«Ma come sappiamo, non bastò a Ferdinando distruggere fisicamente Bianca e occultarne il corpo, bisognò impedire a tutti i costi che di lei rimanesse anche la più piccola traccia nella memoria e nel ricordo dei contemporanei e dei posteri» scrive Paola Irene Galli Mastrodonato in “Bianca Cappello. Dalla damnatio memoriae alla verità” pubblicato da Linea edizioni.
L’autrice vuol rendere giustizia a una donna calunniata e volutamente, pervicacemente, cancellata dalla storia ad opera del cognato Ferdinando de’ Medici, un uomo consumato dalla brama di potere e ricchezza, ma andiamo con ordine.
Chi è Bianca Cappello? Nata a Venezia, nel 1547 o 48, in una nobile e potente famiglia è dotata di intelligenza, bellezza e spirito indomito. Innamoratasi di un garzone fiorentino, Pietro Bonaventuri, a 15 anni scappa di casa seguendolo e guadagnandosi la messa al bando dalla Serenissima.
Arrivata a Firenze si sposa e ha una figlia. Vive la sua vita fino a quando, otto anni dopo, il marito viene ucciso. Rimasta vedova si innamora, ricambiata, di Francesco I de’ Medici Granduca di Toscana e quando, anch’egli rimane vedovo, lo sposa. Legandosi a un uomo, non ancora vedovo, sfida – ancora una volta- le regole sociali dell’epoca.
La bellezza, l’intelligenza, l’amore per le arti e il mecenatismo, la curiosità per la scienza e la magnanimità fanno di lei una donna dotata di carattere e personalità. Con Francesco I de’ Medici condivide interessi e passioni, la loro è un’unione cha dà luogo a prosperità, il Granduca fonda gli Uffizi, l’Accademia della Crusca e supporta la nascita del melodramma in musica, la loro corte fu luogo di raffinatezza in cui fiorirono le arti. Per tre secoli, però, su di loro – ma su Bianca Cappello in special modo – cala la scure della menzognera ignominia.
Di lei si legge che era donna lasciva, intrigante e calcolatrice, che aveva stregato il Granduca. Entrambi muoiono nel 1587 in circostanze sospette ma, mentre Francesco viene sepolto pubblicamente, il suo corpo viene – invece – nascosto in luogo segreto. Niente funerali solenni per lei, tutte le sue insegne rimosse con la forza e il suo testamento a favore del figlio Antonio invalidato.
Per consegnarla alla storia come pessima donna si mobilita anche l’iconografia che la ritrae imbolsita, imbruttita e invecchiata. L’autrice mostra, illustrando le ricerche condotte, quanto questa nefanda operazione di manipolazione della verità sia infondata.
Due esempi su tutti. Il primo riguarda la sua presunta stregoneria: la Granduchessa intratteneva un rapporto di stima e affetto con papa Sisto V, lo stesso papa che nel 1586 emana un editto per procedere contro astrologi, indovini e fattucchieri, appare – dunque – cosa inverosimile in presenza di una accusa di stregoneria nei suoi confronti. Il secondo esempio esamina il modo in cui le fattezze fisiche siano state stravolte presentando un sembiante femminile del tutto differente da quello reale, testimone attendibile ne è Torquato Tasso nei Cinquanta Madrigali a lei dedicati, probabilmente in occasione delle nozze con Francesco, in cui la descrive dall’incarnato niveo, la chioma bionda e il volto dall’ovale perfetto.
La comparazione dell’affresco di Alessandro Allori, che la ritrae all’età di 37 anni, con quello coevo di Scipione Pulzone rende evidente il tentativo di fabbricare una storia, ad uso e consumo dei posteri, lontana da quella vera. A ciò contribuisce, spiega Galli Mastrodonato, l’errata attribuzione da parte di una studiosa danese che nell’affresco avrebbe riconosciuto non già Bianca Cappello ma Isabella de’ Medici.
Il cognato Ferdinando de’ Medici, per prendere il posto del fratello Francesco, deve eliminare gli eredi e non si fa scrupoli nei confronti degli altri suoi fratelli ancora in vita né in quelli del nipote Antonio, a cui il padre e la madre avevano destinato tutti i loro beni.
Tra Settecento e Ottocento la storia di Bianca Cappello darà luogo a due diverse fazioni: quella di chi, credendo alla versione creata ad arte da Ferdinando, la discredita consegnandola all’oblio e quella di chi ad essa non presta fede.
Il libro è una argomentata e circostanziata indagine storica con cui l’autrice vuol far emergere la verità sulla vita di Bianca Cappello attraverso la ricostruzione degli avvenimenti. «Come ho cercato di mostrare, se non si considera Bianca Cappello de’ Medici come seconda moglie a tutti gli effetti di Francesco I, il sovrano che più ha dato risalto alla casata dal tempo di Lorenzo il Magnifico, e se si trascura di menzionare le vere circostanze della loro morte, non si sta raccontando la vera storia del Granducato mediceo, così come se si continua ad avvalorare una falsa rappresentazione delle vere fattezze di Bianca si compie un’opera di dubbio valore scientifico ed etico, se si continua a non assegnare a Bianca il suo ruolo di donna in grande anticipo sui tempi, non le si riconosce il vero significato delle scelte dirompenti che ha compiuto».
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IL LIBRO
Paola Irene Galli Mastrodonato
Bianca Cappello. Dalla damnatio memoriae alla verit
Linea edizioni
Pagine 398
euro 24
L’AUTRICE
Paola Irene Galli Mastrodonato insegna Lingua e traduzione inglese presso l’Università della Tuscia, Viterbo. Ha numerose pubblicazioni sulla letteratura e il romanzo del Settecento e del periodo rivoluzionario. Ha tradotto e analizzato l’opera del commediografo anglocanadese David Fennario e ha dedicato numerosi studi a Emilio Salgari e alle problematiche post-coloniali.
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