Arrivano all’Aquila, Bibbie, libri di preghiere, canti liturgici. Codici miniati di gran bellezza, vere e proprie opere d’arte, conservati nella biblioteca nazionale di Napoli, un tempo appartenuti ai conventi francescani d’Abruzzo. Dal 10 settembre (opening ore 18) fino all’8 dicembre al palazzo dell’Emiciclo.
Per la biblioteca e per il coro Codici miniati dai conventi francescano d’Abruzzo è il titolo della mostra che nasce dalla collaborazione tra la biblioteca partenopea e l’università abruzzese, per valorizzare l’importante nucleo di codici abruzzesi posseduti a Napoli e testimoniare la storia della fioritura della miniatura in Abruzzo, narrando l’opera di amanuensi e miniatori, ripercorrendo le vicende di committenze, lettori e bibliotecari.
Si tratta di opere di particolare interesse religioso e artistico, un tempo riposti nelle scansie e negli armadi delle biblioteche dei conventi francescani d’Abruzzo, confluite a Napoli a partire dal 1789 su iniziativa di Francesco Saverio Gualtieri, futuro vescovo dell’Aquila, e di altri funzionari dell’allora Real Biblioteca napoletana, che per vanto dell’istituzione e finalità conservative vollero trasferirli nell’antica capitale del Regno preservandoli da sicura dispersione.
Tra queste , una splendida Bibbia con settantotto iniziali figurate, redatta a Parigi tra il 1260-1270 che testimonia la grande diffusione anche fuori dalla Francia delle bibbie parigine , un libro di Salmi ed orazioni della fine del XII secolo destinati ad una ricca committenza con tre iniziali a tralci d’oro di particolare pregio su riquadri azzurri e verdi, canti liturgici di fine 1300 redatti a Praga con bellissime iniziali figurate, di cui una attribuita Nicolaus Kuthner, uno dei miniatori attivi per il re di Boemia e Germania, Venceslao IV.
Ricca di suggestione è la vicenda di un altro bellissimo manoscritto padovano (1320-1326) di Bertrand de la Tour, Postilla super Evangelia dominicalia, forse usato dallo stesso san Giovanni da Capestrano ed un altro codice di interesse del XIV secolo, contiene, invece, lo Speculum iudiciale di Guillaume Durand illustrato da tre miniature tabellari.
Acquisti mirati, donazioni e lasciti furono le principali modalità con le quali i frati si procurarono i libri: di qui la varietà anche stilistica degli esemplari selezionati dai curatori della mostra Andrea Improta e Cristiana Pasqualetti, spesso più antichi della fondazione stessa dei conventi o, addirittura, dell’Ordine.
Fra gli esemplari scelti per la mostra spicca il Salterio-innario splendidamente miniato all’inizio del Cinquecento dal fiorentino Attavante degli Attavanti.
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