Trovate nei fondali di Castel dell’Ovo le tracce del porto greco di 25 secoli fa. Una scoperta al centro del progetto Sea Research Neapolis (SeaReN) che dimostra come Castel dell’Ovo non sorga su un isolotto collegato alla terraferma da riempimenti, ma fosse il cuore di una penisola che ospitava un approdo sicuro per chi rientrava da viaggi nel Mediterraneo. Le ricerche ipotizzano che l’approdo dell’antica Palepolis fosse a ponente di Castel dell’Ovo.
Due le aree di interesse individuate, basandosi anche su precedenti mappature, la prima a ponente di Castel dell’Ovo, la seconda a ridosso della scogliera di via Partenope. Sono stati scoperti il tracciato di una strada, sulla quale si vedono le impronte del passaggio di carri, e quattro gallerie scavate in una cresta tufacea, due delle quali collegate.
Di questo si parlerà domani, venerdì venerdì 21 settembre alle ore 20, al Maschio Angioino di Napoli, per presentare il progetto che è finanziato dalla Libera Università IULM di Milano – dipartimento Studi Umanistici in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Napoli per la parte di ricerca scientifica e dall’associazione Live to Love per l’aspetto sociale.
L’iniziativa si sviluppa con la collaborazione Elleesseitalia srl, Reale Yacht Club Canottieri Savoia e i patrocini del Comune di Napoli, Real Casa Borbone due Sicilie, Ordine Costantiniano e consolato di Napoli del Principato di Monaco.
Alla serata, organizzata da MareNostrum Archeoclub d’Italia Onlus e condotta dal giornalista Peppe Iannicelli, interverranno esponenti del mondo istituzionale, accademico, culturale e sportivo della città di Napoli. Tra i fattivi fautori dell’evento, il consigliere comunale di Napoli Maria Caniglia. Nel corso della serata il capitano Giampaolo Brasili del nucleo tutela patrimonio culturale Arma dei Carabinieri di Napoli illustrerà le modalità e i risultati delle attività in corso del reparto.
La scoperta apre a nuove ricerche interdisciplinari, storiche, geologiche, geografiche, filologiche e archeologiche. Le opere possono essere collocate tra la metà del VII secolo a.C. alla metà del VI secolo a.C., collegate all’antica colonia di Palepolis/Parthenope che si affacciava sul mare da Pizzofalcone. Un approdo, appunto, e non un porto com’è oggi conosciuto.
Si potrà sviluppare, così, anche turismo subacqueo. Si pensa anche a istituire un campo scuola in accordo con la soprintendenza archeologica e il Comune di Napoli, a creare un sito web e a completare la mappatura del tratto di costa che va da Posillipo a Castel dell’Ovo.§
Saranno organizzate attività in mare con i diversamente abili e una forte campagna per la sensibilizzazione alla lotta inquinamento del mare dalle plastiche. Obiettivo, un mare pulito per tutti.
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