E’ in corso al Maschio Angioino la mostra personale di Tina Vaira, intitolata “L’assoluto naturale”. L’esposizione, ospitata nelle Sale Vesevi, rende conto di un ciclo monografico dell’artista, realizzato in anni passati ma volutamente mai mostrato in pubblico. Tina Vaira, puteolana di nascita, ha vissuto e si è formata a Firenze sotto gli auspici di personaggi come Primo Conti, Quinto Martini e Ottone Rosai. Nel corso del tempo ha esposto in numerose località in Italia e all’estero.
Il ciclo “L’assoluto naturale” rappresenta un momento fondamentale dell’ispirazione artistica della Vaira in quanto costituisce l’humus del passaggio dal registro naturalistico a quello astratto. La mostra è corredata da un ricco catalogo , curato da Antonio Filippetti, che rende conto dell’evoluzione pittorica dell’artista. L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni, fino al 6 novembre, con i seguenti orario feriali, 10-19, festivi 10-14. Di seguito pubblichiamo il testo di Antonio Filippetti dall’ introduzione al catalogo.
Tina Vaira è un’artista con alle spalle una lunga milizia testimoniata da un intenso lavoro nell’arco di oltre cinquant’anni e che ha conosciuto lusinghieri riscontri critici. E’ stata protagonista di esposizioni in luoghi deputati del nostro paese e ha spesso accompagnato la propria opera con sottofondi per così dire poetici avendo al proprio attivo anche la pubblicazione di alcune sillogi liriche.
Ma pure in un’attività tutta dispiegata come questa ci sono momenti diremmo esclusivamente riservati e soggettivi per i quali l’artista intende restare “sconosciuta”; è come se all’interno del proprio atelier prevalesse una discrezione esistenziale che induce sommessamente al privato, che non cede al piacere della messa in mostra ma che si rinchiude anzi nel proprio mondo per meglio viverlo o metterlo alla prova.
E’ sempre arduo indagare nel processo di gestazione creativa di un artista. Ma nel caso specifico è verosimile intuire che l’evoluzione delle forme e delle tecniche , ovvero il passaggio graduale da una concezione stilistica di tipo naturalistico a un’altra d’impianto astratto non avvenga in tempi così rapidi, con scarti improvvisi. Ne consegue necessariamente che anche il travaso culturale e spirituale debba avvenire per gradi o per meglio dire che abbia bisogno di prove intermedie e progressive.
Ed è quello che è avvenuto in Tina Vaira, lo potremmo definire quasi un esercizio preparatorio, alimentato e sostenuto da un’abilitante ricerca incentrata su giochi geometrici desumibili in una serie di opere, tutte di medio formato, che possono rappresentare uno stimolo propedeutico e predispongono a un passaggio di stile che diventerà poi collaudato e definitivo col passare del tempo.
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