Figlie di Gerusalemme, il romanzo scritto da Shifra Horn e da poco pubblicato da Fazi editore è la storia di quattro generazioni di donne gerosolimitane.
L’io narrante si addentra nel racconto svelando le paure, le fragilità e i timori alimentati da un difficile rapporto con la madre e da quello, affettuoso, con la nonna Eduwarda. Da quest’ultima ha ascoltato le vicende, i misteri e le leggende familiari in cui gli uomini sono figure destinate a scomparire nel deserto, o nell’oblio, lasciando le donne a costruire vite in modelli sociali nei quali vivere senza la presenza di un marito non è cosa facile, nel migliore dei casi si viene compatite e nel peggiore bollate come donne di facili costumi.
Tutte le figure femminili di famiglia hanno amato e sofferto per l’abbandono di padri, amanti e mariti elaborando, o meno, la separazione e per vivere hanno lavorato duramente. Ognuna di loro soffre di un senso di colpa o cova rancore addebitando questa a qualcun altro per l’allontanamento delle figure maschili, figlie che incolpano le madri, nipoti che incolpano le nonne.
Il dolore per l’abbandono e l’assenza di affetto è tale da giungere al punto di desiderare di non avere figli per risparmiare loro la sofferenza. L’autrice intreccia due linee narrative, la saga familiare con lo sforzo creativo di Alexandra, voce narrante e scrittrice, che dalla pagina scandisce le difficoltà di chi sceglie di scrivere: «Quando arriverà l’inverno, le mie antenate mi accompagneranno ancora ovunque vada. Torneranno a casa con me, mi rimboccheranno le coperte, si stenderanno comodamente tra Boaz e me, con loro mi sveglierò la mattina. Loro non mi lasceranno andare e io non le abbandonerò e farò rivivere le loro vite, finché non avrò terminato la stesura del libro».
Chiunque scriva lo fa a modo proprio adottando tempi, individuando luoghi, imponendosi ritmi e prediligendo motivi che conducono a cercare parole per esprimere pensieri, suggestioni e sentimenti.
Nel susseguirsi delle pagine conosciamo quello di Alexandra che racconta di personaggi, nati o giunti a Gerusalemme, descrivendo come ne percepiscono l’aria, la luce, gli odori e i suoni, chi con struggente malinconia, chi con amore e chi con rabbia. Tutti sentimenti che la protagonista vive e descrive con intensità addentrandosi in un viaggio che, come sempre quando si riferisce ai propri avi, diventa scoperta di sé stessi.
Ancora una volta, come spesso ho modo di ricordare con #ledisobbedienti, sono le donne ad avvertire il bisogno di ricorrere alla scrittura per mantenere viva la memoria, per tramandare ricordi alle nuove generazioni e per ricercare le proprie radici in segni di appartenenza e codici condivisi. La scrittura è strumento di costruzione identitaria individuale e collettivo attraverso cui conoscersi e ri-conoscersi e terapeutico per sanare ferite e superare traumi. Il rapporto conflittuale con la madre, che non trova risposte nelle domande poste alla nonna, si scioglierà soltanto alla morte di questa quando entrambe dovranno elaborare il lutto. Il testo offre anche spunti di riflessione politica, attuali come non mai in questo momento, sul destino della terra di Gerusalemme, sui rapporti con l’Inghilterra, sulla convivenza tra popoli di credo religioso e cultura differenti e sulla fuga degli ebrei dall’Europa avvenuta in diverse occasioni nel tempo.
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IL LIBRO
Shifra Horn,
Figlie di Gerusalemme
Fazi editore
Pagine 480
euro 20
L’AUTRICE
Shifra Horn è nata nel 1951 a Tel Aviv da madre sefardita e padre russo e ha trascorso l’infanzia a Gerusalemme. Dopo aver concluso la Hebrew University laureandosi in Studi biblici e Archeologia, ha proseguito la sua formazione interessandosi alla comunicazione di massa. Negli anni universitari è stata funzionaria didattica per l’Unione Mondiale degli Studenti Ebrei. In seguito, ha trascorso cinque anni in Giappone come corrispondente dall’Estremo Oriente per il quotidiano «Maariv». Oltre a Figlie di Gerusalemme, il suo ultimo romanzo, Fazi Editore ha pubblicato La più bella tra le donne (2001), Tamara cammina sull’acqua (2004), Inno alla gioia (2005), Scorpion Dance (2016), Quattro madri (2018) e Gatti (2019).