Alla spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi, parteciparono soltanto uomini? Così avrebbe voluto il generale, ma così non fu. Una donna, una soltanto, partì alla volta della Sicilia: Rosalia Montmasson. Abbiamo trovato il suo nome nei libri di scuola? Chi, come me, ha iniziato il percorso scolastico agli inizi degli anni Settanta di sicuro no. Per me – e per tutti gli/le altri/e che non sanno chi questa donna sia – Sellerio ripropone, nella collana Promemoria, “La ragazza di Marsiglia” di Maria Attanasio. Il Risorgimento, il processo di unificazione, il brigantaggio e la fine del regno borbonico risalgono a due secoli addietro ma le ferite, che in quegli anni furono inferte, ancor oggi sanguinano.
Agli accadimenti di quel periodo prese parte la protagonista della biografia romanzata frutto del lavoro di ricerca e studio di Attanasio: Rosalia Montmasson (Saint-Jorioz, 12 gennaio 1823 – Roma, 10 novembre 1904). “La ragazza di Marsiglia” è un racconto in cui vicende politiche e vita privata si intrecciano indissolubilmente, vicende sostenute da inoppugnabili documenti storici.
In ogni biografia romanzata si rende necessaria un’apertura della trama che assicuri fluidità e scorrevolezza del testo superando l’asperità di una mera – e arida – elencazione di date e accadimenti da cui nulla possiamo ricavare circa la personalità, la complessità di carattere, le relazioni e i moti dell’animo dei personaggi. Ogni scrittrice/tore aggiunge il proprio fluidificante affinché una storia, risultando interessante e coinvolgente, funzioni. Attanasio fa di più.
Nelle ultime pagine del libro dà conto dei personaggi di contorno introdotti a tal fine rendendo esplicito quale sia la parte romanzata distinta da quella che tale non è evitando, in tal modo, la possibilità di cadere in fallo a chi legge. Nessun dubbio circa la veridicità dei fatti narrati.
Il sipario si apre sull’incontro tra due fuggitivi: Rosalia Montmasson, scappata da una famiglia in cui il futuro contemplava percosse dal padre e dai fratelli e lavoro senza requie e Francesco Crispi, esule siciliano in fuga per motivi politici.
Vedovo e con un figlio nato da una relazione lui – e priva di qualsivoglia legame lei – si conobbero e divennero una coppia. Nel ménage quotidiano si intrecciano problemi economici e passione politica, lei faceva la lavandaia, la stiratrice e la cameriera provvedendo al mantenimento mentre lui, non riuscendo a trovar lavoro, si dedicava agli incontri con gli esuli insieme ai quali concepiva azioni e piani di intervento.
Più Montmasson ascoltava i discorsi dei patrioti che frequentavano il circolo, di cui Crispi faceva parte, più si appassionava alla causa. Tra i due, Rosalìe e Fransuà, maturò amore e patriottismo alimentato dall’adesione di entrambi al pensiero mazziniano e dal carattere determinato di quest’ultima. Con le parole: “Il rispetto non è obbedienza” Montmasson rende chiaro il suo non asservimento, un modo di essere cui rimarrà fedele durante l’arco della vita.
Scorrendo le pagine seguiamo gli spostamenti della coppia dettati dalla necessità di sfuggire all’arresto. Giunti a Malta – poco prima di dover nuovamente partire, questa volta per Londra – si sposarono sul finire del 1854. Montmasson divenne un abile spia, viaggiava da un paese all’altro portando con sé documenti e informazioni sostenuta dall’amore per il marito e dallo spirito patriottico volto a spazzar via la monarchia in favore di una più equa forma di governo: la repubblica.
Visse anni duri, spesi nella preparazione del terreno per l’impresa dei Mille, rivestendo, come ricorda l’autrice, un ruolo di primo piano: “Rosalia era una persona pubblica, che certamente esercitava un importante ruolo politico e di potere”.
Giunto che fu il momento della partenza per la spedizione, il momento di imbracciare le armi per la battaglia, le regole di Garibaldi risuonarono chiare e inequivocabili: alla spedizione potevano partecipare soltanto uomini.
Montmasson non ci sta, per tutto quel che ha fatto ritiene di meritare di indossare la camicia rossa e va a dirlo al generale. Garibaldi, sentite le sue ragioni, dovrà fare un’eccezione. La protagonista si imbarcò alla volta della Sicilia senza risparmiarsi sul campo. Per il suo operato ricevette, insieme con gli altri partecipanti, le medaglie di cui fu sempre fiera alle quali si aggiungerà una croce in diamanti dal significato pregnante.
Per niente fiera fu, invece, del comportamento del governo nei confronti di quanti avevano combattuto e verso i quali si venne mano alla promessa di assorbimento nel regio esercito. Vedere persone con cui aveva condiviso la battaglia ridotte a mendicare e in povertà la spingeva a dar tutto l’aiuto possibile pressando il marito nella ricerca di una soluzione politica.
