Da una lettrice riceviamo e volentieri pubblichiamo
Cari amiche e amici vicini e lontani,
Oggi mi sono alzata dal letto con il piede sbagliato e quindi mi sono
fustigata da sola con una provocazione, che ora per alleggerire la mia
coscienza condivido con voi.
Ho apprezzato molto la gara di solidariet nei confronti della rivista
francese (che io per ignoranza non conoscevo), ho immaginato le migliaia di disegni pervenuti alla loro redazione, ai messaggi ecc. poi mi sono chiesta se qualche giorno prima dell’attentato quella stessa rivista mi avesse chiesto una libera donazione in favore della stessa rivista, io cosa avrei fatto? Ve lo dico subito l’avrei cestinata, anzi mi sarei incazzata perch molto probabilmente io non avevo fornito loro la mia e-mail. Questo accade anche quando sottoscrivo petizioni on-line. Dopo il click del messaggio inviato io mi sento proprio bene, viceversa quando mi scrivono per una libera donazione, perch quella libera donazione gli consentir di
conservare autonomia e indipendenza, cancello il messaggio senza neanche leggerlo, mi basta vedere il simbolo dell’euro.
Questo è quello che accade quando facciamo l’elemosina per strada, quando non guardiamo negli occhi la persona a cui diamo i nostri miseri avanzi. Ma siamo sicuri che quelle persone vogliano solo spiccioli e se fossero ammalate, se avessero fame, se avessero bisogno di un abbraccio, di scambiare qualche parola con gli essere illuminati che quotidianamente passano davanti ai loro sguardi? Questa cosa qui ovviamente diventa più difficile, hai visto mai che
l’essere illuminato poi possa sporcarsi e perdere il proprio bagliore.
Questo accade quando diciamo a una persona ti voglio bene, con il sedere ben ancorato alla sedia della nostra stanza. L’amore fa muovere, è un andare verso, non ci sono parole che tengano. Non si può dire ti voglio bene, mentre catene fatte di certezze, debolezze, paure non ci permettono di andare incontro all’altro. L’amore non è un fatto romantico E’ UNA RIVOLUZIONE.
Quando parliamo di pace, di integrazione, di lotta alla guerra senza
ascoltare, senza mordere un po’ il freno prima di parlare, senza provare a capire, senza alzarci dalla nostra sedia, senza metterci in gioco, senza sforzarci di provare, allora siamo degli ipocriti.
Ci fanno paura i terroristi, bene mi pare logico, quello che non capisco è perch non ci addolora il fatto che tanti giovani, europei e non solo, siano cos disadattati, abbiano cos tanta disperazione dentro da preferire la violenza, il sangue, l’orrore, piuttosto che pensare alla vita. Di cosa li ha privati la societ ?
Ovviamente la questione è complessa, le logiche dei potenti e dei provocatori hanno regole tutte loro e questa è solo una provocazione. Pensateci, se a uno di questi giovani qualcuno abbia detto in passato "ciao, come va? senza condannarlo subito per i vestiti out, per la religione out? Se noi l’avessimo riconosciuto come Uomo prima di ogni cosa, oggi sarebbe un terrorista?
Mi dispiace amici, siamo ancora troppo ipocriti per parlare di pace, ingiustizia, disuguaglianze e amore in generale. Molti storceranno il naso, ma io lo devo dire, io non ascolto spesso il Papa
pur essendo cattolica, ma perfino lui si è rotto le scatole dei pii cattolici che vanno in chiesa e mentre ci vanno sputano sentenze, voltano la faccia per non guardare, accoltellano mentre sorridono.
Prendendo a prestito le sue parole dico Non siate tiepidi cristiani, non siate tiepidi e sonnecchianti esseri umani.
Nella foto, comunit musulmani francesi in piazza contro il feroce attentato nella redazione di Charlie Hebdo (fonte The Post Internazionale)