Il napoletano Luca Giordano atterra a Parigi. Da oggi, uno degli artisti più brillanti del XVII secolo europeo è protagonista dell’esposizione curata da Stefano Causa e Patrizia Piscitello al Petit Palais (fino al 23 febbraio 2020).
Novanta opere di un genio della pittura, riunite grazie a prestiti eccezionali del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, delle principali chiese della città partenopea e di numerose istituzioni europee fra le quali il Museo del Prado.
Secondo un’asse cronologica, attraverso confronti con le tele più importanti di altri pittori, la mostra vuole presentare i suoi dipinti sotto una nuova luce, illustrando come Giordano abbia saputo sfruttare al meglio le diverse correnti stilistiche dell’epoca per arrivare alle forme che sedurranno il suo secolo.
Formatosi nel segno di Jusepe de Ribera (1591-1652), spagnolo di nascita, ma napoletano di adozione, Giordano ne assimila con maestria la genialità del chiaroscuro, iniziando la sua carriera di successo imitando e omaggiando le opere di Raffaello, Tiziano e Dûrer.
Un soggiorno a Roma, intorno al 1653 lo mette a contatto con la modernità barocca e le innovazioni di Rubens o di Pietro da Cortona. Integrando innovazioni del suo tempo con i maestri del passato, Giordano evolve continuamente dal naturalismo fino alle rappresentazioni barocche di una passione senza pari.
Si fa conoscere in breve tempo, riceve molte commissioni e completa circa 5.000 dipinti oltre a numerosi affreschi: da qui il soprannome di “Luca fa presto”. È il pittore per eccellenza delle chiese di Napoli, piene delle sue pale d’altare di cui la mostra presenterà una selezione.
Immense composizioni che colpiscono per la loro complessa drammaturgia, mettendo in scena i Santi della Controriforma come i protettori della città, in particolare San Gennaro che intercede per le vittime della pestilenza: ricorda il terribile contesto del 1656.
La mostra mette in evidenza il contrasto fra composizioni tormentate: la Crocifissione di San Pietro (di Giordano e Mattia Preti), il Martirio di San Sebastiano (degli stessi), il terribile Apollo e Marsia (di Giordano e Ribera) e, in un registro sensuale ereditato da Tiziano, di languida Venere, Arianna abbandonata o Diana e Endimione.
Corteggiato dai potenti europei, a Parigi preferì la corte di Carlo II di Spagna dal 1692, dove realizzò enormi affreschi per il Cazón del Buen Retiro a Madrid, il monastero di El Escorial o la cattedrale di Toledo. Ritornato a Napoli nel 1702, Giordano morì meno di tre anni dopo, lasciando la sua impronta nella città.
Per saperne di più
www.petitpalais.paris.fr