“L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di se’ “. Giorgio Gaber
Siete mai stati in teatro e la sensazione che vi rimane, dopo aver visto uno spettacolo di qualit , è di provare un particolare calore? Quel calore, una volta decodificato, diventa “appartenenza” di storia, usi, costumi e valori. Questo e molto di più è il teatro, cos parlò Schopenauer «Non andare a teatro è come far toeletta senza uno specchio».
E allora, assistere alla chiusura di un teatro cittadino, come il Trianon, rappresenta una sconfitta, una mancata possibilit di riscatto, sia per una zona difficile come quella di Forcella che per la citt intera. Invece sapere che Napoli avr la Scuola d’arte drammatica al teatro San Ferdinando ci fa gioire, perch il teatro è un diritto per tutti.
Sar Luca De Filippo a dirigere, per il primo quinquennio la nascente Scuola del Teatro Stabile di Napoli, dove per la prima volta si insegner anche in lingua napolitana. Il direttore dello Stabile, Luca de Fusco, ha spiegato che avere una scuola è divenuto uno dei requisiti per diventare teatro nazionale secondo la nuova normativa.
Il teatro San Ferdinando, costruito alla fine del 700, ebbe una storia non facile, fino alla sua quasi totale distruzione durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1948 iniziò la storia tra Eduardo De Filippo e il San Ferdinando che resister , con grandi difficolt economiche, fino al 1961. Eduardo non si arrese e dal 1964 al 1966 affrontò una grande sfida , quella di gettare un ponte culturale tra due realt molto diverse, Milano e Napoli. Gli anni ’70 furono caratterizzati da un progetto ambizioso, Eduardo aveva in mente di creare, al San Ferdinando, un centro studi e un museo del Teatro dialettale, ma rimase un sogno e negli anni’80 il San Ferdinando chiuse e rimase magazzino di memorie fino al 1996, quando Luca De Filippo lo donò al Comune di Napoli perch venisse restaurato e riconsegnato al pubblico napoletano che però dovr attendere fino al 30 settembre del 2007 per la riapertura.
Eduardo è ancora in quel Teatro, i suoi capolavori divenuti transnazionali aleggianoin maniera toccante. E’ storia recente, precisamente il 2 novembre 2014, la messa in onda su RAI 1, con le riprese dal San Ferdinando, per la regia del Premio Oscar Paolo Sorrentino, di ” Le voci di dentro ” di Eduardo, con Tony e Beppe Servillo e con una brillante giovane attrice napoletana, più di una promessa, pluripremiata Chiara Baffi, figlia del critico teatrale Giulio, per molti anni direttore del San Ferdinando, la incontro e le chiedo
Pap Giulio appassionato di teatro; una dedica fatta da Eduardo quando sei nata; da bambina hai avuto il privilegio di passare molto tempo nelle quinte del San Ferdinando; sono state queste circostanze o sei stata tu, consapevolmente, a scegliere di fare l’attrice?
Beh…, ho intrapreso una strada che iniziava dietro l’angolo, mi sono lanciata in un mondo che era per me pane quotidiano, passione trasmessa e condivisa, una magia di cui avevo scoperto qualche trucco, ma che ancora oggi continua a stupirmi, fortunatamente.
Nel 1985, a sei anni, la tua prima volta in palcoscenico. Che ricordo hai di Chiara bambina?
In quella occasione ci salii solo per i ringraziamenti, avevo preso parte allo spettacolo ” Hi-Fai “, in cui era presente soltanto la mia voce registrata, interpretavo il cd. Ma ero davvero emozionata sentendo gli applausi con il sipario che andava avanti e indietro nascondendo il pubblico e nascondendo me. Ricordo molto bene quel momento e con gioia.
Hai detto Il teatro è soprattutto fatica, impegno duro e costante”. Cosa rappresenta per te il rigore.
Credo che sia la conseguenza naturale e fondamentale del rispetto, della fiducia e della stima.
Nel 2003 Francesco Rosi ti vuole in ” Napoli milionaria ” nel ruolo di Maria Rosaria, la figlia maggiore di Gennaro Jovine, interpretato da Luca De Filippo. Cosa significa per te recitare in napoletano?
Sono innamorata della lingua della mia terra che negli anni mi ha offerto occasioni preziose. Mi piace studiare come il napoletano sia cambiato nel tempo e trovo un’occasione preziosa poter rendere ancora viva una lingua antica. Amo le sfumature che il napoletano offre, amo i suoni che appartengono alla mia memoria, amo molto recitare in napoletano.
” Le voci di dentro ” al Tetro San Ferdinando, eri alta mezzo metro quando il teatro chiuse, Chiara adulta cosa prova a ritornare e a recitare l?
Non esiste al mondo un teatro che mi possa emozionare più del San Ferdinando.
La recitazione è una creazione artistica durante la quale il tempo e lo spazio rimangono sospesi. Cosa significa essere capace di sospendere il tuo tempo e quello degli altri?
Mi piace pensare che il tempo abbia la possibilit di cambiare forma, che il teatro ci renda in grado di farlo e che lo spettatore sia disponibile a questa 6 èspecie di incantesimo.
Se il Teatro, come pensava Strehler, è la parabola del mondo, mi auguro che mantenga sempre di più una dimensione autenticamente popolare per poter riflettere sull’uomo, sulla famiglia e sulla societ .
In alto, un’immagine di Chiara Baffio. In basso, sul palcoscenico, da sola e con Tony Servillo