Ogni estate vive un suo tormento. Questa appena trascorsa è stata caratterizzata dall’inchiesta denominata dagli inquirenti “Angeli e Demoni”, ovvero le presunte irregolarità nell’affido di minori. Una vicenda tra le più inquietanti e drammatiche di sempre, quella che lo stesso procuratore capo di Reggio Emilia ha definito “umanamente devastante”.
I fatti accaduti a Bibbiano in provincia di Reggio Emilia, un paesino di poco più di 10 mila abitanti, sconcerteranno l’opinione pubblica a causa della violenza privata a danno di famiglie colpite negli affetti più cari e intimi, indirizzando artatamente pareri e consulenze finalizzate a “spezzare” legami di sangue, a ferire una umanità in posizione di debolezza, a minare le fondamenta di una comunità educante come la famiglia. Mostrando, purtroppo, che le atrocità commesse sulla pelle dei bambini non conoscono confini, da Nord a Sud. In una inquietante parità.
Chi conosceva Bibbiano prima di questi fatti, chi sapeva la sua posizione geografica? Nessuno. L’enciclopedia on line – Wikipedia – alla voce “Monumenti e luoghi di interesse” aspetta i suggerimenti degli italiani per riempirla di qualcosa. E’ vuota.
In discussione vi è una rete di soggetti complici e menzogneri, mossi dal vil denaro; operatori sociali, psicologi, associazioni, famiglie (riceventi) e finanche soldi pubblici. Figure professionali, mediatori ed esponenti istituzionali, che ovviamente non devono essere identificati con la condanna generale delle categorie di appartenenza, ma che in questo caso specifico si percepiscono avvinghiati in un unico disegno criminale, capace di sottomettere, devastare, assoggettare minori, anime sane, corpi candidi, menti in fioritura segnate per sempre.
In questi casi ci vuole cautela, allo stato l’impianto accusatorio formulato dai PM deve trovare riscontri, le indagini continuano, il quadro delle responsabilità risulta ancora incerto. Ma di una cosa allo stato possiamo già vergognarci, tutti e per sempre: la mancanza di un briciolo di umanità.
Se questa storia va a processo, l’Italia sana, le forze culturali e intellettuali, si costituiscano parte civile in quel giudicato, affinché resti alta, anzi altissima, la soglia di attenzione civica e civile, per non permettere mai più a nessuno di falsare vite umane, ricordi, disegni, testimonianze.
Per queste presunte vittime non sarà mai più nulla come prima, niente e nessuno potrà mai restituire a quei nuclei la serenità di vita, verranno assaliti per sempre dal quel passato, lotteranno per il resto dei loro giorni con quei tormenti psicologici scanditi da una perenne ansia preparatoria, quella che anticipa un accadimento che deve preoccupare. E nessuna rete solidale, pubblica, ammesso che dopo il clamore questa si dovesse concretizzare, potrà mai restituire quel pudore e quella dignità perdute.
Ma una cosa si deve fare, e subito: portare a giudizio i colpevoli e chiudere il processo in tempi ragionevoli e certi, con un giudizio equo e riparatorio, in grado di ristabilire un equilibrio tra le parti. Insomma, un verdetto inoppugnabile, capace di tenere uniti realtà dei fatti e ricostruzione processuale. Una giustizia che sappia ascoltare la verità e farla emergere nella sua essenza, qualcosa che restituisca diritti violati e umanità.
Un solo nome vorrei fare e a cui rivolgo il mio pensiero: Valentina Salvi. Ovvero il pubblico ministero che ha saputo insospettirsi, leggere, intercettare, una intuizione frutto di approfondimenti e sacrifici. Quella donna che ha permesso di portare alla luce queste presunte nefandezze che se dovessero trovare conferme e riscontri dovremmo davvero aver paura a vivere in questo paese. I fatti di Bibbiano non devono rimanere senza via d’uscita.
In foto, una immagine serena di bambini che giocano