La diffusione di Internet e l’introduzione di nuovi mezzi digitali dell’informazione, quali gli ebook reader e i tablet computer, stanno mettendo in crisi, e non da ora, le tradizionali riviste cartacee.
Il dibattito intorno all’utilit o meno del cartaceo, della supremazia della comunicazione via internet nei confronti dell’antico mezzo che alcuni ritengono superato, riguarda non solo il prodotto rivista, ma quotidiani e libri (romanzi, saggi, biografie, racconti, ricognizione di viaggi).
Il dibattito sul privilegio dell’uno o dell’altro modo intriga e cesser solo quando l’uno prevarr sull’altro o quando con armistizio armato da ambo le parti i sistemi accetteranno una tollerata compresenza, sollecitati a vivere alcuni, a sopravvivere altri per libera ed autonoma scelta dei propri sostenitori.
Favorita da convinti assertori del cartaceo che privilegiano il rapporto quasi erotico con il libro, strumento di lettura, di riflessione e studio, disponibile alla chiosa ed alla manipolazione incondizionata, fa bella comparsa in libreria il terzo numero de La freccia e il cerchio (The arrow and the circle) rivista che delinea un progetto a termine, rigorosamente strutturato. La rivista diretta da Edoardo Sant’Elia, per i tipi dell’editrice La scuola di Pitagora e promossa dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, prevede otto numeri in otto anni fino al 2017 con dodici contributi per ogni numero che attorno a un duplice, dialettico filtro tematico, leggo sulla bandella, si dipana volta a volta una complementariet dei saperi che rifiuta steccati e gerarchie, mischiando piuttosto le carte tra “alto” e “basso”, tra generi d’arte e di consumo, tra linguaggi diffusi e di nicchia.
Terzo numero tematico che privilegia la famiglia e la festa, si avvale dei contributi di Bianca Maria d’Ippolito e Marino Niola, Joanna Patera, Alfredina Storchi Marino, Aniello Montano, Andr Jacob (per l’aspetto famiglia), Matteo Palumbo, Edoardo Sant’Elia, Donatella Trotta, Alberico Motta, Michele Miniello, Antonella Anedda Jaime McKendrick (per quanto riguarda l’intramontabile festa).
E’ un verso di Marina Cvet eva che sollecita la riflessione sul lacerto narrativo del numero, la festa e la famiglia, giusto per capire ed esplicitare sensi e finalit della rivista stessa Il pensiero è una freccia. Il sentimento un cerchio. Il cerchio del sentimento, ma per sottolineare cosa? Mancanza d’interesse da parte di chi scrive verso la realt che li circonda su temi fondanti come la famiglia e assenza di giudizio verso i suoi aspetti più significativi? Mancanza di spinta necessaria che si concretizzi in passione di tipo etico ed esistenziale verso tematiche oramai quasi assenti dal dibattito storico-sociologico? Conflittualit tra ciò che amiamo della tradizione ed il nuovo che s’affaccia sugli stessi temi? Assenza di sufficienti motivazioni nel percepire l’amore per qualcosa che è minacciato, come la famiglia istituzione oramai gigante dai piedi d’argilla, e la festa sfrondata da significazioni antropologiche irrimediabilmente perdute?
Pare che La freccia e il cerchio voglia significare e dibattere temi e argomenti che la postmodernit ha affidato all’antro meno dimensionale e recondito della mente, per tentarne il recupero attraverso la freccia del pensiero. E’ il recupero di quello che Marino Niola, in modo splendido, definisce i riti infranti per ripensare categorie che appaiono come strumenti in disuso, tanto da far riflettere Joanna Patera sul ruolo delle feste e della famiglia nell’antica Grecia o nel mondo romano come fa Alfredina Storchi Marino.
Interessante la ricognizione che del concetto di famiglia produce Aniello Montano da Platone a Bauman fino al concetto di famiglia che lega al disincanto della modernit e che da il titolo ad una sua opera del ’94, dove la condizione dell’istituto familiare è molto critica e complessa. Ma basteranno proprio le feste legate alla vita familiare, come ritiene il filosofo napoletano, a salvare un istituto fondamentale minato, come sembra, nei suoi gangli vitali dalla crisi tanto da sembrare irreversibili? Per risalire la china e recuperare occorre toccare il fondo? A seguire gli interessanti contributi di Andr Jacob su Familiare e Festivo di Matteo Palumbo su Il tempo dell’Eccezione, legato al Carnevale, alla festa come allegria precaria ed effimera, preludio della perduta armonia, sospensione del divertimento per soccombere di fronte al ritorno del tempo normale, per riprendere i ruoli abbandonati per un giorno, ruoli che trasformano l’allegria in lutto e malinconia, interruzione della festa rintracciabile in letteratura come ne La Pelle di Malaparte, nella lirica leopardiana, in Senilit di Svevo fino all’Adalgisa e alla Cognizione del dolore di Gadda.
Una ricognizione originale questa di Matteo Palumbo che ripropone in ambito letterario l’immarcescibile dramma esistenziale dell’uomo tra bene e male, allegria e malinconia, tristezza e gioia nelle caledoscopiche tonalit del breve attraversamento terreno. Ma c’