Clelia Farnese (Roma? 22 ottobre 1557 – Roma, 11 settembre 1613), figlia naturale del cardinale Alessandro Farnese fu, fin dalla nascita, strumento per perseguire le mire paterne di ascesa al soglio pontificio e oggetto di manipolazione nella contesa tra questi e il rivale Ferdinando I de’ Medici anch’egli cardinale animato da pari ambizione e mancanza di scrupoli, quel tal Ferdinando che roso dalla brama di potere e ricchezza perpetrò la damnatio memoriae ai danni della cognata Bianca Cappello privandone il figlio dell’eredità.
Della madre di Clelia Farnese non vi sono notizie certe così come dei suoi primi anni di vita trascorsi lontano dal clamore romano, la bambina fu affidata, probabilmente, alle cure della nonna paterna Gerolama Orsini. Il padre scelse per lei come marito Giovan Giorgio Cesarini con l’intenzione di manipolare anch’egli, tentativo che gli riuscì solo in parte. Clelia subì, come il modello sociale imponeva, le decisioni che gli uomini di famiglia prendevano per lei ma non senza tentare di opporsi.
Intelligente, determinata e bellissima soffrì dell’impossibilità di decidere della propria vita e del doversi – costantemente – giustificare e dichiarare virtuosa e non incline a relazioni extra coniugali e comportamenti disdicevoli attribuitegli da voci malevole, il suo voler vivere a Roma fu interpretato come nocivo per la reputazione familiare e sequestrata, una volta rimasta vedova, fu deportata dove le maldicenze non potevano arrecare danno alle ambizioni paterne.
Fu presto – nonostante il marito avesse disposto un testamento che tutelasse la sua libertà – separata dall’unico figlio e data in sposa a un altro uomo scelto dal padre: “Nel suo rancore non venne sfiorata dall’idea di dover ubbidire alla logica e alle strategie familiari e di dover accettare, in maniera incondizionata e remissiva, il destino che le era stato riservato da un padre perfettamente consapevole di consegnarla a un uomo poco affidabile”.
Remissiva non lo fu per nulla e visse con dolore e angoscia i limiti alla propria libertà abbandonandosi all’ira che le armò la mano nei confronti di un’amante del primo marito facendole compiere un gesto ritenuto normale per gli uomini ma non per le donne, un delitto d’onore: “[…] nei gesti violenti di Clelia è piuttosto da cogliere il desiderio di vendetta di una donna umiliata ed esasperata la cui tiepidissima fede non servì a ispirarle né la rassegnazione cristiana né una vocazione redentrice nei confronti della Bella Barbara o, anni dopo della propria damigella”.
Fragnito conduce chi legge in un’epoca storica di cui spiega e argomenta il modello sociale, politico ed economico mostrando, cosa ahinoi ben nota, quanto le donne fossero pedine con cui costruire, attraverso sponsali decisi fin dalla culla, imperi, carriere politiche, diplomatiche e percorsi di ascesa sociale. Qualcuna fu più fortunata di altre ricevendo come marito un uomo con cui essere – se non felice – quanto meno non annientata.
Letture come quella proposta dall’autrice sono importanti per comprendere l’evoluzione del pensiero dell’Occidente e l’epoca in cui viviamo, troppo spesso dimentichiamo di guardare al passato per la ricerca di necessari e utili indizi grazie ai quali poter analizzare la contemporaneità, esempi di vite secoli lontane dalle nostre offrono spunti di riflessione e strumenti di indagine della complessità.
La Roma della Controriforma è uno scenario ricco di dettagli in cui l’imperversare delle passioni accompagna la vita pubblica e quella privata. Dovremmo aver maggior considerazione per la storia e dedicare più tempo a ricercare accadimenti, scelte e azioni di persone – donne soprattutto- nelle pieghe del tempo. L’attento e certosino lavoro dell’autrice ricostruisce fatti e avvenimenti inserendo lo studio documentale nell’affresco storico di un’epoca.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Gigliola Fragnito
Storia di Clelia Farnese. Amori, potere, violenza nella Roma della Controriforma
Il Mulino
Pagine 329
euro 14
L’AUTRICE
Gigliola Fragnito ha insegnato Storia moderna nell’Università di Parma. Con il Mulino ha pubblicato anche «Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima età moderna» (2005), «Cinquecento italiano. Religione, cultura e potere dal Rinascimento alla Controriforma» (2011).
Tra le donne citate nel testo vi è Bianca Cappello presente tra #ledisobbedienti :
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