Le disobbedienti/ “La danza sul vuoto”: Vittorio Viviani dà voce a figure femminili della commedia umana. Tra la guerra e l’amore

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“La danza sul vuoto”, pubblicata da Neri Pozza, racconta un luogo, Napoli, in un periodo di tempo compreso tra prima dell’avvento del fascismo e l’arrivo degli americani. A scrivere è Vittorio Viviani (1914-1979) figlio del noto Raffaele che fu attore, commediografo e poeta.
L’autore ha una prosa forbita, uno scrivere attento in cui la parola è usata come pennello per tratteggiare scenari, atmosfere e ambientazioni. Una famiglia con tre figlie ballerine, che fatica a sbarcare il lunario, interseca le sue vicende con quelle di una famiglia borghese benestante, accanto a loro una galleria di personaggi che danno voce e profondità alla città.
La politica, la guerra, l’amore, le umane passioni e il susseguirsi degli eventi vedono le diverse figure femminili incarnare le parti e i ruoli della commedia umana: la sposa, l’amante, la prostituta, la madre, la figlia, la sorella, la fidanzata e la donna che vuole lavorare ed essere indipendente. Donne imbrigliate in rigidi modelli sociali, donne che devono sopravvivere alla miseria della guerra e la violenza degli occupanti, donne che lottando per costruire un’esistenza quotidiana si sforzano di non rinunciare alla speranza, ai sogni, al futuro.
Per chi, come me, è napoletana non sarà difficile camminare al fianco dei protagonisti lungo le strade in cui si svolge la trama tra Via Toledo, il San Carlo, Piazza Trieste e Trento su cui si affaccia il caffè Gambrinus o le campagne casertane descritte come luogo in cui la famiglia benestante scappa per sottrarsi ai devastanti bombardamenti con cui la città fu ferita durante il secondo conflitto mondiale.
Le immagino le conversazioni ai tavolini dello storico caffè non lontano da palazzo reale, il Gambrinus, che, fin da bambina, frequento e amo far conoscere agli amici e le amiche che vengono in visita, mi riesce facile vedere con gli occhi della mente la signora Adele sgranare il suo rosario oppure imbastire una conversazione con l’antica civiltà del conversare aristocratico: «Adele affrontava la chiacchierata generale, come se avesse dovuto fare un’offerta a Dio; e con l’antica civiltà del conversare aristocratico, teneva a bada qualche signora intrigante che la riteneva fortunata d’aver il figlio, giovanotto; al sicuro da qualsiasi richiamo».
Luoghi e atmosfere a me noti che hanno il sapore del Novecento, di un tempo andato. Gli uomini che l’autore ci presenta non fanno una gran bella figura: indecisi, indolenti, caparbi e privi di forza di carattere oppure rozzi e in cerca di un riscatto, senza badare troppo ai modi, specie per chi è nato in miseria materiale e spirituale.
Il romanzo ha uno stile intimista nel quale i personaggi dialogano con loro stessi, ricordano il proprio passato e si interrogano sulle scelte compiute. Avrebbero potuto ribellarsi allo schema sociale perseguendo alte strade? Avrebbero potuto vivere storie diverse?
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IL LIBRO
Vittorio Viviani,
La danza sul vuoto,
Neri Pozza
Pagine 441
euro 20
L’AUTORE
Vittorio Viviani (1914-1979), figlio di Raffaele, è stato autore di romanzi (La danza sul vuoto), di commedie (Trio FulgorII pazzo rosso), di libretti d’opera (Maria AntoniettaMas’Aniello). Regista teatrale, fondò e diresse il Piccolo Teatro di Napoli e il Teatro del Popolo.

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