Piccola mostra, grande messaggio. Con un faro che illumina tutto, Michelangelo Merisi, il pittore geniale e ribelle, artefice di una profonda rivoluzione artistica tra fine del cinquecento e alba seicentesca.
La sua Flagellazione, adesso e ancora fino al 9 maggio, nella Reggia napoletana di piazza del Plebiscito, sarà autentico magnete di un allestimento costruito su 15 opere, esposte nella galleria del Genovese, dal nome dall’architetto che realizzò questi spazi per iniziativa di Ferdinando II di Borbone, dopo l’incendio in una parte del Palazzo nel 1837. Recuperati e destinati nel 2021 a percorsi espositivi, collegavano direttamente l’appartamento di etichetta con il teatro di San Carlo.
Dialoghi intorno a Caravaggio è una prova di sguardi, in collocazione differente dal consueto, e apre a nuove connessioni, oltre che a una interessante collaborazione maturata dalla storia del regno di Napoli.
Curata da Mario Epifani, che guida Palazzo Reale di Napoli, e da Sylvain Bellenger, lo studioso francese che ha fatto rinascere Museo e Real Bosco di Capodimonte, in realtà trae la sua ragione dal passato e si proietta in un futuro di nuove prospettive anche turistiche.
Palazzo Reale e il museo con il suo splendido bosco a Capodimonte, insieme ai loro tesori, dialogano tra loro già da tre secoli. Fu Carlo di Borbone, dopo aver assunto il trono di Napoli nel 1734, a decidere la costruzione di una nuova Reggia sulla collina di Capodimonte, concependola come cornice museale. E le due residenze, da allora fino al tramonto borbonico, ospitarono i sovrani e le loro collezioni cresciute dal nucleo di quella già maestosa che proprio re Carlo ereditò dalla madre, Elisabetta Farnese.
Una bella occasione da cogliere al volo, per chi arriva a Napoli e per chi vi abita, quella di ammirare la Flagellazione insieme alle opere degli “scolari caravaggeschi” che sono tra i 7 dipinti (per la prima volta proposti insieme) dei 118 acquistati nel 1802 a Roma da Domenico Venuti, direttore degli scavi del Regno e della Real fabbrica delle porcellane per Ferdinando IV per ampliare il patrimonio artistico dei Borbone, dopo il saccheggio da parte delle truppe d’oltralpe.
A partire da giugno, infatti, il dipinto caravaggesco, insieme ad altri capolavori di Capodimonte, atterrerà a Parigi, in prestito per sei mesi al Museo del Louvre.
Il quadro di Caravaggio, pur non appartenendo alle collezioni borboniche, dal 1972, anno in cui fu trasferita a Capodimonte da San Domenico Maggiore dopo un ulteriore tentativo di furto, è diventato l’icona del museo, nel tempo, grazie al crescente sviluppo della fama del suo autore.

Qui sopra, Santa Prassede, il dipinto restaurato che rivela un’assenza: Santa Prassede è solitamente rappresentata mentre strizza la spugna intrisa del sangue lavato dai corpi dei martiri. Nelle altre due immagini, in alto, scorci dell’esposizione


Due, dunque, i punti di vista della mostra: da un lato la fortuna di Caravaggio all’interno delle collezioni borboniche con l’esposizione dei sette dipinti caravaggeschi e dall’altro l’itinerario tematico costruito intorno alla Flagellazione cui Caravaggio offre un’atmosfera spirituale (il corpo di Cristo è atletico, non trafitto) lontana dai principi della Controriforma cattolica, sottolineandone, invece, l’umiliazione umana e unendo due episodi della passione, l’Ecce homo (l’uomo flagellato)  e l’immagine del Cristo alla colonna (sullo sfondo, appena venata di sangue).
La visita comincia nel corridoio di collegamento tra appartamento del sovrano e il San Carlo: a catturare l’attenzione è San Giovanni Battista, una copia antica (attribuita a Bartolomeo Manfredi) del dipinto di Caravaggio oggi conservato al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City.
Nello stesso passaggio, colpisce l’anima il Ritorno del figliol prodigo di Mattia Preti per l’armonia compositiva capace, tuttavia, di donare emozioni intense, in un magnifico gioco di luci.
Nella prima sala, un’inedita Santa Prassede di ignoto pittore caravaggesco (attribuita, in un primo momento, erroneamente a Valentin de Boulogne), accanto a una riproduzione del dipinto di Johannes Vermeer che riproduce l’uguale soggetto; il dipinto, che esce dai depositi di Palazzo Reale, restaurato per l’occasione, è proposto accanto alla foto scattata prima dell’intervento: manca la spugna strizzata dalla santa e l’immagine è affiancata da una rielaborazione digitale (compiuta dalle 2 restauratrici del quadro e dai restauratori di Palazzo Reale) che ne ricostruisce l’assenza.
Attraversando la seconda sala, che annuncia una riflessione pittorica su flagellazione e interpretazione dei Vangeli, si arriva, infine, nella terza all’apice di Caravaggio che è in ottima compagnia. Con lui, pur distante da quell’ondata antiaccademica, il Cristo alla colonna (dall’impatto scultoreo) di Battistello Caracciolo giunto alla pinacoteca di Capodimonte 60 anni fa dalla collezione partenopea Buonocore- Mancini. Due mondi artistici e culturali che s’incontrano. In un respiro di rara bellezza.
 ©Riproduzione riservata

