«Non credevo che saremmo arrivati a questo. Non pensavo che mi avrebbero umiliato cos. Io, bellissima, invidiata dall’Europa intera, relegata al ruolo di damigella. Sono davvero addolorata. Mi adoravano tutti i turisti del mondo, ero la loro regina. Fiera, altera, antica. E adesso…».
Quella donna vestita con una lunga tunica tricolore, verde, bianca e rossa, ha gli occhi neri lucidi di tristezza. Non piange, ma si morde le labbra per trattenere le lacrime. seduta sul prato che contempla la zampillante fontana Esedra, nel parco della Mostra d’Oltremare di Napoli. Accanto a lei c’è un uomo un po’ stempiato, con baffetti scuri ha un’aria matura e sognante.
«Che vuoi che dica, Italia, mia… Sono più sconfortato di te. Pochi mi conoscono e ricordano i miei pannelli di ceramica, aggrediti dallo scorrere degli anni. Il mio nome, Giuseppe Macedonio, è ormai offuscato dal silenzio. Guarda la mia bella fontana, un gioiello colorato dai sentimenti, adesso indossa il grigiore del tempo. La vedi cos spumeggiante, invece è quasi sempre spenta nell’abbandono oggi sprizza energia per impressionare i visitatori di chiss quale convegno organizzato in questo
complesso fieristico tradito da un presente avaro, che lo costringe a sopravvivere. Era veramente
magnifica, la fontana, quando la inaugurammo nel 1940. Scene di pastorizia, caccia, agricoltura con l’uomo al centro la bellezza corre lungo mille metri quadri di maiolica variopinta, in un gioco di
espressione, fantasia, e immaginazione. Che peccato, un’eredit snobbata con leggerezza».
Lo sguardo della signora s’infiamma di passione. «E perch credi che io mi lamenti? Non sono
mai stata una piagnona, anzi… ero spensierata, sorridente, allegra. Negli anni settanta avevo l’assoluto
primato dello splendore. E adesso i dati che arrivano dal turismo sono allarmanti. Stati
Uniti e Cina in vetta… Va bene, posso anche sopportarlo. Si tratta di altricontinenti. Forse, la
gente preferisce i voli transoceanici anche se stento a crederlo, considerando che il pianeta è
una polveriera su cui soffia impetuoso il vento del terrorismo. Ma essere spodestata sul suolo europeo
mi ferisce profondamente. Superata dalla Germania… senza volerla disprezzare. Ma il mio paesaggio, i miei siti considerati dall’Unesco patrimonio dell’umanit , i miei talenti artistici e musicali
sono insuperabili… C’è qualcosa che non funziona. Egoismo, avidit , cecit , burocrazia… Chi governa non valorizza e non crea strategie. Pensa al consenso dei pochi e non alla ricchezza per tutti…».
Peppe l’abbraccia per consolarla. «Però voglio darti una bella notizia, almeno in tanta amarezza.
Qualcosa qui a Napoli comincia a muoversi dopo tempi tanto bui. Pensa che trent’anni fa i
turisti arrivavano in citt solo per prendere un aliscafo e correre a Ischia, Capri o spingersi fino a
Sorrento. Adesso fanno la fila per vedere i nostri tesori. E poi finalmente i napoletani cominciano a
capire che insieme si vince. Sette dei nostri musei hanno stretto un’alleanza tra loro facendo
leva su biglietti scontati e iniziative culturali comuni se ne visiti uno, entri negli altri a prezzo
ridotto. la rete delle idee che apre l’orizzonte della crescita e si allarga…».
Italia ritrova il sorriso. «Allora, forse c’è ancora
speranza…». E un rosso tramonto saluta il suo ultimo sussurro.
*Il nuovo numero di questo magazine, realizzato grazie al coordinamento di Francesca Panico, è dedicato
all’Associazione italiana esperti scientifici beni culturali (Aies) presieduta da Ciro Piccioli. Che ha un obiettivo
ben preciso la promozione della scienze applicate alla conoscenza e conservazione del patrimonio culturale
attraverso incontri, seminari, convegni. Prossimo step in programma è il lancio del secondo Salone della valorizzazione
del patrimonio culturale, il 7 ottobre 2016, un evento che porter a Napoli, da tutta Italia, professionisti
e aziende di servizi utili, per offrire qualit a questo complesso settore operativo. Ne parlano i protagonisti.
Per saperne di più
diagnosisculturalheritage.com/index.php/aies
Nella foto di homepage, porcellane di Capodimonte