Berthe Morisot (1841-1895), con Mary Cassat, Eva Gonzalès e Marie Bracquemond fu una delle poche pittrici impressioniste, nel 1874 fu l’unica donna a partecipare alla mostra che il movimento organizzò presso lo studio del fotografo Nadar e non a tutti la cosa fece piacere, cosa ci faceva il lavoro di una donna in mezzo a quello degli artisti?
Mika Biermann in “Tre notti nella vita di Berthe Morisot” pubblicato da L’orma editore racconta di una vacanza ambientata nella campagna francese nel 1875 in cui la pittrice e il marito Eugene, il fratello del pittore Édouard Manet, approfondiscono la propria conoscenza erotica dopo il matrimonio avvenuto pochi mesi prima.
L’autore usa, con talento, le parole per descrivere la luce, i colori e le suggestioni che i sensi colgono e Morisot fissa sulla tela dipingendo en plein air e per dare voce ai pensieri della pittrice insofferente alle convenzioni di una società dove «il nudo è dappertutto tranne che nella vita», il verde non è mai solo verde ma acquista tonalità e dignità di unicità: verde Verona, verde imperiale.
Albe e crepuscoli sono raccontati attraverso lo scolorare del cielo e l’alternarsi di sfumature che a volte non si possono neanche nominare perché un nome non lo hanno, scrive di sensazioni, turbamenti, percezioni e metafore: «Finalmente la luna: una falce sottilissima che riga un cielo di carta oleosa».
L’arte non può non celebrare il corpo e le sensazioni che questo vive, al contrario, se ne nutre: «Il desiderio fa bene, è un’ottima guida, ci si può dipingere insieme. Il desiderio è un colore che non ha nome». La protagonista non imprigionata dagli schemi della società parigina esplora le relazioni e l’erotismo acquisendo consapevolezza del piacere come momento della vita, rompe le convenzioni sperimentando un rapporto a tre.
Più d’una volta nel testo ricorre un concetto: «L’arte è questo: fare delle scelte» quasi a sottolineare un maggior pathos dell’agire quando praticato da un’artista rispetto al quotidiano esercizio che tutti svolgiamo, mi viene da pensare che la scelta di un’artista ci sia presentata come più sofferta perché quel che viene lasciato fuori potrebbe essere altrettanto importante di quel che viene rappresentato in un’opera che ha il fine di trasmettere una visione del mondo, scegliere sembra significare compiere un atto definitivo e non più correggibile.
Le pagine raccontano di una donna che sceglie, nella vita e nell’arte, di assaporare l’esistenza apprezzandone la profondità, la scena del bagno nel fiume esprime la voglia di godere della natura e del piacere della sensazione dell’acqua sulla pelle accantonando l’idea che sia necessario fare il bagno paludate in abiti. Il libro è parte di un ciclo, pubblicato da L’orma, di cui fanno parte “Tre donne nella vita di Vincent Van Gogh” e “Tre giorni nella vita di Paul Cézanne”.
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IL LIBRO
Mika Biermann
Tre notti nella vita di Berthe Morisot
L’orma editore
Pagine 117
euro 13
L’AUTORE
Mika Biermann (1959) è uno scrittore francese di origine tedesca. Dopo gli studi d’arte a Berlino si è trasferito a Marsiglia, dove si è dedicato alla pittura e alla fotografia prima di trovare la sua forma espressiva ideale nella scrittura. Attualmente collabora con il museo di Belle arti di Marsiglia.
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