Un autunno di rinascita quello del 2017 per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici che, con la vittoria della causa intentata contro il Ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca si è visto riconoscere, con un ritardo di quindici anni, i fondi per l’attuazione del progetto che nel 2002 venne escluso dall’elenco degli aventi diritto dal quale venne invece accolto – nihil sub soli novi – quello a tutela dell’albicocca.
Senza voler sminuire l’importanza del ‘frutto d’oro’ (detto a Napoli ‘crisommola’ dalla radice greca) quello dell’Istituto era un progetto a tutela dell’uomo, partendo dall’educazione, l’istruzione e la formazione dei giovani perché, quale classe dirigente del domani e alla luce della conoscenza e dei valori basilari ai quali veniva alimentata, si dedicasse a realizzare, nel nome del Bene Comune, un futuro di progresso e di benessere dove uscite di emergenza verso l’estero non avrebbero sostituito l’assenza di altre prospettive.
Ma non è questa, oggi, la sede adatta a tali considerazioni. Questi sono giorni di festa e di una sempre più feconda progettualità da parte dell’Istituto che, in sintonia con le esigenze del territorio, istituisce borse di studio moltiplicandone il numero e le finalità, si apre alla frequentazione di un pubblico sempre più ampio con manifestazioni che vanno dai concerti agli spettacoli teatrali alle mostre d’arte alla presentazione delle novità letterarie ai convegni politici e culturali.
Nell’impegno di Massimiliano Marotta, presidente dell’Istituto vibrano, insieme a quelli paterni, gli ideali di un giovane professionista che ha dedicato tutto sé stesso, e i suoi beni personali, a una giusta causa: contribuire ad arrestare la deriva sociale civile e culturale attraverso la conoscenza diffusa nelle giovani generazioni nel modo più ampio e accurato, mettendo a disposizione tutto il proprio impegno. Studi di base, l’idealismo tedesco, il pensiero classico della Magna Grecia, gli studi su Democrazia e Costituzione, studi sul Rinascimento italiano.
Quasi a celebrare l’evento, il Salone degli specchi ha ospitato in queste serate uno spettacolo teatrale dal contenuto quanto mai significativo, qui e ora: Eleonora Pimentel Fonseca con civica espansione di cuore, presentato da Stati Teatrali, che riconduce tra queste sale l’eroina martire della rivoluzione napoletana del 1799, quella Eleonora che le scelte di vita e il destino portano dal Portogallo a morire a Napoli sulla forca di Piazza Mercato, tra lazzi e oltraggi di una plebe ignara di esser destinataria degli ideali per i quali i migliori tra i cittadini di Napoli e dintorni offrirono consapevoli la vita.
Vittima e carnefice, la plebe svolse entrambi i ruoli senza saperlo. Eppure Eleonora aveva fondato, sul modello del Le Moniteur francese, il Monitore napoletano, attraverso il quale comunicava i progetti e i fini dell’attività che, con i suoi compagni, svolgeva a favore del popolo usandone la lingua per entrare in sintonia con quella che si poneva come parte avversa, e non destinataria dei principi ispiratori dei loro ideali.
L’apparente fallimento della rivoluzione napoletana non ne sminuì la sostanziale conquista: l’essere stata l’unica rivoluzione settecentesca a sorgere in vista di un ideale e non da bisogni concreti, per iniziativa di una classe di nobili e intellettuali e non su spinte istintuali e materiali.
Alta su tutto quanto accadde in quei pochi mesi di repubblica, la bandiera della libertà e dell’uguaglianza sventolò su Sant’Elmo ma invano, e ci ripetiamo, Eleonora cercò di rendere il popolo degno destinatario del grande sacrificio che si andava compiendo in suo nome.
L’amarezza dell’incomprensione, la delusione del tradimento, la paura dell’ignoto, la solidarietà nel martirio con i compagni dello stesso umiliante e doloroso viaggio sono le tappe per le quali passano gli attori dello spettacolo dedicato a Eleonora e alla sua passione civile che la porta al martirio.
Annalisa Renzulli è la bella e brava interprete, me tutti meritano di venir ricordati, dalla poliedrica Francesca Rondinella a Salvatore Veneruso a Lucrezia Delli Veneri, a Maria Anna Barba a Dario Barbato a Gino Grossi a Riccardo De Luca, ideatore e regista dello spettacolo ispirato in parte a testi dedicati a Eleonora e alla Rivoluzione napoletana.
Altri libri saranno scritti, altri spettacoli saranno progettati, mille Eleonore saliranno sul palcoscenico della Napoli settecentesca e sul palco di Piazza Mercato e ognuna sarà vista e interpretata in modo diverso, pur nella sostanziale solidarietà delle opinioni e dei giudizi, ma l’ultima parola l’ha detta lei, l’aristocratica portoghese venuta a morire a Napoli per scelte forse sue, forse del destino. Prese dall’Eneide, dal discorso d’incoraggiamento di Enea ai compagni, la frase conserva la sua luce di speranza, di una speranza che sarà sempre fatta propria da ognuno, come tutte le speranze di eternità
Forsan et haec olim meminisse juvabit (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo).
Ed è in questa promessa che la frase scelta da Eleonora per accomiatarsi dalla vita diventa complementare a quella affrescata sul soffitto di Palazzo Serra di Cassano, motto di famiglia del giovane duca Gennaro portato a morire a ventiquattr’anni per un ideale: Venturi aevi non immemor (Conoscere il passato per guardare al futuro), anch’essa auspicio di futuro e di speranza: invito ed esortazione alle generazioni che si rinnovano, dandosi il cambio, di non lasciarsi sfuggire dalle mani il fil rouge della storia, della tradizione, del ricordo di vite illuminate dalla conoscenza e offerte in olocausto alla speranza di un futuro migliore.
Che le giovani generazioni, nell’immane compito che le aspetta, non perdano mai la loro sintonia di scopi e d’ideali: è questo l’augurio dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ai giovani, è questo il nostro augurio al suo presidente Massimiliano Marotta e a tutto il corpus dei suoi collaboratori, la cui efficienza è pari solo alla devozione e alla fiducia che hanno sempre nutrito negli ideali della Istituzione con la quale collaborano da diversi decenni. E’ anche per merito loro se questo settembre si è vestito da aprile, (che, guarda caso, è il mese di nascita di Gerardo Marotta) rinnovellandone la fioritura.
Nelle foto, in alto, lo scalone di Palazzo Serra di Cassano; in basso, da sinistra, il cast dello spettacolo dedicato a Eleonora Pimentel Fonseca, una sala dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e , infine, il fondatore, avvocato Gerardo Marotta