Forti singhiozzi le scuotono le spalle di vecchia signora affranta, su una panchina di un parco affollato da genitori e figli. Nel pomeriggio di una domenica tranquillizzata dal sole e dall’indifferenza, interrotta da un ragazzino che timidamente le si avvicina.
“Perch piangi? Che cosa ti è successo?”
Quella voce infantile ha il potere di calmarla.
“Vorrei spiegartelo, ma sono sicura che non vorrai ascoltarmi.”
“Perch?”
“Perch mamma e pap ti hanno raccomandato di non parlare con sconosciuti”.
” Ma mi hanno anche sempre detto di aiutare chi sta male. E tu sei triste.”
“No, sono disperata. Chi lo è, si sente soffocato dall’immagine del buio davanti a s.”
“Che vuoi dire?”
“E’ inutile, non puoi seguirmi”.
“E tu insegnami a farlo”.
“Ci proverò. L’assenza di speranza porta le tenebre. E il futuro non mi sembra migliore del passato. Ti hanno mai parlato a scuola di quanto è accaduto, molti anni prima che tu nascessi, a bambini come te? Strappati dal calore delle loro case e precipitati, insieme alle loro famiglie, nel gelo della morte perch erano ebrei”.
“A scuola abbiamo scritto un tema sull’Olocausto nel giorno della memoria, per non dimenticarli, il 27 gennaio, dopo che la maestra ce ne ha parlato, spiegandoci che c’era un uomo molto cattivo, Hitler, in Germania, capo dei nazisti, un folle, che li perseguitava e li faceva uccidere in Lager come quello di Auschwitz.”
“Hitler non era semplicemente un pazzo e il nazismo non è stato un incidente. In Europa, da tempo, si respirava la paura di perdere la propria identit in una societ dominata dal cambiamento. E la guerra, invece, creava valori in cui credere. La violenza diveniva uno strumento contro la minaccia di essere eliminati. La razza, un punto di riferimento cui aggrapparsi per non smarrire se stessi, una specie di Dio”.
“E l’amore per gli altri?”
“Nel mondo prevale l’intolleranza. L’amore, se nasce, dipende da chi sono gli altri”.
"Ci?"
“Quelli che non appartengono alla tua famiglia, al tuo gruppo, ai tuoi interessi diventano un peso insopportabile e inutile. Insomma, spazzatura.”
“Adesso sono triste anch’io”.
“Non ho finito e gi sei dispiaciuto?”
“Continua”.
” C’era e c’è un’onda pericolosa. Spinta da progresso e tecnologia. L’onda travolge il pensiero. Il cuore, il cervello, i sentimenti non contano più. Esistono prodotti viventi, utili o inutili. Se non servono, occorre metterli da parte. Alcuni, prima di morire, possono essere utilizzati in nome della vita, per migliorarla, allungarla, potenziarla. Ecco la “biocrazia”. Quella che trasformò gli ebrei, ormai deportati, in cavie da laboratorio per aiutare la scienza a raggiungere nuovi risultati”.
“Perch la chiami onda?”
“Le onde le portano il vento, la tempesta, l’uragano. Vanno via, poi ritornano, inventando forme diverse. Cos è l’odio che ha volti differenti ma lo stesso nemico”.
“Puoi essere un po’ più precisa?”
“L’uomo detesta l’uomo e nulla può fermarlo nel suo lavoro che si chiame male”.
“Ma com’è possibile?”
“Proprio cos, ragazzo. Il male è un lavoro, un’attivit a tempo pieno che ha bisogno di tante braccia. Per questo, recluta gente comune. Era gente comune quella che ha massacrato milioni di persone nei campi di concentramento. Dopo la tragedia che si è consumata in quei luoghi di sterminio, ciascuno di noi è in pericolo. La vita umana non conta più niente. Può essere calpestata come si schiaccia quella di uno scarafaggio.”
“Allora, tutti i popoli possono essere perseguitati?”
“Di fatto lo sono anche altri. Ma il loro sacrificio non potr mai cancellare quella vera e propria “catastrofe” che in lingua ebraica si traduce con la parola “Shoah”.
” Però a scuola ho sentito parlare anche della Palestina. Perch gli ebrei, che sono stati vittime di una ferocia inaudita, hanno cacciato gli arabi dalla loro terra?”
“Questa è un’ingiustizia che va
riparata. Tuttavia non annulla il genocidio che c’è stato, con la silenziosa complicit di molti. Anche degli onesti. Perch tacere è un crimine”.
“Chi ha ragione, gli israeliani o i palestinesi?”
“Tutti e due; perch anche gli israeliani hanno diritto di abitare in uno Stato che non avevano mai avuto. Ma il diritto nel mondo è una pianta debole come un fuscello”.
Il bambino non fece più domande. La guardò fisso negli occhi e l’abbracciò forte, sciogliendo il dolore nel silenzio delle lacrime.
*Tenace e insidioso, il vento dell’antisemitismo non si arrende. Ha urlato insulti recenti con la voce dello stilista inglese Joe Galliano a Parigi e del regista danese Lars von Trier a Cannes. Lo sterminio degli ebrei e la ferocia nazista non sono solo nefasto peso del passato, ma anche una greve eredit che minaccia il presente. La necessit di ricordare e di analizzare la realt sociale, storica e politica di oggi (con sguardo su 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l Napoli) alla luce di quanto è successo ieri, viene messa a fuoco in questo nuovo numero del nostro magazine da Giovanna Buonanno, Rosso Capuano, Mario de Simone, Pasquale Ferro, Elio Guardascione, Francesco Lucrezi, Gabriele Scarpa, Michele Tito. L’editoriale di Donatella Gallone prende spunto dalla conferenza che lo storico Georges Bensoussan, tra i più noti studiosi europei della Shoah, ha tenuto a Napoli, sul tema “Verso uno sguardo zoologico. L’affermarsi del biopotere” (nell’ambito del seminario permanente di Etica, Bioetica, Cittadinanza, organizzato dalla cattedra di Filosofia morale di Emilia D’Antuono dell’ Universit Federico II su Scienza, societ , democrazia) affrontando l’idea della razza come punto di riferimento per un’Europa da secoli angosciata dalla perdita dell’identit .
In copertina, una foto di Vincenzo Amato