Come nei precedenti libri di Monica Florio, anche in “Acque torbide” (Cento Autori Editore, pp.188, euro 12,00) lo stile è simile a una sceneggiatura di un film piacevole per la tv. La storia si svolge al Vomero, quartiere residenziale per borghesi di Napoli.
In primo piano appaiono due fratelli: la quindicenne Valentina e il dodicenne Michele. Valentina, bellissima, bionda, simpatica, studiosa è “magra come un grissino, con quegli occhi azzurri talmente grandi che ci si può nuotare dentro”. Michele, definito da altri “polpetta”, è basso, grassottello, con gli occhiali e l’intelligenza spaventosa dei plusdotati.
I luoghi in cui scorrono gran parte delle “acque torbide” sono la famiglia e la piscina. Altri protagonisti: Valeria la madre, Filippo il padre, Mauro e Pino istruttori di nuoto, Tobia, amico coetaneo di Michele, Silvia, Angela, Gigi, Enzo, Saverio, Tiziana, Matilde.
Valentina è infatuata del quarantenne Mauro. Michele odia il mare ma si iscrive alla piscina per sorvegliare la sorella Valentina, la Nausicaa che si innamora del vecchio Ulisse oppure Elena che lascia il rozzo re pastore Menelao e fugge per essere amata dal raffinato e bellissimo Paride.
Valentina, bella e ottima nuotatrice, non piace ai coetanei e attira le invidie delle altre. Galleggiano nel torbido la madre che sfida la figlia diventando amante di chi lei ama. Filippo sfrutta il suo ruolo per essere amato dalla sua giovane assistente.
Mauro sceglie Valeria per stimolare la ragazza a far sesso con lui. Egli è colpito dalla figura slanciata, dal viso ovale, dalle labbra carnose e dai capelli biondi che scendono in morbide onde sulle spalle di Valentina e resta turbato “nel vederla addossata alla fiancata dell’auto con un completino in pelle che sembra cucito addosso alle sue forme appena accennate”.
Il romanzo-film suscita molto interesse perché apre varie interessanti discussioni sui giovani, sulla iniqua moralità recente, sulla moda dei facili amori che la Tv ci propone ad ogni ora, sugli affetti familiari, sugli amori naufragati tra tradimenti, gelosie e violenze su figli, su donne tanto amate poi barbaramente uccise per gelosia. Il maschio, privo di cultura, considera la donna che lo ama oggetto da possedere solo per il sesso. Ancora non si ritiene la donna soggetto libero di scegliere chi amare e fare sesso con chi vuole.
Monica Florio presenta uno specchio in cui ognuno è tenuto a riflettere sulle proprie debolezze, sul suo stile di vita, su come vive e ama figli e coniuge, sul rispetto dell’altro accettando il dialogo con chi professa altra religione, vive un’altra sessualità, parla la lingua non nostra.
Una attenta lettura della recente opera di Monica Florio porta a riflettere sulla presenza dello Sceriffo al Governo in Italia, goffo, offensivo e volgare nel linguaggio da gerarca contro Presidenti di altri paesi e chi, rischiando la vita, cerca pane, pace e futuro tra noi.
Nel suo stile sobrio, raffinato ma privo di fronzoli, la scrittrice denuncia la nostra cecità su chi vive nella miseria e abbandonato in strada come nella raccolta “Il canto stonato della Sirena” (Ilmondodisuk, 2012), la repulsione per chi è omosessuale e il bullismo nel romanzo illustrato “La rivincita di Tommy” (La Medusa Editrice, 2014).
Lei, giornalista impegnata nel sociale, non scrive per diletto ma per far riflettere.