William Kentridge a Napoli. L’artista sudafricano è presente con una sua personale alla galleria Lia Rumma in via Vannella Gaetani fino al 26 luglio. Sar al Museo del Bargello di Firenze dal 10 al 21 settembre durante il Festival di musica contemporanea FLAME con un suo lavoro “Paper Music” , performance e musica, che sar subito dopo un film con la collaborazione del compositore sudafricano Philip Miller.
Kentridge usa solo il nero dell’inchiostro indiano ricavato dal carbone e lo estende con grosse pennellate fluide sia sulle pagine di enciclopedie sia sulle mini sculture in bronzo.Nato nel 1955 a Johannesburg, si rivela alla critica partecipando a Kassel alla X edizione di “Documenta” e in seguito inizia il suo tour nelle gallerie e nei Musei di molti paesi.
Incline a sperimentare il suo estro caleidoscopico, si esprime in altre forme d’arte. Regista e scenografo de “Il flauto magico”, nel 2006, presentato al San Carlo e in altre citt .
Amante della cultura napoletana sceglie documenti e carte del Regno di Napoli per i suoi arazzi in mostra al Museo di Capodimonte nel 2009 e poi realizza i mosaici nella stazione
“Toledo” della nostra metropolitana dell’arte. Nel 2010 dirige “Il Naso” di Shostakovich al Met Opera di New York, riceve l’ambito premio Kyoto Prize per le Arti e la Filosofia, nel 2013 è stato insignito del titolo di Honorary Doctorate in Fine Arts dalla Yale University.
Questa sintesi della sua biografia densa di attivit e di cultura, meglio di mille parole, rendono la vivacit del segno, l’energia impressa ai larghi pennelli, la dinamicit delle immagini che scorrono nei “flip book” film, la scelta di pagine di dizionari su cui dipingere.
Che cosa dipinge? Grandi alberi. L’espressione più simbolica della Natura e della Vita. La cultura non è sui libri ma nel vivere facendo, sperimentando, nella fantasia dell’artista.
In un’altra opera, sempre sulle piccole pagine di un vocabolario, i sequenza come tanti fotogrammi, un uomo cammina meditando e, trovando l’ostacolo di una sedia, la supera.
Nel filmato, realizzato con l’antica tecnica del cinema d’animazione, si intrecciano e si rincorrono tra le pagine ballerine, uomo che salta, segni astratti e forme geometriche.
E’ l’omaggio alla memoria, alla danza prima espressione teatralizzata, alla ricerca vitale di emozioni, alla fantasia dell’astratto ossia di ciò è diverso, alla razionalit dell’ingegno.
Nove sculture in bronzo di piccolo formato come “le cose da tenere più care” dipinte con lo stesso nero sono allineate una accanto all’altra un megafono, un volto d’uomo con il cranio scoperto o meglio dire aperto a nuove idee, una macchina da scrivere, una moka, un megafono, un uccello (un gabbiano), un albero, una lanterna, una coppia che fa sesso. Sono realizzati in modo astratto con volumi dinamicamente articolati perch di ogni cosa che ci appare o di ogni parola, spesso ambigua, che si ascolta non ha una percezione univoca. La Natura si evolve, crea incertezze e illusioni, muta come e da dove si guarda.
Kentridge con il suo genio, la letteratura, il teatro, la musica, la pittura, crea e meraviglia.
Fino al 26 luglio
Galleria Lia Rumma, Via Vannella Gaetani,12- Napoli
tel. 08119812354
www.liarumma.it
Nella foto, WILLIAM KENTRIDGE,
For Margaret, 2013
Indian ink on Universal Technological Dictionary (or Familiar Explanation of the terms) used in all Arts and
Sciences, George Crabb, 1823
Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli