Moderno Fidia. Che competeva con Bernini nel trasformare il marmo in carne e muscoli. Il neoclassico Antonio Canova (1757-1822) è tornato nella Napoli che amava e dove non solo aveva committenti, ma trovava dovunque situazioni di Paradiso, come confidava a conoscenti e amici.
La mostra, annunciata a più riprese e anche a Milano, cammina su un robusto ponte culturale con l’Ermitage di San Pietroburgo che tra breve, grazie a un protocollo d’intesa firmato con il Mann e con il parco archeologico di Pompei, offrirà ai russi l’opportunità di visitare l’esposizione più importante che si sia mai vista nel loro paese sulla città sommersa dalla lava vesuviana nel 79 d. C.
Anteprima in pompa magna stamattina per la stampa e “invitati speciali” al Museo archeologico nazionale di Napoli con il direttore Paolo Giulierini che è sempre più fiero dei suoi numeri in rialzo dei visitatori e dell’espansione forse con qualche prestito di troppo nei musei del mondo; con l’assessore comunale alla cultura, Nino Daniele che si appella alla grande tradizione filosofica di Napoli; con il curatore Giuseppe Pavanello che sottolinea, ancora una volta, come ha fatto qualche mese fa, presentando in anteprima il progetto, la bellezza della statua canoviana dedicata a Ferdinando IV che ebbe il merito di riportare a Napoli la collezione della nonna paterna Elisabetta (Farnese); con il presidente della Regione Campania, il salernitano Vincenzo De Luca che spiega quanto sia stato decisivo il sostegno dell’Ente da lui guidato e stupisce per la sua metamorfosi culturale verso Napoli, metropoli da lui considerata sempre con qual diffidenza, affermando che deve ridiventare capitale culturale del mondo. E questo grazie al ruolo organizzativo e, quindi decisivo, della regione, rispetto ad altri: al Comune, per esempio, ma questo non lo dice eppure trapela dalle sue parole. Mentre si prospetta la realizzazione di un archivio digitale culturale campano.
Dichiarazioni a parte, comunque, Canova, vince la sua scommessa con il tempo, affascinando lo sguardo e colpendo al cuore per quel sentimento di bellezza che riesce a diffondere grazie a marmi, gessi, disegni, tempere, dipinti, terrecotte, espandendo la forza del suo essere contemporaneo in ogni tempo.
E da oggi pomeriggio fino al 30 giugno si potranno ammirare capolavori come le “Tre grazie”, il complesso scultoreo arrivato ieri dalla Russia, oppure le magnifiche danzatrici su tela, ma anche l’altera Paolina Borghese (foto) oltre l’enigmatico Ermafrodito e tante altre opere (oltre 100).
In vendita un catalogo Electa, intitolato, come la mostra, “Canova e l’antico” per orientarsi tra tanta superba creatività. Inoltre, due videoinstallazioni in inglese e italiano, all’ingresso dell’esposizione, aiuteranno a immergersi nel mare dell’arte di questo figlio di Possagno che si sentiva un po’ anche creatura di Partenope.
Canova e l’antico
Museo archeologico di Napoli
dal 28 marzo al 30 giugno
Per saperne di più
https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/