«Non me l’aspettavo quindi è ancora più gradita, nel senso che noi abbiamo fatto sempre un lavoro sincero, vero, trasparente. Napoli ha questo volto, a Napoli devi “entrarci” per conoscerla. Ho capito Napoli nel corso degli anni, il suo vero volto, che poi sono le persone. E’ un bellissimo affresco e i colori, le tinte, sono proprio tutti gli abitanti di Napoli. Qui vi è molto cuore, è una città con tante complessità, certamente non facile in certe aree; ma quale altra città non è così, ditemi? Ma soprattutto Napoli ha una grandissima storia, già durante l’epoca romana qui si parlava il greco; una città colta, diversa, che ha una sua personalità. E’ stata una città culla dell’illuminismo, delle intelligenze, delle menti illuminate e non a caso qui troviamo il teatro d’opera più antico d’Europa. Basta essere preso per mano e scoprirla. Il mio ultimo compleanno ho preferito festeggiarlo a Napoli con i miei figli, abbiamo fatto 14 chilometri a piedi in un solo pomeriggio ma erano entusiasti alla fine».
Queste sono le parole pronunciate da Alberto Angela, paleontologo e divulgatore scientifico, oltre che scrittore e giornalista, all’indomani del ricevimento della cittadinanza onoraria di Napoli. Il sindaco di Napoli – Luigi de Magistris – ha inteso “acquisire” alla città un professionista serio, uno studioso, una persona che reputa necessario raccontare la storia per capire il presente ed indirizzare il futuro.
Angela merita la cittadinanza di Napoli perché dalle sue parole si capisce che la porta dentro, la vuole vivere, ne rispetta la storia e la tuffa nella moderna complessità con una sua fisionomia.
Racconta un’altra Napoli, quella dell’arte, dell’architettura, una città dal futuro pronto, che esprime contraddizioni ed in queste raffigura il suo volto anche ferito, ma con gli occhi vivaci e brillanti.
Al fango giornaliero che viene riversato addosso ad una ex capitale, ad un cliché costruito, ad una matrice che riproduce sempre lo stesso colore, si contrappone una narrazione di città pesante, millenaria, che sprigiona dalle sue mura la scienza e la tecnica, i colori e le anime, la spiritualità e un materialismo a più direzioni.
Una città che si fa annusare ma che si concede anche facilmente, in grado di tracciare avanguardie ma che spesso dimentica chi e cosa è stata, capace di produrre ed ospitare giganti ma spesso mortificando i figli che gli hanno dato lustro nel mondo.
Alberto Angela gira il mondo ed è consapevole della complessità di un aggregato urbano come tanti, ovvero che porta in seno zone difficili, non luoghi, grigiore culturale, ma è convinto assertore di contaminazioni positive, spinge Napoli con la sua divulgazione a valorizzare quel meticciato culturale presente, vede prevalere la città di sotto e quella di sopra, di luce e di tenebre, quella di mare e quella vulcanica, dove tra l’una e l’altra il passo e breve, troppo breve e quindi girevole ed inebriante nel volgere di pochi attimi. Dove si consuma in un tutt’uno la speranza, il bisogno, ma anche il sogno e la trasformazione.
In foto, in alto uno scorcio napoletano di Chiara Riccio