Dicono che la Storia ognuno se la racconta a modo suo. Ma la Storia vera esiste, pure se guardata da diversi punti di vista, ed è quella testimoniata dai fatti e, soprattutto, dagli oggetti, edifici, strade, abiti, musica, manifatture, ecc. dell’epoca sua. Perciò la mostra che oggi, fino al 21 giugno 2020, è nella reggia- museo di Capodimonte “Napoli, Napoli di lava, porcellana e musica”, anche se è una fiaba, se è un sogno, se è una creazione artistica, è una storia vera, perché fatta di cose: di lava, di porcellana e di musica.
E’ la storia di una Napoli per l’ultima volta capitale. Dopo che lo è stata per circa sei secoli. “E’ stata una capitale e questo lo si avverte ancora” dice il direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger, La mostra è un suo sogno, un’idea a cui ha dato realtà. Il sogno di un innamorato di Napoli.
La strategia culturale di questo direttore è quella che ha illustrato all’inizio del suo mandato: riportare Napoli alla ribalta internazionale, darle  il suo giusto posto nel mondo. Ha seguito con determinazione questo suo intento, divenendo  perciò sempre più popolare.
Questo si avverte anche parlando con i napoletani, leggendo la stampa e i commenti su internet e su facebook, dove, per esempio, a proposito della richiesta, inoltrata da migliaia di cittadini, al Sindaco De Magistris, di dare la cittadinanza onoraria di Napoli a Bellenger, si legge, con la firma del consigliere Diego Venanzoni:  «Devo dirgli grazie per aver fatto riscoprire Capodimonte e le sue bellezze…Napoli cresce anche e soprattutto con la cultura. C’è un gran movimento in questa direzione e volentieri mi unirò ai tanti che in  questi mesi stanno creando le condizioni perché Bellenger diventi cittadino onorario di Napoli. Credo che meriti in pieno questa onorificenza».
Sembra che lo stesso sindaco abbia intenzione di far diventare cittadino onorario di Napoli il direttore franco-normanno. Avendo questi un’ampia rete di rapporti internazionali, la  notizia darebbe maggiore notorietà e buona fama a Napoli e al suo sindaco.
La mostra è di una straordinaria bellezza. Ed è accompagnata dalla musica dei grandi musicisti napoletani del Settecento, Pergolesi, Cimarosa,  Pacini, Paisiello e Iommelli, che si ascolta attraverso degli auricolari che fanno si che essa cambi secondo la sala che si visita. All’entrata della mostra, una gigantografia dell’interno del teatro San Carlo ce ne dà il senso:è uno spettacolo. Uno spettacolo brillante con un pizzico di ironia, come ci dice l’enorme busto di cartapesta della regina Maria Carolina.
Ma già la prima sala ci fa entrare nell’anima profonda di Napoli, l’anima religiosa, mentre ci avvolge lo Stabat Mater di Pergolesi che si ascolta in cuffia. Ma la vita è varia e a Napoli era fatta soprattutto di festa e di gioia. Ed ecco la musica profana che ci accompagna nella  sala vicina, dove ammiriamo anche originali strumenti d’epoca.
Poi altre sale. Come quella del Grand Tour, quando il turismo non era ancora inflazionato da affollate comitive e aveva la partecipazioni delle persone più colte d’Europa, attirate dalla scoperte di Ercolano e Pompei e dalla straordinaria produzione musicale e teatrale della città.
Allora Napoli era un centro internazionale, che si interessava della cultura cinese già prima che la scoprissero gli inglesi e della cultura egiziana prima che la scoprissero i francesi napoleonici con Championnet. Ed ecco in mostra una Cina e un Egitto napoletanizzato.


E poi c’è la sala della Materia con gli studi naturalistici di Lord Hamilton, l’ambasciatore inglese a Napoli. E ci sono le eruzioni del Vesuvio dipinte da Volaire, e le vedute della Napoli dell’epoca di un’ampiezza senza confini. Come la veduta della partenza di re Carlo per la Spagna, che è la prima opera napoletana del modenese Antonio Joli. Ed è sicuramente posteriore al 1759, anno della partenza di Carlo.
L’ampiezza della visione, tipica del vedutismo napoletano del Settecento, in quell’anno era già stata definita dai pittori napoletani, quindi, non è creazione di Joli, come si continua a scrivere, sebbene l’errore sia stato corretto da tempo. (cfr. Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana. La scoperta di una prospettiva spazio-tempo di A.  Dragoni).
E vediamo in mostra le porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte e la Sala del Gioco e del Destino. E poi c’è la Sala Miseria e Nobiltà, che ci dice di una particolare caratteristica della vita napoletana dell’epoca, quando i ricchi e i poveri vivevano insieme e non faceva differenza il possesso del denaro. Il tutto in una sinfonia di colori. Con tanto bianco, quello delle vesti dei pulcinella.
Se il colore nero assorbe tutti gli altri colori, il bianco li rimanda tutti indietro e lui ne resta privo, privo di vita. Per cui in mostra è rappresentata la morte di Pulcinella ma anche la sua nascita, a significare che lui è eterno, è al di fuori del tempo e della realtà quotidiana.
Infine, nell’ultima sala, potete sdraiarvi su un grande sofà circolare, mentre tutt’intorno girano e cambiano continuamente le immagini di Napoli, visi, panorami, strade. E’ la sconvolgente video-installazione di Stefano Gargiulo: una metafora della vita.
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La mostra “Napoli Napoli di Lava, Porcellana e Musica” (21/9/2019 – 21/6/ 2020) è a cura di Sylvain Bellenger, con la collaborazione del Teatro San Carlo e degli Amici di Capodimonte e la produzione e organizzazione della Casa Editrice Electa.

Qui sopra, la Reggia di Capodimonte. In pagina, le foto della mostra dedicata alla porcellana
Qui sopra, la Reggia di Capodimonte. In pagina, le foto della mostra dedicata alla porcellana


LA NOTIZIA/RAI STORIA RACCONTA UNA REGGIA PER L’ARTE
Su una collina che domina il golfo di Napoli si staglia la Reggia di Capodimonte,
voluta nel 1738 dal re di Napoli Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta, regina di Spagna e ultima erede della dinastia farnese. La reggia, destinata fin da subito a essere residenza di corte e prestigiosa sede museale, è stata trasformata definitivamente in museo nazionale nel 1957.
A questa “Reggia per l’arte”, è dedicato il nuovo documentario di Keti Ricciardi, con la regia di Antonio Masiello, per “Italia: viaggio nella bellezza”, il programma prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il MiBACT, in prima visione lunedì 4 novembre alle ore 21.10 su Rai Storia.
Ad accompagnare i telespettatori in questo viaggio sono Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte; Angela Cerasuolo, capo restauratore del Museo di Capodimonte; Renata De Lorenzo, storica; Riccardo Lattuada, storico dell’arte; Patrizia Piscitello, Alessandra Rullo e Antonio Tosini, che lavorano in diversi settori del museo

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