Sorseggiare un caffè è un’usanza che accomuna tutti i popoli del Mediterraneo. Una foto per una cerimonia dal tempo lento che mette nella stessa cornice albanesi e turchi, greci e marocchini, abituati a trascorrere ore ed ore a guardarsi negli occhi a commentare i fatti del giorno. Parlano animatamente e sott’occhio sbirciano i passanti e giocano a carte, senza fretta, mentre la crema scura si deposita nel fondo del bicchierino colmo di acqua calda, tanto il tempo è l’unica cosa di cui non bisogna dar conto, neppure al padrone del locale, che non si lamenta affatto e armeggia piano dietro la macchina sbuffante, quasi rassegnato.
Il tempo del caffè è sempre tempo di amicizia e di umanit , guai a turbarlo, ma a Napoli ha assunto, per lungo tempo, un sapore speciale di solidariet che ha fatto il giro del mondo. Bastava uno sguardo di intesa tra l’avventore e il cassiere e il “caffè sospeso” (ci il caffè pagato e non consumato) veniva annotato su una piccola tabella appesa al muro e reso disponibile al primo che passava e lo richiedeva, in genere un homeless, insomma un povero, detto senza troppe ipocrisie.
Oggi i bar sono talmente eleganti e lustri che un povero avrebbe vergogna a chiedere se qualcuno ha lasciato un “caffè sospeso” e, con la solita indifferenza, l’usanza è caduta nel dimenticatoio, ma a ripescarla e rivitalizzarla ci abbiamo pensato noi … noi chi? “Noi” sono 7 festival italiani che allignano in citt di frontiera, come Napoli e Lampedusa, Riace e Polizzi Generosa, Val Susa, Cagliari e Trieste, ci la Rete del Caffè Sospeso, che si sono messi insieme per offrire la cultura come fosse un dono, per svegliare il loro Paese che si sta addormentando nel sonno della ragione, dimenticandosi che la sua antica civilt è l’unico antidoto al torpore dell’anima.
Scegliendo questo simbolo per la nostra Rete, abbiamo voluto ricordare a tutti che la cultura popolare ha tante cose da insegnarci per vivere meglio e che anche il mondo digitale ha bisogno del rito del caffè. In termini più espliciti, la “Rete del Caffè Sospeso” fa circolare opere dell’ingegno umano a costi accessibili o addirittura nulli i 7 Festival si aiutano reciprocamente e segnalano film, spettacoli, eventi musicali e teatrali, presentazioni di libri e dibattiti con autori e testimoni, aprendo le porte al pubblico, per dimostrare che, se i tagli alla spesa pubblica cominciano sempre dalla cultura e dai redditi inferiori, è comunque possibile informare, appassionare e far divertire con pochi spiccioli e un pizzico di buona volont . E’ la nostra sveglia al Bel Paese, ai suoi regnanti avvizziti dal dogma della finanza.
Ma la “Rete del Caffè Sospeso” non è solo nei teatri, nelle piazze e nei cinema, è anche nei bar di tutt’Italia che aderiscono a questa filosofia; li riconoscerete dalla locandina col nostro logo e una lavagna appesa al muro con delle strane “X”. Non vi meravigliate se un po’ della nostra ironia, anche amara, è passata di l. Tanto, basta un cucchiaino di zucchero per renderla più accettabile, s, insomma, un “caffè sospeso” da pagare alla cassa. Per vivere meglio e aiutare chi non ce la fa da solo. Svegliamoci.
*Presidente dell’associazione “Cinema e Diritti” ed è il coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli
Per saperne di più
www.retedelcaffesospeso.com
Nella foto, il logo della rete del caffè sospeso