Il cambiamento, motore del mondo. Nella vita e nell’arte. Dal 14 gennaio al 4 febbraio (inaugurazione domani alle 17), l’associazione Connessioni Culture Contemporanee di Napoli presieduta da Giovanni Mangiacapra presenta nella Sala Foyer del Pan, Palazzo delle Arti Napoli in via dei Mille, la mostra “Tra segno e materia – La metamorfosi”, a cura di Antonella Nigro e Rocco Zani.
Un percorso in cui il filo conduttore si dispiega lungo un incrocio di voci e di sguardi, e di stazioni di sosta. Senso e sostanza della storia artistica del nostro paese. La continua riscoperta di una espressività che regola e alimenta il significato più intimo e struggente del fare arte. E da qui, i segni, le cromie, la voce. Oltre la soglia della forma, della natura e del reale: è lì che va in scena la Metamorfosi. Un’immersione nell’arte multidisciplinare tra installazioni, sculture e dipinti di giovani artisti contemporanei. Una metamorfosi non solo dell’arte espressa in sé, ma anche delle sue dimensioni e degli elementi utilizzati per esprimerla.
Gli artisti in mostra: Mariangela Calabrese presenta un’indagine artistica (foto) legata alle manifestazioni del profondo personale, alla delicata nostalgia della memoria, agli incanti che riserva il vivere quotidiano, la bellezza e gli enigmi dell’esistenza. L’artista trasmette le sue sensazioni attraverso l’immediatezza di rapidi tocchi di colore, con una gestualità che diviene realizzazione dell’idea e dell’inconscio senza mediazione della forma, ma puro contenuto emozionale.
E ancora il colore. Il colore e la memoria come “organizzazione” narrativa capace di indirizzare il segno, di mutarne l’estensione e l’indirizzo. Giancarlo Ciccozzi, uno degli artisti emergenti più stimati nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Sperimenta la metamorfosi e le particolarità della materia. Macchie cromatiche s’incontrano e si stratificano nella caduta libera di un ambiente amplificato, dalla forma circolare o lineare dell’infinito, fino al mistero molecolare e nucleare. La sua arte è regolata da “puro caos controllato” della materia e delle forme come risultato di gesti manuali impressi su tela. Con Diana D’Ambrosio c’è un ritorno all’analisi, agli strumenti tradizionali della terza dimensione. Un ritorno agli elementi irrinunciabili della scultura che sono lo spazio e la materia. C’è una profonda volontà di trasformazione di quello spazio e di quella materia da parte dell’artista. Arte astratta di tipo lirico e spiritualistico.
Infine, Giovanni Mangiacapra. Nella sua arte informale è espresso il concetto di liberazione della materia: metamorfosi della materia stessa, in un suo perenne divenire.
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