Le perle veneziane sono bellissime, ognuna un piccolo capolavoro e Tracy Chevalier, in “La maestra del vetro” da domani in libreria per Neri Pozza, ne racconta abilmente la storia attraverso la protagonista Orsola Rosso. Uno stratagemma narrativo, lo sfalsamento del piano temporale tra tempo dell’acqua della laguna e tempo della terraferma, movimenta il romanzo che vede i personaggi muoversi tra il XV e il XXI secolo.
La famiglia Rosso è una di quelle che a Murano, guidata da un maestro vetraio di cui i figli seguono le orme, si tramanda l’arte di generazione in generazione. E le figlie, loro rilevano il testimone dei segreti di famiglia nell’arte della manifattura famosa nel mondo?
Orsola è affascinata dalla plasmabilità della materia, dal contatto con il fuoco che cambia colore e consistenza al vetro rendendolo materia molle in cui imprimere un soffio di vita eterna, un duro pezzo di canna monocolore che diventa leggero oggetto da abbellire con altri colori senza porre limiti all’estro e la fantasia.
No, le donne non possono lavorare il vetro nelle fornaci, l’unica cosa che possono fare è lavorare le perle con il lume alimentato dal maleodorante sego e Orsola grazie alla ruvida pragmaticità di Maria Barovier, una maestra del vetro inventrice della rosetta, un personaggio storico realmente esistito, impara a creare perle cui dona diverse sfumature di colore impreziosite da eleganti decori.
Il fratello, che alla morte del padre ha ereditato il laboratorio e l’attività, considera il suo lavoro cosa da poco, la sminuisce. Nel corso degli anni la famiglia si ingrandisce, su Venezia si abbattono la peste e le guerre e Orsola diventata una maestra perlera che con le sue creazioni sempre più belle, vendute in tutto il mondo dal mercante tedesco che fa da intermediario alla famiglia, garantirà salvezza e benessere.
Nelle pagine si alternano i fasti e gli splendori della Serenissima, la decadenza e le trasformazioni fino a giungere alla turistificazione contemporanea con le grandi navi da crociera, città galleggianti, che oscurano l’orizzonte dei canali dove un tempo scivolavano solo gondole.
Lo stile narrativo di Chevalier è in grado di evocare con vividezza e accuratezza immagini, suoni e odori, lo fa nelle descrizioni delle nozze del doge con il mare a bordo del bucintoro, la galea istituzionale a lui riservata, nelle scene del carnevale con dame e cavalieri mascherati a passeggio tra le calli, nel vociare della folla di Piazza San Marco animata in pieno giorno, nel profumo delle spezie sprigionato dall’apertura delle ante di un armadio del mercante che vende tutto quel che la famiglia Rosso produce, degli scambi di battute salaci dei gondolieri.
Quando si parla di Made in Italy bisognerebbe conoscere queste storie, le storie delle famiglie che nei secoli hanno custodito e tramandato l’arte di un saper fare che esprime una cultura, un gusto, una maestria e un modo di essere che è parte integrante dell’identità di comunità e luoghi. L’autrice dipinge momenti della vita quotidiana fatta di affanni ma anche di soddisfazioni che nascono dalla creazione di oggetti in vetro che sono la realizzazione di idee, sperimentazione, intuizioni e osservazione della natura e del mondo circostante secondo l’evoluzione della moda e non risparmia la frustrazione del doversi piegare alle leggi del mercato che sacrificano l’unicità e la creatività sull’altare della serialità che dà luogo alla omologante quantità massificata.
Nelle vicende della famiglia un susseguirsi di matrimoni, nascite e morti compone il mosaico in cui trovano posto la descrizione dei caratteri dei personaggi, i loro sogni, aspirazioni e sconfitte, le dinamiche personali e il modo in cui comporre i conflitti mantenendo unita la famiglia e l’attività di artigiana in cui ognuno/a ha un ruolo.
Gli uomini lavorano alla fornace e realizzano specchi, brocche, scodelle, vasi e calici mentre Orsola crea perle e le altre donne infilano piccole perline realizzate in serie: le conterie, la minuteria. Sono le impiraresse, le donne che a Venezia sedute nelle calli cantando e chiacchierando – esattamente come avveniva a Torre del Greco, la cittadina ai piedi del Vesuvio patria della lavorazione artigianale del corallo – infilavano le perle prodotte a Murano.
Nel 2020 l’Unesco ha riconosciuto “l’Arte delle Perle di Vetro” patrimonio immateriale dell’Umanità e Orsola, impastata con l’acqua salmastra della laguna e il fuoco che plasma il vetro, ne sarebbe felice. Lei non è creatura fatta per la terraferma, vive l’incantamento che le perle a lume creano e la magia che in un laboratorio con una fornace sempre accesa si crea un giorno dopo l’altro.
La passione per un uomo soccombe innanzi a quella per le proprie radici, Orsola non riesce a lasciare la sua isola, Murano, per la terraferma ma… qui mi fermo per lasciare a lettore/trice il gusto della scoperta di un romanzo dallo stile fluido e coinvolgente in cui le ciacole delle donne fanno da sottofondo ai pensieri e al dipanarsi degli eventi.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Tracy Chevalier
La Maestra del vetro
Neri Pozza
pagine 395
euro 20
L’AUTRICE
Tracy Chevalier (Washington, 19 ottobre 1962) è una scrittrice statunitense naturalizzata britannica di romanzi storici.