Andrà tutto bene, restate a casa, non molliamo, #celafaremo, #DistantiMaUniti. Questi alcuni dei più noti slogan al tempo del coronavirus. Parole che condensano paura, speranza, sacrificio, distanza, solitudine e che, purtroppo, ricorderanno anche morti, ferite, catene spezzate, rapporti finiti, attese tradite, lotte non affrontate. Ma poi, è davvero andato tutto bene?
Donald Trump ritiene che 35 mila morti tutto sommato sono niente male e Boris Johnson pensava all’immunità di gregge, poi all’aumento dei morti giornalieri e al suo stesso ricovero d’urgenza (poi risolto) si è amaramente ricreduto.
Giuseppe Conte stanzia 400 milioni per gli oltre 8 mila Comuni italiani per il sostentamento alimentare e ne permette la spesa, in pieno Covid, di 337 milioni per 15 elicotteri militari.
De Luca usa il virus come proscenio e vaneggia una ipotetica chiusura dei confini della Campania, mentre Zaia e Fontana rifarebbero tutto uguale, nonostante i magistrati ritengono il contrario.
La Cina “mente” sui morti, la Germania dice che in 10 giorni ha già risolto tutto e uno studio britannico lascia intendere che il virus è nato in laboratorio e non a Wuhan.
Orban ne approfitta per azzerare le istituzioni ungheresi e gli scafisti libici offrono “sconti” per i viaggi clandestini in Italia, non da meno sono i narcos messicani che fanno a gara per distribuire aiuti a chi ne ha bisogno.
Si lamentano le mamme lavoratrici che tra poco saranno di nuovo occupate ma non hanno a chi lasciare i figli perché le scuole resteranno chiuse, le imprese muoiono ma i governatori pensano di votare a luglio per rinnovare i Consigli Regionali.
Mentre una bottiglia di whisky (Macallan annata 1926) rischia di essere battuta all’asta per un milione di sterline, il Governo italiano esclude dal bonus dei 600 euro disabili e malati oncologici.
Se il prezzo del petrolio è tornato ai minimi dal 2002, il limone sembra essere diventato “petrolio” al tempo del coronavirus per le sue riconosciute proprietà disinfettanti.
Nel frattempo che la politica si divide per le nomine milionarie negli enti di Stato il Commissario per l’emergenza Covid ci ricorda che i morti civili nella seconda guerra mondiale (in 5 anni) furono “appena” 2000, a fronte degli attuali 12 mila circa in Lombardia negli ultimi 2 mesi.
Da un lato gli italiani in quarantena sviluppano fantasia sui social e dai balconi, con battute esilaranti e sit comedy riuscitissime, dall’altro la Rai (e non solo) non va oltre le repliche di spettacoli inguardabili già all’epoca della diretta, gli altri, almeno, sono immuni dall’aggravamento del pagamento del canone.
E’ vero che negli Stati Uniti un tampone ha un costo che va da 1000 a 4000 euro (sanità privata), ma anche nelle Marche può arrivare fino a 600 euro e al San Raffaele di Milano 120 euro, a fronte dei pochi euro effettivi del costo del kit.
Bolsonaro dice che il Covid19 è un raffreddore e il Brasile non deve essere chiuso, per questo licenzia il suo ministro della salute perché si dimostra cauto e probabilmente sente il peso dei morti sulla coscienza, nel frattempo questi continuano a crescere. Ma secondo il loro presidente “i brasiliani non prendono niente”.
Dei 400 pazienti, poi scesi a 205, si vedono solo 24 ammalati di Covid all’ospedale da campo di Milano Fiera aperto in pompa magna e fatto passare come “il più grande centro di terapia intensiva in Italia”, mentre all’Ospedale del Mare di Napoli nessuno dei 72 posti è stato occupato da pazienti affetti da coronavirus. 21 milioni di euro il costo del primo. 7,7 milioni il secondo.
Nel mentre si vietano i funerali in tutta Italia, dove non si può dare nemmeno l’estrema unzione al deceduto con la sola presenza dei familiari più stretti, a Saviano la morte del sindaco viene salutata (sia pure alla memoria di un uomo stimato da quella comunità) da due ali di persone lungo tutto il tragitto che va dalla chiesa all’ospedale, sede di lavoro del medico deceduto, con tanto di scorta del carro funebre di vigili urbani e carabinieri. In barba ad ogni ottemperanza delle misure disposte dall’emergenza.
Certo, la fase è complessa e non da meno drammatica e ci si trova di fronte a un qualcosa mai affrontato prima, per la dimensione mondiale e le poche, se non quasi nulle, certezze scientifiche su cui ragionare e pianificare un piano sanitario di affronto. Per cui una esposizione tratteggiata di punti scissi, come la mia, potrebbe sembrare una facile e comoda posizione di chi semplicemente argomenta fatti. Credo, al contrario, che i vari punti abbiano delle connessioni importanti e che una sana critica aiuti a capire.
Ora ci aspetta la cosiddetta fase 2, quella che ci farà man mano ritornare a “stringerci” di nuovo, ma non sarà indolore. Saremo un popolo più indebitato, più vulnerabile, più precario, con più differenze di classe e distanze sociali, più ignorante, più diffidente, meno propenso all’apertura, più incline alla solitudine.
E poi sicuramente il Nord verrà gratificato dal governo a scapito del Sud che, nel frattempo, sia pure in una sventura, aveva ribaltato il rapporto con quelli di su. Se questo potrà essere, ridateci la Fase zero.
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Nella foto in alto, il presidente americano Donald Trump