Il Napoli teatro festival Italia ha proposto quest’anno un ricco calendario di concerti, tra cui quest’ultimo del 16 giugno al San Carlo, che ha visto sul palco l’orchestra del Massimo e l’oboista Giuseppe Romito (si replica stasera al Teatro Verdi di Salerno, ore21). Sul podio era George Pehlivanian, direttore ben noto al pubblico napoletano, che ha apprezzato in varie occasioni la grinta del musicista, che si unisce a una bella comunicativa.
Il programma prevedeva all’inizio la Sinfonia in Do Maggiore K. 338 di Mozart. Dietro quell’apparente semplicit si nasconde una sapienza compositiva affatto straordinaria, che fa tremare le vene e i polsi a chiunque si accosti a una partitura del Salisburghese. Quanto è stato difficile far "quadrare" le varie sezioni dell’orchestra nel finale della sinfonia, anche per un direttore esperto come Pehlivanian.
Nel Concerto per oboe e orchestra attribuito ad Haydn, invece, è stato il solista ad attirare le attenzioni del pubblico: Romito è musicista serio e competente. E lo ha ampiamente dimostrato nell’esecuzione dell’impegnativa pagina, riscuotendo calorosi consensi, ricambiati con un gradito bis.
Più a suo agio è apparso il direttore nelle Variazioni su un tema di Haydn di Brahms, nelle quali sembra abbia deciso di rifugiarsi in enfatiche esaltazioni di brevi frasi, a tutto svantaggio di certi aspetti, non secondari, come la qualit del suono, per esempio, con effetti sicuramente non all’altezza degli standard ai quali il direttore ci ha abituati.
Della Sinfonia n. 1 op. 25 di Prokofiev ci saremmo aspettati ben altra lettura, che individuasse la cifra del classico- da cui la denominazione della sinfonia, detta appunto Classica- non certamente nel lezioso, ma nella grazia, non nel contrasto vigoroso tra sonorit diverse, bens nella gioiosa dialettica dei giochi cromatici.
doveroso, però, precisare che Pehlivanian ha sostituito Dan Rapoport.
All’ultimo momento, ci piace credere.
Nella foto, George Pehlivanian