Inaugura sabato 28 febbraio alle 17, la personale di Antonio Raucci presso la galleria Movimento Aperto (via Duomo 290/c- Napoli) diciotto opere di piccole e grandi dimensioni a tecnica mista. Coltiva la memoria di un tempo passato ma non vissuto, l’artista, che recupera frammenti di altrui esistenze passate, e li assembla in composizioni dense di suggestione. « evidente l’influenza di Stelio Maria Martini spiega la gallerista e curatrice Ilia Tufano nell’uso della scrittura di recupero, nell’impiego di lettere e buste molto antiche. In alcuni casi c’è traccia della censura fascista. Struggente è il senso del passato che viene invocato come lontano irraggiungibile. Un mondo che abbiamo perso, di cui ci restano solo brandelli, foto sbiadite di persone a noi estranee».

Il passato non ci appartiene, eppure esercita su di noi emozioni, quasi ricordi di una vita sconosciuta.
Nel paradosso della suggestione, può accadere anche questo e il senso estetico può contribuire ad amplificare questa sensazione «Più che pittura prosegue Tufano si tratta di una sorta di poesia visiva, caratterizzata da un forte gusto del colore».

A questa serie, si aggiunge anche un’opera di assemblaggio di materiali di recupero
anche in questo caso sembra trasparire il tentativo finale di restituire dignit  ad oggetti dimenticati, superati.

Interessanti anche i testi critici il primo di Stelio Maria Martini che commenta
«Trovo tutto questo in linea con quella nuova poetica, detta post-colonialismo, consistente nel recupero a fini estetici dei detriti e del vissuto residuo della (vecchia) civilt , gi  ideologicamente fondata sull’imperialismo occidentale». Il secondo, di Dario Giugliano, che riflette sull’opportunit  di definire Raucci epigono, rispetto a una tecnica artistica sperimentata a fondo negli anni ’60 e ’70.
La mostra termina il 28 marzo.

Nelle foto, tre lavori in mostra

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