Mai location più adatta della Sala Carceri di Castel dell’Ovo per ospitare una mostra sulla realt degli ospedali psichiatrici civili e giudiziari, (ops e opg) e le dolorose vicende umane dei loro “ospiti”. In rassegna una storia lunga e sempre uguale di sopraffazioni, violenze, degrado e abbandono consumati in “luoghi di cura”, un tempo chiamati manicomi criminali. In Italia ne sono rimasti sette. L la psichiatria tradizionale ha messo in atto soprusi e abusi di ogni genere, trincerandosi dietro la presunta neutralit del suo sapere e del carattere tecnico del suo intervento. In nome del recupero della salute mentale.
La mostra , inaugurata ieri mattina, curata dallo psichiatra Adolfo Ferraro, gi direttore dell’opg di Aversa dal 1980 al 2008, raccoglie filmati, foto, manufatti, pubblicazioni, registrazioni di interviste, dipinti, locandine e filmati relativi a rappresentazioni teatrali con attori detenuti. Racconti in chiave multimediale di umane vicende di sperdimento, ma anchedi faticose ritorni alla socialit e alla vita, attestati anche da testimonianze fornite da vari artisti con video lavori, filmati e foto.
I due sostantivi in rima del titolo orrore e errore l’espressione in sintesi delle condizioni degli ospedali psichiatrici tradizionali e della maniera in cui il curatore intende la psichiatria e l’esercizio della professione il coraggio di far “evadere” i pazienti, portando fuori dai siti deputati luoghi, storie di persone, pensieri fissati nella scrittura, colti al volo in uno sguardo assente, espressi in disegni e pitture; lo stigma contro la malattia mentale attraverso l’esperienza della recitazione. Particolarmente significative le prime pagine del primo capitolo del libro di Ferraro, Voglio la neve qua a Aversa.
L’iniziativa, gi di per s degna di alta considerazione, si annuncia quanto mai appropriata, visto che per il 31 marzo è fissata la scadenza della legge per la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari; e che ci sono fondate ragioni per credere, per motivi facilmente intuibili, che al loro posto si tenti di far subentrare nuove strutture manicomiali, le cosiddette Rems (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria ), nient’altro che Opg in scala ridotta. Come dire pan bagnato anzich zuppa, invece di trasformare le carceri in ospedali. Su 1550 detenuti, 1000 potrebbero essere trasferiti, se ci fossero strutture idonee ad accoglierli. Frattanto le malattie mentali sono in aumento, viste le violenze contro le donne e i vari crimini e omicidi consumati all’interno delle pareti domestiche. Da qui la grande attualit e la rilevanza della Mostra.
Apre Adolfo Ferraro che ringrazia il Comune di Napoli e il sindaco rappresentato dall’assessore alla cultura e al turismo Gaetano Daniele, per aver messo a disposizione la suggestiva sala delle carceri. A sua volta, l’assessore ribadisce la volont del Comune a contribuire alla sensibilizzazione della opinione pubblica nei confronti dello scottante problema, che non a caso ha ottenutoil patrocinio del Comune e quello della S.I.F.P.P. Societ italiana formazione psichiatria penitenziaria e forense.
Di particolare interesse la documentazione fotografica sullo stesso tema le diverse poetiche fotografiche diValentina Quintano, Marta Sarlo, Stefano Ciannella e Enzo Mazzeo, accomunate dalla scelta del bianco e nero, intramontabile per la pluralit di significati che attiva tramette un’idea di malinconia, ricorda i cinegiornali di altri tempi e il valore documentario ad essi abbinato; conferisce una immagine forte a un soggetto che a colori potrebbe apparire meno incisivo; consente di concentrarsi sulle forme; fa della composizione e del contrasto gli elementi fondamentali dell’immagine. Quattro diversi modi di cogliere attraverso la figura di un corpo, un particolare anatomico, uno sguardo, una postura, l’uso improprio di un oggetto i segni esteriori di una malattia mentale che l’antipsichiatria considera una risposta alle contraddizioni sociali più che il risultato di disfunzioni e disturbi.
Marta Sarlo (reportage OPG Aversa 2006-2007), fotografa di professione, borsista del Premio Canon,conferisce al tema della “prigione di identit ” notevole efficacia iconica, mostrando di aver interiorizzato l’istanza basagliana del diritto alla salute di una persona in condizioni di detenzione. La mancanza di prospettive e l’incertezza del futuro espresse da foto mosse e da tempi lenti esposizione.
Di grande suggestione visiva Valentina Quintano (reportage OPG Aversa 2008) fa della sua professione una questione di impegno civile otto mesi all’interno della struttura per farsi un’idea di quell’ "ergastolo bianco” , dei luoghi, del tipo di vita che gli ospiti vivono nella prospettiva di una reclusione senza fine.Grande enfasi sulle sbarre.
Stefano Ciannella (reportage In your hand, 2014) curriculum prestigioso, attento a disvelare, gli aspetti meno evidenti del linguaggio delle 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
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B B» E WHERE USING B B B » RLIKE RESET B eNULL B SHARE B SLAVE r B P SIGN MID pt koi8u B B B B RTRIM eROWS p B tx x ïï x x x x x x x x x x x x x immagini, anche attraverso l’accostamento alla fotografia di materiali diversi dalla carta. Di grande valenza artistica la rappresentazione parziale dei corpi ritratti il vincolo della riservatezza da limite a pregio la raffigurazione di persone dall’io lacerato. Di grande effetto anche l’ “impaginato” passe-part tout nero per ogni foto appesa ad un sottile filo metallico, che invade anche la foto e viene fissato da un bulloncino, quasi a materializzare il sottile legame che i soggetti intrattengono con la cosiddetta vita normale e le trafitture dell’anima che provoca la loro condizione.
Enzo Mazzeo (OPS Aversa, 1973) ultimo, ma non in ordine di importanza. Ingegnere per professione, fotografo self-made e per passione, ama ritrarre, da cinquant’anni a questa parte, gli uomini più delle cose, gli eventi più che i luoghi.Di fronte alle foto di Enzo Mazzeo ci si accorge che la tecnica, pur pregevole, cede il passo a una naturale disposizione empatica nei confronti del disagio psichico. Intuito e immediatezza gli consentono di racchiudere in uno scatto, con grande sensibilit antropologica, il senso di una intera esistenza; di desumere da una posizione di abbandono la fatica di vivere e lo scacco esistenziale; di leggere, nello sguardo sereno di un viso inquadrato in una finestra dai vetri rotti, una breve pausa di lucida riflessione, avulsa dal turbinio della sua condizione alienata, accettata nonostante tutto.
Al suo opus fotografico Enzo Mazzeo acclude anche una pregevole clip Il solco infinito in cui le sue splendide foto si accrescono di un valore aggiunto di verit , grazie all’editing di Gino Montenegro, cui si deve anche il commento musicale di grande forza evocativa. Gli scatti risalgono a quarantatr anni fa. Il fatto che non li si distingua dagli altri è di per s un merito artistico, ma induce alla triste considerazione che per tutto questo tempo, il degrado morale e ambientale nel quale vivono i malati reclusi non è cambiato affatto.
LA MOSTRA
L’ORRORE E L’ERRORE
Evasioni dai manicomi criminali
Sala Carceri Castel Dell’Ovo Napoli. 12-15 marzo 2015
dalle 10.00 alle 19.30
Nelle foto, due immagini del reportage di Enzo Mazzeo nell’ospedale di Aversa. In basso, clicca il video