Da due lettrici, Floriana Frega e Gabriella Di Lauro, riceviamo e pubblichiamo una riflessione in cui si intrecciano filosofia di Kant, Hegel, transumanesimo e pandemia.
di GABRIELLA DI LAURO E FLORIANA FREGA
La filosofia di Kant opera una vera e propria rivoluzione che cerca di superare il dogmatismo metafisico operando una ricerca critica e razionale sui metodi del conoscere. Kant si propone di dimostrare che il nostro intelletto gioca un ruolo fondamentale e attivo nella conoscenza, non è più quindi l’oggetto al centro dell’attenzione, ma il soggetto.
Come Copernico aveva messo il sole, e non la terra al centro dell’universo cosi Kant volle collocare il soggetto umano al centro del processo conoscitivo. Tutta la filosofia kantiana pone l’attenzione sull’uomo e la ragione.
Anche l’aspetto morale si basa sulla ragione. Nella ragion pratica ciò che guida l’individuo è una legge morale che non abbia un fine individuale, ma universale. È una legge che non deve essere rispettata in maniera passiva, ma si basa su una volontà facendo leva proprio sul senso di responsabilità dell’individuo. Sia l’ uomo il tuo fine, dice Kant, e non il tuo mezzo.
Molti aspetti della filosofia e il sempre più incalzante predominio della scienza nei vari aspetti della vita ci portano a interrogarci sui limiti e i confini di tali studi scientifici.
Il transumanesimo è una classe di filosofia che cerca di guidarci verso una condizione postumana: cerca di migliorare la condizione umana attraverso tecnologie di miglioramento della vita, come l’eliminazione dell’invecchiamento, il potenziamento delle capacità intellettuali, fisiche e fisiologiche dell’ uomo.
L’ ingegneria genetica nell’uomo, gli usi avanzati dei computer e delle comunicazioni. I transumani ritengono che l’ intelligenza artificiale un giorno supererà quella umana, realizzando la singolarità tecnologica.
Tuttavia l’ingegneria genetica, la fecondazione artificiale, la clonazione, ci mettono di fronte a interrogativi di ordine morale, ed è proprio di fronte a questi interrogativi di ordine morale che nasce la bioetica, come un tentativo di dare una coscienza alla scienza.
Già dopo il lancio della bomba atomica ci si era reso conto che la scienza aveva perso la sua innocenza, si era compreso che non poteva più essere considerata solo una bene per l’umanità, ma anche un pericolo.
Soprattutto in questo periodo di pandemia ci si è resi conto di questi rischi. Il pericolo di una malattia ha modificato le norme politiche, sociali, ci ha posto di fronte a interrogativi morali mettendoli spesso in contraddizione tra loro, quali: il diritto alla salute e quello alla libertà. La stessa scoperta del nuovo vaccino ci pone di fronte ad altri interrogativi, se imporli come norma oppure una libera scelta.
Da poco a Napoli, alla Mostra d’Oltremare si praticano vaccini gratuiti a chi lavora nel settore sanitario. Vi sono quindi norme che stabiliscano a chi destinare i primi vaccini. Mai come in questo periodo sembra che a guidare le scelte morali sia quindi una sorta d’imperativo categorico kantiano basato sulla ragione e il senso di responsabilità, che esuli in bene individuale, ma miri a un bene universale dell’umanità.
Anche la posizione della chiesa spinge per il progresso scientifico, per le scoperte volte a beneficiare l’uomo, migliorarlo, potenziarlo . Ma è contraria alla manipolazione dell’uomo, perché contro la libertà e la dignità.
Lo stesso tema dell’immortalità sulla terra dei transumani, cercando di allungare la vita dell’uomo per sempre è nettamente in contrasto con l’ idea di anima del cristianesimo. Inoltre, le scienze e le nuove tecnologie fanno riferimento anche all’uso di robot che andrebbero a sostituire l’uomo, quindi vanno a toccare tematiche sociali e di nuovi ordinamenti della società e dell’ ambiente, quindi legati anche all’ecologia.
L’uso dei computer per la didattica a distanza, o per lo svolgimento di alcuni lavori ci ha messo di fronte aduna realtà differente, in cui non solo sono cambiate le abitudini materiali e ambientali, ma anche sociali. L’uomo che fin dai tempi antichi è considerato un essere sociale ha, in parte, modificato la sua natura vivendo una nuova sensazione di isolamento, come una monade autosufficiente.
Tuttavia l’impiego dei computer hanno in parte sopperito a questo senso d isolamento. I vantaggi e i rischi dunque della scienza ci pongono dinanzi l’ interrogativo di quali siano i limiti del progresso scientifico e soprattutto della sua influenza sulla politica. Tuttavia in tal senso è proprio la filosofia di Hegel a trovare nelle contraddizioni un elemento positivo, ciò che favorisce il divenire.
Il suo pensiero è il superamento dell’astrattismo della filosofia di Kant, in quanto mira alla totalità. Hegel ha sviluppato un concetto di mente o spirito manifestatosi in una serie di contraddizioni e di opposizioni. Lo stesso processo storico non si ferma all’evento negativo, la fine di una civiltà è il presupposto per il fiorire di una nuova.
Nella seconda parte della fenomenologia dello spirito, Hegel affronta l’ultima parte del cammino della coscienza per assumere piena consapevolezza di sé. La ragione si incarna nelle istituzioni storico- politiche di un popolo, nello stato.
Non è più l’individuo a fondare la realtà in cui vive, ma al contrario è la realtà a fondare l’individuo. Con la religione la coscienza realizza la certezza di essere tutta la realtà. L’amore è quel sentimento che riesce a unire tutti gli uomini.
Oggi più che mai forse bisognerebbe rivalutare un sentimento che ci faccia sentire parte di una collettività, di uno stato, che porti a rinunciare a noi stessi per perderci nell’altro. Oggi più che mai ci invada un collettivo sentimento di solidarietà.
Gabriella Di Lauro e Floriana Frega
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