Divenuta la moglie di un membro del parlamento procurava sostegno economico per la seconda spedizione garibaldina continuando il lavoro sotterraneo volto alla costituzione della repubblica, l’unica forma di governo che riteneva in grado di superare le discriminazioni di classe e garantire la dignità di ogni essere umano. Fu questo uno dei motivi di scontro e frattura, tra lei e il marito, cui si aggiunsero quelli di natura affettiva.
La distanza tra i due aumentò in seguito al cambiamento di progetto politico di Crispi che, assurgendo a ruoli via via più importanti, abbandonò l’idea della repubblica in favore di una monarchia unitaria che perpetuasse le differenze sociali. Una visione che Mazzini gli rimproverò come tradimento e che lei non aveva voluto vedere lasciandosi convincere dall’idea che Crispi, con abile strategia politica, stesse lavorando per la repubblica inducendo a credere, invece, di star operando per rafforzare la monarchia.
Alla differenza di vedute si accompagnarono le avventure sentimentali di Crispi che sfociarono in un matrimonio contratto con una donna da cui aveva avuto una figlia, un’unione che lo rendeva bigamo. Al tradimento di un’ideale per il quale avevano lottato insieme, patendo sacrifici, si aggiunse il tradimento amoroso. Avvocato di professione – e con potenti legami per respingere l’accusa – la difesa sostenne in tribunale che il matrimonio celebrato a Malta non fosse valido.
Montmasson, chiamata a testimoniare, espose la sua versione dei fatti ma non si oppose a questa tesi. La sentenza lo vide vittorioso ma l’autrice cita i documenti che, di tale atto giuridico, sconfessano la validità dimostrando come questa fu frutto di una manipolazione.
Attanasio, nel suo scrivere, fa emergere lo spessore e il carattere dei protagonisti senza nasconderne gli aspetti più umani, le debolezze, le passioni, i difetti e le virtù.
Controllato, interessato al potere, alla politica e alla forma che comunica sostanza Crispi, sanguigna, passionale, diretta, insofferente della forma e interessata a una politica sociale che abolisca le differenze, Montmasson.
Ascoltiamo i pensieri di una donna che, di fronte allo specchio, arriva a sentirsi inadeguata rispetto alle aspettative sociali del marito in occasione di ricevimenti, non all’altezza di guidare la servitù nell’organizzazione dei ricevimenti e decisa a dar libero sfogo alla propria rabbia e sofferenza senza curarsi della presenza altrui.
I tradimenti subiti dal marito, le sue relazioni con altre donne, non li tenne nascosti ma glieli rinfacciò in pubblico. Dopo la sentenza che assolse Crispi dall’ipotesi di reato di bigamia i rapporti tra loro si interruppero. Ripresero anni dopo quando lui decise di andare a farle visita avviando una frequentazione.
La Storia è fatta dalle persone, conoscere le loro vite aiuta a comprendere gli accadimenti. Le scelte fatte da uomini e donne sono dettate da contingenze in cui la sfera privata interagisce con quella pubblica.
L’autrice, raccontando due vite nel loro incrociarsi, il camminare insieme, l’allontanarsi e il ritrovarsi racconta un pezzo della storia italiana gettando luce sulla presenza di una donna che non tradì mai sé stessa e le proprie idee, che fu fedele all’uomo amato anche quando questo la attaccò vilmente negandole sostegno e risorse economiche, a lui non rifiutò nemmeno una tardiva presenza.
Una luce – quella di Montmasson – che fu, invece, spenta in una precedente e nota biografia “Crispi per un antico parlamentare” in cui, come scrive Attanasio, di lei non v’è traccia: “Nessun cenno in quella biografia, al duro lavoro della sua donna per mantenere se stessa e lui durante l’esilio, e ai loro venticinque anni di vita coniugale, costellata dai suoi tradimenti e dalla nascita di figli illegittimi. Nessun cenno nemmeno al lungo impegno politico di Rosalia accanto a lui: Minimizzata nella sua vita, e cancellata dalla storia”.
Per fortuna le ricerche e gli scritti dedicati alle donne, volutamente obliate nelle pieghe del tempo, sono sempre di più. Grazie al lavoro di autrici e autori animati dal desiderio di restituire alla memoria collettiva vite, pensieri e scelte di donne che infransero le regole sociali della propria epoca ne conosciamo le storie. Storie di donne che pagarono il prezzo della propria disobbedienza aprendo nuove strade a quante sono venute dopo di loro. Tutte noi dobbiamo dire grazie a #ledisobbedienti.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Maria Attanasio,
La ragazza di Marsiglia,
Sellerio
Pagine 386
euro 10
L’AUTRICE
Maria Attanasio (Caltagirone, 1943) collabora a riviste e giornali. Ha scritto poesie (Interni, 1979; Nero barocco nero, 1985; Eros e mente, 1996; Amnesia del movimento delle nuvole, 2003) e saggi. Con questa casa editrice ha pubblicato Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile (1994), Piccole cronache di un secolo (1997, con Domenico Amoroso), Di Concetta e le sue donne (1999) Il falsario di Caltagirone (2007), Il condominio di Via della Notte (2013), La ragazza di Marsiglia (2018) e Lo splendore del niente e altre storie (2020).
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