Primo e accattivante punto di forza dell’allestimento di "Don Trastullo" di Iommelli al Teatrino di Corte del Palazzo Reale di Napoli è il bel saggio introduttivo di Paolo Giovanni Maione.
Il testo introduce il lettore-spettatore nel variegato mondo musicale napoletano settecentesco, fatto di studi severi, ma anche di una incessante ricerca di occasioni che consentissero ai giovani esordienti di attirare le attenzioni del potente di turno, che fosse in grado di assicurare successo e prestigio.
Le stagioni della storia della musica napoletana vanno dal repertorio sacro al teatro d’opera. Banco di prova per tutti coloro che volevano fare della musica la loro professione era il genere comico.
L’intermezzo, in particolare, da breve intrattenimento tra un atto e l’altro dell’opera seria, acquista via via maggiore spessore e vede aumentare il numero dei personaggi, fino a diventare uno spettacolo compiuto e autonomo.
L’operina scorre leggera e gradevole, fra le moine della ragazza, Arsenia, che per amore del suo fidanzato non esita a spillare quattrini dal tronfio don Trastullo, che rimane buggerato e solo. D’effetto la scenografia, che invita all’ottimismo e alla gioia, come pure i costumi, firmati da Patrizia Balzerano.
Si replica ancora nel giorni 6, 8, 9, 10 e 11.
Per saperne di più
www.teatrosancarlo.it
Nella foto di Francesco Squeglia, una scena di Don Trastullo