilit di nuovi saccheggi naturali. Sembrano ragazzini che frugano nel cestino dei compagni di scuola, invece di centellinare quanto hanno di buono.
Guardano a Marte con curiosit . L c’era una volta l’acqua e forse anche una serie di organismi viventi. Non si rendono conto che ricevo tutti gli anni tonnellate di materiale estraneo, piccoli mattoni di vita provenienti da chiss dove.<
Forse i veri alieni sono loro, consapevoli dissipatori di un patrimonio incommensurabile.
Ora in rovina.
*Il pianeta Terra, saccheggiato dall’umanit , è in agonia. Risorse depredate, aria inquinata, natura alterata. Tra invasione di rifiuti, gas tossici e radiazioni. Risultato L’atmosfera letale. A questo tema s’ispira il decimo numero della rivista online il mondodisuk che propone una panoramica del recente convegno organizzato a Palazzo Marigliano dall’Assise della citt di Napoli, in collaborazione con L’International Society of Doctors for the Environment (ISDE).
Come ridurre la spazzatura e trasformarla in risorsa, difendendo salute, ambiente e paesaggio, prima che sia troppo tardi. La parola agli esperti Ernesto Burgio, Alessandro Gatto, Patrizia Gentilini, Maria Rosaria Iacono, Giorgio Nebbia, Franco Ortolani, Stefano Palmisano, Raphael Rossi, Gianluigi Salvador.
Nella foto di Nando Calabrese, l’ambiente assalito dall’uomo