La Flagellazione di Caravaggio in mostra

DIALOGHI INTORNO A CARAVAGGIO
OPERE DA CAPODIMONTE A PALAZZO REALE
Fino al 9 maggio 2023
a cura di Mario Epifani e Sylvain Bellenger
Galleria del Genovese
Orario: 9.00-20.00
(ultimo ingresso ore 19.00, chiuso il mercoledì)
Ingresso: incluso nel biglietto dell’Appartamento Storicointero euro 10,00 /ridotto  euro 2,00
Per saperne di più
Palazzo Reale
https://www.coopculture.it/it/prodotti/biglietto-palazzo-reale-di-napoli/
Gratuito, l’ingresso martedì 25 aprile, in occasione dell’anniversario della liberazione e il 7 maggio, per l’abituale appuntamento della “Domenica al Museo”.
Aperture straordinarie serali venerdì 28 e domenica 30 aprile al costo ridotto di 2,00 euro (ore 20.00 – 23.00 con ultimo ingresso alle 22.00).
il 1°maggio aperto con i consueti costi ed orari di apertura
Il progetto è cofinanziato dal Ministero della cultura e dalla Regione Campania, nell’ambito del POC Campania 2014-2020 

The exhibition at the Royal Palace/”Dialogues around Caravaggio”: the rebellious genius’ Flagellation enlightens the seventeenth-century before flying to the Louvre

Small exhibition, big message. With a spotlight that illuminates everything, Michelangelo Merisi, the brilliant and rebellious painter, the creator of a profound artistic revolution between the late 16th century and the 17th century dawn.
His Flagellation, now and again until May 9, in the Neapolitan Reggia in Piazza del Plebiscito, will be the authentic magnet of an installation built on 15 works, displayed in the Genovese Gallery, named after the architect who built these spaces at the initiative of Ferdinand II of Bourbon, after a fire in part of the Palace in 1837. Recovered and intended in 2021 for exhibition routes, they directly connected the etiquette apartment with the San Carlo theater.
Dialogues around Caravaggio is a test of gazes, in a different location than usual, and opens to new connections, as well as an interesting collaboration matured from the history of the Kingdom of Naples.
Curated by Mario Epifani, who heads the Royal Palace of Naples, and Sylvain Bellenger, the French scholar who revived the Capodimonte Museum and Real Bosco, it actually draws its reason from the past and projects itself into a future of new perspectives, including tourism.
The Royal Palace and the museum with its splendid woods at Capodimonte, together with their treasures, have been dialoguing with each other for three centuries already. It was Charles of Bourbon, after assuming the throne of Naples in 1734, who decided to build a new Royal Palace on the hill of Capodimonte, conceiving it as a museum setting. And the two residences from then until the Bourbon sunset housed the sovereigns and their collections grown from the core of the already majestic one that King Charles himself inherited from his mother, Elisabetta Farnese.
A fine opportunity to seize, for those who come to Naples and for those who live there, to admire the Flagellation together with the works of the “Caravaggesque schoolchildren,” which are among the 7 paintings ( shown together for the first time) of the 118 purchased in 1802 in Rome by Domenico Venuti, director of the Kingdom’s excavations and of the Royal Porcelain Factory for Ferdinand IV to expand the Bourbon artistic heritage after it was plundered by troops from beyond the Alps.
Starting in June, in fact, the Caravaggio painting, along with other Capodimonte masterpieces, will land in Paris, on loan for six months to the Louvre Museum.
Although Caravaggio’s painting has not belonged to the Bourbon collections since 1972, when it was transferred to Capodimonte from San Domenico Maggiore after another attempted theft, it has become the museum’s icon over time, thanks to the growing fame of its author.
Two, then, are the viewpoints of the exhibition: on the one hand the fortunes of Caravaggio within the Bourbon collections with the exhibition of the seven Caravaggesque paintings and on the other the thematic itinerary built around the Flagellation to which Caravaggio offers a spiritual atmosphere (the body of Christ is athletic, not pierced) far from the principles of the Catholic Counter-Reformation, emphasizing, instead, the human humiliation and uniting two episodes of the Passion, Ecce homo (the scourged man) and the image of Christ at the Pillar (in the background, barely veined with blood).
The tour begins in the connecting corridor between the sovereign’s apartment and the St. Charles: catching the eye is St. John the Baptist, an early copy (attributed to Bartolomeo Manfredi) of Caravaggio’s painting now in the Nelson-Atkins Museum of Art in Kansas City.
In the same passage, Mattia Preti’s Return of the Prodigal Son strikes the soul for its compositional harmony capable, nevertheless, of giving intense emotions in a magnificent play of light.
In the first room, an unpublished Saint Praxedes by an unknown Caravaggesque painter (attributed, at first, erroneously to Valentin de Boulogne), next to a reproduction of Johannes Vermeer’s painting of the same subject; the painting, which comes out of the deposits of the Royal Palace, restored for the occasion, is presented next to the photo taken before the intervention: The sponge wrung out by the saint is missing, and the image is flanked by a digital reprocessing (accomplished by the 2 restorers of the painting and the Palazzo Reale restorers) that reconstructs its absence.
Passing through the second room, which heralds a pictorial reflection on flagellation and interpretation of the Gospels, we arrive, finally, in the third at Caravaggio’s pinnacle, which is in excellent company. With him, though distant from that anti-academic wave, is Battistello Caracciolo’s Christ at the Column (with sculptural impact) that came to the Capodimonte picture gallery 60 years ago from the Neapolitan Buonocore- Mancini collection. Two artistic and cultural worlds coming together. In a breath of rare beauty.

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