L’appellativo di Bell’Italia è connaturale al nostro Paese e deriva principalmente dal fatto che la nostra nazione è detentrice di dotazioni straordinarie sotto molteplici aspetti dalla posizione geografica ai siti e luoghi d’interesse artistico, dall’amenit del clima, alla socievolezza degli abitanti, e cos via. Ancora oggi questo slogan ci fa da scudo per una difesa da ogni possibile attacco.
Nel tempo ci siamo eccessivamente abituati a vivere su questa rendita senza peraltro più verificare i termini del reale stato dell’arte. Un’analisi solo più consapevole ci dimostra infatti come questa definizione si sia andata via via scolorendo fino a risultareaddirittura inapplicabile.
Il bel Paese ci è progressivamente mutato, ha subto un processo di devastante imbarbarimento che lo ha reso una pericolosa zona franca, vale a dire una terra di “violentatori” di bellezza, di loschi figuri che hanno fatto strada e scuola fino a offuscare e disperdere quei connotati prima ricordati. In definitiva la penisola è preda ormai di brutta gente. Dichiarata e consapevole o indotta e circoscritta poco importa. Sta di fatto che appare sempre più difficile riscontrare nei nostri concittadini quei princpi di solidariet , disponibilit umana, apertura alla civile convivenza, passione per il bello e gusto del sapere, suggestione del nuovo che dovrebbero essere tipici di un vero bel paese.
Chi ha guidato il “vapore” – e la chiamata in causa non riguarda solo la politica in senso stretto– ha sostanzialmente sgovernato dilapidando l’immenso patrimonio ma, quel che è peggio, è riuscito a fareproseliti in lungo e in largo. Sono stati cos riprodotti i peggiori modelli di comportamento e di conseguenza ci siamo ridotti a vivere nella illegalit (strisciante, dichiarata, insonsapevole, necessitata,ecc.), nel culto del tornaconto individuale a discapito del prossimo (costi quel che costi),nella marginalit truffaldina e nell’accaparramento di tutto ciò chepuò tornare utile,nell’asservimento meschino o mediocre al potente di turno, sotto il bombardamento ossessivo di una “globalizzazione” presentata e vissuta come inevitabile dispensatrice, a seconda dei casi, di lusinghe e dissesti. Si è determinata a questo modo una forma di inconscia assuefazione, una specie di letargo antropologico come se ci fosse stato somministrato un anestetico capace di addormentare la coscienza, “sospendere” lo spirito critico.
Quello che è rimasto è una terra di nessuno, un campo devastato dopo un bivacco dove pullulano ovviamente mestatori della peggiore specie avvoltoi e sciacalli pronti alla razza, vanitosi paladini delle chiacchiere e del nulla, ossequiosi furfanti pronti a onorare qualsiasi bandiera.
Potremmo affermare che è giunto forse al suo epilogo estremo quel sentimento di degradazione morale che con grande perspicacia Giacomo Leopardi aveva gi intuito e descritto nel suo “Discorso sopra lo stato presente degli’italiani” allorqando parlava di concittadini incapaci di nutrire ambizioni elevate e condivise e tutti presi a trascorrere il proprio tempo (oggi diremmo “social time”) tra pettegolezzi e canzonature (“raillerie” e “persifflage”) infischiandosi delle cose serie una definizione che si addice perfettamente alla “filosofia” dell’odierna comunicazione mediatica e che sembra inscritta ormai nel codice genetico di un’umanit gonfia solo di “ignoranza” e “sciocchezza” e del tutto ignara, ahimè, di “bellezza” e “ideali”.
*Dal libro”Bella Italia, Brutta Gente”
di Antonio Filippetti edito dall’istituto culturale del Mezzogiorno (per gentile concessione dell’autore). Il volume si presenta marted 11 giugno alle 17,00
Sala Rari, Biblioteca Nazionale di Napoli, piazza del Plebiscito 1- Ne parlano con l’autore Luciano Scateni, Mario De Cunzo, Carlo Di Lieto.
Modera, Mauro Giancaspro.
Dopo “Italieni, il paese delle mezze calzette”, Antonio Filippetti ritorna a indagare sulle ragioni del declino nazionale che coinvolge ormai tutti gli aspetti della vita civile, politica e culturale. E lo fa con questo pamphlet tagliente e corrosivo che non lascia margini di dubbio o incertezza. Il tanto decantato Belpaese ha subto un processo di devastante imbarbarimento che lo ha reso una zona franca, una terra di nessuno dove pullulano mestatori della peggior specie .
In foto, la copertina del libro (particolare)