Le disobbedienti/ “Cuore di donna”: Carla Maria Russo racconta in un romanzo come la solidarietà femminile può salvare la vita

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La prima donna incriminata a esser mandata nel carcere di Sing Sing difesa dalla prima donna avvocata che può esercitare la professione negli Stati Uniti. Questi sono gli ingredienti del romanzo “Cuore di donna” scritto da Carla Maria Russo e da poco inviato in libreria da Piemme.
Alla fine dell’Ottocento Little Italy era il luogo dove gli emigrati italiani, sbarcati dai bastimenti, si ritrovavano in una babele di dialetti alla disperata ricerca di una vita migliore.
Oggetto di scherno e discriminazioni, in rapporti difficili con gli irlandesi, chi era partito per scappare dalla fame e la miseria cercava di costruirsi un presente e un futuro scontrandosi con la realtà: «Si spera quando si riesce a immaginare un futuro» afferma Maria Inez Cortese, la giovane donna italiana emigrata negli Stati Uniti e accusata di aver ucciso il marito.
Una verità profonda: solo chi riesce a vedere un futuro alimenta e coltiva la speranza, chi un futuro non lo può neanche immaginare ha perso ogni motivo per vivere. La mancanza di una proiezione annichilisce e azzera la volontà: perché lottare se non c’è un domani?
La trama, avvincente, è di grande attualità per diversi aspetti. Il primo, quello su cui si fonda l’impianto della storia, riguarda l’estenuante battaglia che le donne devono sostenere nel mondo del lavoro, nella società e in famiglia per poter esercitare il diritto di scelta rispetto alla propria vita.
Nella storia le protagoniste suscitano scandalo, Ann Bennett perché vuol fare l’avvocata – nella contemporaneità a suscitare scandalo sono le donne che vogliono intraprendere carriere aspirando a un ruolo apicale – e Maria Inez perché si ribella all’oscurantismo e l’arretratezza culturale che vorrebbe annientare la sua indipendenza di pensiero imponendole il giogo a vita.
«L’indole femminile è, per sua natura, passionale e impetuosa» afferma uno dei personaggi reiterando un caposaldo della costruzione sociale che vede nella donna un soggetto inaffidabile e inadeguato perché incapace di lucida razionalità.
Agli uomini la sfera pubblica nelle sue molteplici declinazioni, alla donna quella domestica nella sua unica declinazione con la sola eccezione della vita monastica. Questo è l’ordine sociale costituito a cui non può e non deve esserci alternativa. Guai ad ammettere le donne in un ambito che compete – esclusivamente – agli uomini.  
Il secondo aspetto attuale del romanzo prescinde dalla condizione di chi è costretto a emigrare e si trova in un paese diverso da quello in cui è nato, nelle pagine l’autrice scrive di un’altra – terribile – concreta verità: la giustizia è per chi può pagarsela.
A un secolo di distanza dall’epoca in cui è ambientata la storia e dalla parte opposta dell’oceano – oggi – le cose vanno così: chi è povero e non può pagare le spese non ha modo di difendersi. La difesa d’ufficio è prevista solo in alcuni casi e non sempre è possibile accedervi. Non c’è nulla di civile in una società che priva le persone della possibilità di difendersi accanendosi contro i più deboli. E oggi i poveri sono molti.
Il terzo aspetto riguarda un argomento cui, di recente, si sente parlare: il percorso identitario degli italiani emigrati. Con la dicitura Turismo delle Radici si fa riferimento al percorso di ricerca delle proprie origini che molti discendenti – la Farnesina li stima in circa 80 milioni di persone – di italiani emigrati all’estero compiono venendo nel paese da cui partirono i loro avi.
Un quarto aspetto riguarda la solidarietà tra donne: «Ho vinto IO, contro tutti VOI. Anzi no…È molto, molto di più. Quella vittoria non è solo sua ma di tutte le amiche che non hanno mai smesso di credere in lei, che le hanno offerto fiducia, supporto, solidarietà in ogni momento, anche quando tutto sembrava crollare intorno».
Ecco svelato il segreto: senza l’appoggio delle altre persone non si va lontano, è la capacità di costruire relazioni che rende possibile raggiungere traguardi importanti e – questo – le donne devono imparare a farlo. Gli uomini lo fanno benissimo da sempre: le partite a calcetto, gli incontri di tennis, le cene di lavoro e gli aperitivi sono i momenti nei quali si costruiscono relazioni, il vero patrimonio personale.
Nel romanzo è la capacità di lavorare insieme di un gruppo di donne che, accantonando ogni rivalità, pregiudizio e competizione, rende possibile l’impresa di salvare dalla sedia elettrica la ragazza italiana accusata di aver ucciso il marito.
Quest’ultimo è un tema che mi sta molto a cuore, ho sempre creduto che la rivalità femminile fosse uno stereotipo da scardinare, ne sono così profondamente convinta da aver dato vita – insieme con un gruppo di altre donne – a un network nazionale basato sulla condivisione e le sinergie.
Lavorare in squadra non appartiene al nostro modello culturale ma a quello anglosassone, cresciamo ascoltando “Chi fa da sé fa per tre, pensa a te!” e impariamo a diffidare di tutto e di tutti.  Questo non aiuta. La storia, ben costruita e piacevolmente fluida, coinvolge e tiene stretto chi legge in attesa di conoscere il destino della donna condannata alla pena capitale e dell’avvocata che, alla sua prima esperienza, la rappresenta assumendone la difesa.
La morale da trarre è, dunque, che le donne debbano sempre scegliere nel mondo del lavoro altre donne? No. La morale è che le donne non debbano scartare le altre donne a priori concedendosi il tempo per valutarne la competenza senza pregiudizi. Non è il genere sessuale a fare la differenza ma la competenza e – per poterla sceglierla – bisogna guardarsi intorno senza preclusioni.
©Riproduzione riservata 
IL LIBRO
Carla Maria Russo, Cuore di donna,
Piemme
Pagine 435
euro 18,90

L’AUTRICE
È appassionata di ricerca storica e adora le biblioteche, dove trascorre parecchio tempo. Carla Maria Russo vive e lavora a Milano. Per Piemme ha pubblicato con successo La sposa normanna, Il Cavaliere del Giglio, L’amante del Doge, Lola nascerà a diciott’anni, La regina irriverente, La bastarda degli Sforza e I giorni dell’amore e della guerra, questi ultimi dedicati alla figura di Caterina Sforza. Nel 2017, sempre per Piemme, ha pubblicato Le nemiche.

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