Un detenuto di 51 anni si è impiccato nel padiglione "Milano", era nel carcere di Poggioreale da soli 10 giorni. Il 19 febbraio scorso si era tolto la vita, con il gas, un uomo di 31 anni. Sul problema del tragico disagio in una struttura che è la peggiore d’Europa, riceviamo e pubblichiamo una riflessione dell’avvocato Riccardo Polidoro – presidente dell’associazione "Il Carcere Possibile Onlus"
I detenuti morti dall’inizio dell’anno sono 47, tra questi 14 si sono suicidati.Altri 3 suicidi vi sono stati tra gli agenti di Polizia Penitenziaria. Si allunga il macabro elenco dei decessi. Governo e Parlamento intanto sono sordi alle richieste di amnistia e indulto che provengono da autorevoli fonti. Dal Papa, dal Capo dello Stato, da addetti ai lavori, che conoscono veramente i problemi quotidiani della Giustizia il sovraffollamento delle carceri, il sovrannumero di facicoli processuali che ingolfano inutilmente le aule dei Tribunali, perch avviati alla prescrizione.
In questo paradossale contesto, in cui nessuno vuole prendersi la paternit di provvedimenti di clemenza, certamente ingiusti, quanto impopolari, sopratutto alla vigilia di un importante appuntamento elettorale, non si comprende che lo Stato la partita della Giustizia l’ha gi persa, da tempo. L’Italia, che è stata condannta più volte dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le condizioni disumane in cui vivono i detenuti, che è costretta a risarcimenti milionari per la lunghezza dei processi, si deve arrendere e cambiare rotta, o, se si preferisce "cambiare verso", come direbbe il neo-presidente del consiglio. In questa resa, dovuta a inefficienze e responsabilit del passato, provvedimenti iniqui come l’amnistia e l’indulto sono inevitabili se davvero si vogliono avviare le riforme che, altriment,i s’innesteranno in un sistema gi morto che le contager ,
Il 28 maggio 2014, termine fissato dalla Corte Europea, per risolvere il problema del sovraffollamento nelle nostre carceri, è vicinissimo e non si vede nulla di concreto all’orizzonte. Si spera probabilmente in un rinvio, con un atteggiamento tipico della Giustizia italiana, spesso non condiviso dai nostri partner.
Le morti nelle carceri, però, non attendono. Inesorabili arrivano, trovando facile strada in un contesto che è il peggiore d’ Europa. Di questo malessere, che trova linfa vitale nella costante violazione dei principi costituzionali e delle norme dell’Ordinamento Penitenziario, l’Istituto di Poggioreale è il simbolo da tutti riconosciuto.
Capienza tollerabile 1.300 detenuti. Ne ospita circa 2.800. Struttura fatiscente, con dodici padiglioni, alcuni dei quali con mura che trasudano umidit . Celle anche con 12/14/16 detenuti, che contemporaneamente non riescono a stare in piedi, ma devono alternarsi sui letti a castello, che giungono anche a quattro livelli. Prive di docce, con wc e lavabo a vista, dove si cucina. Si resta in cella l’intera giornata, solo con un’ora d’aria la mattina e una il pomeriggio.
Visita medica all’ingresso in istituto, manca una frequenza di visite di controllo. Un educatore ogni 400 detenuti. Liste di attesa di mesi anche per interventi sanitari urgentissimi. I rapporti con la famiglia penalizzati dalla mancanza di spazio. Un colloquio a settimana in una grande stanza dove i detenuti, a venti alla volta, parlano o meglio urlano i loro affetti e le loro esigenze ai parenti, reduci da ore di fila in strada sin dall’alba. Una sola cucina per circa 3000 pasti. Il cibo è immangiabile e si è costretti a preparare in cella quanto acquistato allo spaccio, spesso a prezzi superiori a quelli praticati all’esterno.
In questo totale abbrutimento del corpo e della mente, i detenuti di Poggioreale, nel piangere l’ennesimo suicidio, attendono il nuovo direttore, sar un uomo o una donna ? Non interessa! E’ importante che abbia la bacchetta magica.
Nella foto, l’interno del carcere di Poggioreale