Quando si decide di andare a vedere una mostra ci si predispone con l’animo a cogliere la bellezza e questa, assai spesso, la si incontra ancor prima di iniziare il percorso musealizzato.
Capita così che in un pomeriggio di fine febbraio, in cui nell’aria si avverte un principio di primavera, a chi venga in mente di andare a vedere la mostra “Salvador DalÍ – Luce. I Tesori del Maestro” a Vico Equense i sensi colgano la membrana spazio temporale che accoglie il visitatore all’ingresso del Complesso monumentale SS Trinità e Paradiso sede del museo mineralogico campano.

Un giardinetto dove i bambini giocano tra alberi di agrumi, un gruppetto di ragazzi che si tirano la palla davanti a un canestro e un bellissimo chiostro interno da occhieggiare sono la strada da percorrere per arrivare al primo piano della sede comunale dove, nel 1992, il Comune e la Fondazione Discepolo dettero vita al museo dedicato ai minerali.
Imboccando il corridoio d’ingresso ci si immerge nelle suggestioni del mondo dell’artista spagnolo con gli abiti realizzati da famosi stilisti ispiratisi alle sue opere: colori, forme e simbolismo da indossare. La moda era una delle sue passioni,  lavorò con Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Cartier e Christian Dior, disegnò i costumi per il balletto “Bacchanale”, fu una delle forme attraverso cui il suo poliedrico talento si espresse.
La musica di sottofondo guida il visitatore/visitatrice verso la sala centrale dove si articola il percorso di sculture, gioielli e litografie: 70 opere in esposizione fino alla fine di settembre.
La mostra è organizzata dalla società Dalì Universe creata dal collezionista e gallerista Beniamino Levi che dagli anni Sessanta dell’artista surrealista fu amico. Una collaudata squadra che da anni espone le opere dell’eclettico Dalì in giro per il mondo propone in penisola sorrentina un progetto curato dal direttore artistico Roberto Pantè.
La selezione delle opere visibili a Vico Equense è originale e offre un punto di vista insolito dei temi cari all’artista: il tempo e la teoria della sua relatività elaborata da Einstein, la fragilità umana, il bisogno di immortalità da raggiungere attraverso le opere.

Qui sopra, la locandina. Nelle altre foto, la “luce” di Dalì
in mostra a Vico Equens
e


Abituati a vedere i mastodontici elefanti dalle zampe sottili, le lumache, le formiche, le uova, le stampelle, i cassetti e gli orologi molli nei dipinti li osserviamo, qui, nella loro rappresentazione tridimensionale: sculture realizzate con la tecnica della fusione in cera persa nei formati piccolo e museale e – all’esterno, nel centro della cittadina – in quello monumentale.
Alcuni di questi soggetti li ritroviamo nei preziosi gioielli realizzati in argento, oro, diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi.
«Nei gioielli, come in tutta la mia arte, io creo ciò che amo» è la misura di un’artista a tutto tondo che sperimenta tecniche e forme espressive diversificate.
I Dalí d’Or, le sculture gioiello e le sculture in argento, nei loro scintillii raccontano l’evoluzione espressiva dagli anni Sessanta in poi. I primi, i Dalí d’Or, sono dodici opere create con le monete in oro effigiate con il suo ritratto e quello della moglie Gala, musa ispiratrice, realizzate tra il 1966 e il 1975, una collezione che rimanda alla magnificenza del re Sole presente sui Luigi d’oro, la moneta francese del tempo.
Le altre opere gioiello le sculture in oro e pietre preziose e in argento affiancano, ai temi ricorrenti del tempo espresso nell’orologio molle, Alice nel paese delle meraviglie, San Giorgio e il drago e l’unicorno.
Interessante lo spazio dedicato al book shop con pubblicazioni ricche di fotografie inedite in cui scoprire un volto giovane diverso dal solito maturo con il baffo sottile all’insù, fotografie che rendono evidente lo stretto rapporto tra lui e Gala insieme con riproduzioni di mobili surrealisti in formato souvenir, orologi molli da tavolo, segnalibro, riproduzioni grafiche e cartoline.
Raccontare un talento versatile e curioso come quello di Dalì non è cosa semplice, pittore, scultore, disegnatore e illustratore – suo è il logo dei lecca lecca Chupa Chups – fotografo, scrittore, sceneggiatore, un uomo dall’intelletto vivace appassionato dal Rinascimento, dall’esoterismo – preziose le sue illustrazioni dei tarocchi – dotato di fervida immaginazione. Un intelletto turbato dalla convinzione, favorita dai genitori, di essere la reincarnazione del fratello morto.
Il suo essere dandy, il suo mostrarsi all’obiettivo fotografico con gli occhi spalancati sul mondo e la capacità di metabolizzare e reinterpretare le influenze di molteplici artisti, del passato e suoi contemporanei, sono la cifra di un estro dinamico, curioso e alla continua ricerca di stimoli.
Salvador Dalì fu un uomo complesso che attraversò il Novecento (1904 – 1989) cogliendone le trasformazioni, i turbamenti e il genio sperimentando l’ampio ventaglio delle espressioni artistiche.
Il suo sguardo coglieva aspetti della realtà rielaborandoli in un distillato di esperienze e vissuto: la religione, il misticismo, la politica, la filosofia. Non c’era aspetto che non lo interessasse, in qualsiasi ambito nel quale il pensiero umano si dispiegava trovava materia che catturava la sua attenzione. Dal reale al fantastico e ritorno.
Raccontare Dalì non è impresa facile, la mostra allestita a Vico Equense accompagna l’ingresso nel suo caleidoscopico, spettacolare e anticonformista mondo. Questa mostra è un omaggio a un uomo dallo straordinario talento, è un lampo di luce che squarcia un mondo visionario.
©Riproduzione riservata 

Orari e apertura:
dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00.
Un’ora prima della chiusura del museo sono previsti l’ultimo ingresso e la chiusura della biglietteria
info e prenotazioni
info@daliavicoequense.it
www. daliavicoequense.it

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