Un successo bissato. La rassegna teatrale “Classico Contemporaneo” si ripropone come punto di forza dell’estate culturale napoletana. Per dare qualche numero dal 18 al 30 agosto con 12 compagnie teatrali, 14 spettacoli (di cui 5 debutti assoluti e 3 debutti su Napoli) e 3 sold out. Un complessivo bilancio di tutto rispetto per quella che si è presentata, l’anno scorso, come una manifestazione culturale per pochi intenditori, indirizzata a tutti coloro che «avevano voglia di ripercorrere le trame del teatro alla nostra maniera», cos parla Gianmarco Cesario, direttore artistico insieme a Mirko Di Martino, durante la serata conclusiva, domenica 30 agosto.
Quello che si è venuto a creare con questa rassegna teatrale è una sinergia tra ambiente, palco e pubblico la splendida location del Chiostro del Convento di San Domenico Maggiore, nel cuore del centro antico napoletano, concede un’acustica rara ed inimitabile; il palco, composto da elementi essenziali, offre a un pubblico quest’anno molto più vario della scorsa edizione la giusta partecipazione.
Pertanto, quello che è successo domenica 30 non è stato un caso. Il bis dello spettacolo “L’avaro a pranzo” era ricco di un pubblico visibilmente coinvolto e soddisfatto. Tratto da “L’Avaro” di Molière e con la regia di Mirko Di Martino, lo spettacolo propone un riadattamento dell’opera del XVII secolo in chiave umoristica, in una cucina degli anni ’60 italiani.
Poco prima del pranzo domenicale, considerato tradizione e di sacrale importanza, viene tessuta una trama fitta e intricata, piena di colpi di scena e risate. Evidente è la contrapposizione caratteriale tra il padre, “L’Avaro” ovvero Arpagone (interpretato dall’imponente Lello Serao) che non è più il tirchio della tradizione, ma il nuovo imprenditore dedito al guadagno, attaccato al denaro non perch non voglia spenderlo, ma perch deve investirlo per guadagnarne ancora di più, e i suoi figli, giovani in cerca unicamente dell’amore e del primo svago musicale risalente proprio a quei tempi.
Uno spettacolo permeato di consumismo, quindi, e di cultura pop. Cambiamenti che l’avaro non vede, tant’è morbosamente legato al passato. «Quando c’era lui, imprecher , i treni arrivavano in orario». Ma questa sua resistenza ostinata al cambiamento lo porter alla rovina. La sua cecit è, in fondo, anche quella di una generazione intera quegli uomini avevano visto il fascismo, la guerra, la resistenza, la Repubblica, avevano insomma fatto l’Italia, eppure, dietro le luci abbaglianti del boom economico, erano incapaci di vedere la notte che stava arrivando.
A fargli aprire finalmente gli occhi sar il furto delle sue preziose “cambiali”, commesso da suo figlio e dal suo più fidato amico. I due, considerato il punto debole di Arpagone e ormai stremati dagli atteggiamenti restrittivi dello stesso, decideranno di minacciarlo per raggiungere i propri obiettivi una vita libera in cambio della sua cassetta segreta ricca di quelle che egli ama definire le sue “bambine” e che, alla fine dello spettacolo, mentre tutti gli altri ballano, riporr in una nicchia nascosta dietro un quadro, quasi come opera sacra.
Una rivisitazione sicuramente interessante che ha saputo appassionare l’intero chiostro, scoppiato in fragorose risate o rimasto col fiato sospeso all’unisono. Alla fine dello spettacolo i due direttori artistici della rassegna, Gianmarco Cesario e Mirko Di Martino, stavolta salito sul palco anche in veste di regista, hanno invitato tutti gli astanti a brindare insieme al successo della manifestazione, ringraziando l’assessorato alla cultura e al turismo di Napoli e augurandosi di ripetersi con altrettanto esito positivo l’anno venturo.
Nelle foto, momenti dello spettacolo nella repilca del 30 agosto