Dedichiamo la nostra rubrica “Le indimenticabili dimenticate” a Matilde Serao. Non perché sia stata cancellata dalla memoria, anzi. Semplicemente per rendere omaggio alla grande giornalista, scrittrice, editrice.
Matilde muore a Napoli il 25 luglio 1927, all’età di 71 anni. La trovano alla sua scrivania: si spegne mentre compie un ennesimo momento di scrittura. Finisce così una delle figure del verismo meridionale, donna cosmopolita che rievoca aspetti, ambienti, figure della più misera vita napoletana, con sicura intuizione della psicologia collettiva e individuale della specie femminile, capace di suggestioni, di poetiche illuminazioni, emblema per tutte le donne, una grande da emulare.
Napoletana dal carattere sanguigno napoletano, nonostante le origini greche (nasce infatti, a Patrasso il 7 marzo 1856), una donna moderna- come si direbbe oggi- alternativa, una donna di una grande umanità, pioniera dell’attuale famiglia allargata. Prende in adozione la figlia dell’amante del marito, balzata alle cronache per il suo suicidio avvenuto all’uscio dell’abitazione che la giornalista condividie con il coniuge.
Scrittrice di prestigio, tra le più prolifiche della letteratura italiana. Il popolo napoletano l’adorava, la sentiva vicina, anche perché, nonostante non avesse basi culturali importanti, riusciva a comunicare con profondità linguistica, rappresentando passioni, tresche e ambizioni della società borghese o del mondo politico-giornalistico, con distacco c oggettivo.
Matilde passa alla storia per aver rinnovato giornalismo italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento, ma anche per il suo senso creativo commerciale. Per trovare nuovi abbonati al suo giornale inventa concorsi e cadeaux, molto attuali giorni nostri, prima donna a fondare e dirigere un giornale, con un metodo di informazione quasi artigianale ma diretto ed efficace.
Dopo aver trascorso i primi anni della sua vita in Grecia con la madre Paolina Boreley di una nobile famiglia greca in declino- con un padre di grande cultura italiana, Francesco Serao, avvocato e giornalista da cui assorbe molto, Matilde arriva a Napoli dove compie i suoi primi studi che non riuscirà a completare per le ristrettezze economiche familiari.
Francesco Serao collabora come giornalista con un foglio liberale e molto apprezzato dai napoletani “Il Pungolo”. E Matilde è subito attratta dall’ambiente delle redazioni del giornale. A soli quindici anni, dopo aver studiato da autodidatta, si presenta alla scuola Eleonora Pimentel Fonseca a Napoli come semplice uditrice.
Di confessione ortodossa trasmessale dalla madre, nel 1872, si converte al cattolicesimo e nell’arco di pochi mesi ottiene anche il diploma di maestra, partecipa a un concorso come ausiliaria ai telegrafi di Stato, viene assunta, sostenendo così la famiglia economicamente.
Per quattro anni lavora, ma l’amore per la letteratura e il fuoco sacro per la scrittura prendono il sopravento e con lo pseudonimo di “Tuffolina” scrive qualche articolo per “Il Giornale di Napoli”.
“Opale” è la sua prima novella, pubblicata sul Corriere del Mattino. Nel 1882 l’amore e l’impegno per la letteratura la portano a trasferirsi a Roma. Ciquita è il nuovo pseudonimo che adotta per collaborare all’avventura editoriale di “Capitan Fracassa”. Tratta argomenti dissimili tra loro, passando dalla cronaca rosa alla critica letteraria, è lo fa con molta disinvoltura. Nel 1883 Edoardo Scarfoglio, poeta, giornalista, animatore culturale, sul giornale “Il libro di Don Chisciotte” stronca la novella della giovane scrittrice, ma proprio da questo incidente di percorso si sviluppa una delle storie d’amore più turbolente e tormentate dell’epoca.
Nel 1885 Matilde e Edoardo convolano a nozze, condividendo l’esperienza con il “Corriere di Roma” importante giornale fondato dallo stesso Scarfoglio. Dall’unione nascono Antonio, Carlo, Paolo e Michele. Pur immersa nel ruolo di madre si dedica al mestiere di scrivere. E firma “Il ventre di Napoli”, “La conquista di Roma” e ancora “Il romanzo della fanciulla”.
Nel 1887, “Vita e avventura di Riccardo Joanna” viene definito “Il romanzo del giornalismo italiano” da un altro grande, Benedetto Croce. Seguono, negli anni, “Il paese della cuccagna” e “La virtù di Cecchina”, titoli che aumenteranno la fama della nostra scrittrice e la faranno entrare nella memoria dei lettori, ancora oggi e ricordata come un pilastro della letteratura italiana tra i due secoli.
Dalla capitale si trasferiscono sotto il Vesuvio e fondano il “Corriere di Napoli” : una nuova sfida per la libertà di informazione. Il foglio piace molto nel panorama meridionale e firme come Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio gli danno lustro. Ma subentrano dissidi di carattere politico con il loro finanziatore, il banchiere Schilizzi e cedono le loro quote per centomila lire. Un capitale grazie al quale decidono di dare vita al quotidiano “Il Mattino”. Scarfoglio direttore, la Serao condirettrice.
Inizia la loro irrefrenabile ascesa, ma comincia anche il periodo che porterà alla loro separazione,Scarfoglio era ‘nu femminaiulo e intreccia una relazione con l’artista Gabrielle Bessard. Dopo due anni lei rimane incinta, lui ritorna dalla moglie e la cantante si suicida sparandosi un colpo mortale alla tempia.
Matilde accoglie la piccola come una mamma, le dà il nome Paolina di sua madre, ma da questo momento in poi il rapporto con il marito è definitivamente compromesso. La Serao decide di abbandonare il consorte e “il Mattino”.
Ma avviene l’imprevedibile. Uno scandalo coinvolge il giornale e automaticamente la Serao che viene accusata di aver goduto di favoritismi e privilegi economici, dopo questa umiliazione Matilde rimane ufficialmente disoccupata.
Fa un passo indietro e nel periodo in cui è disoccupata conosce l’avvocato Giuseppe Natale. Dalla loro relazione nascerà Eleonora, chiamata così per la profonda amicizia con Eleonora Duse. Con Natale fonda e dirige il giornale “Il Giorno” che ottiene successo. Nel 1917 Scarfoglio muore e Matilde sposa il suo compagno. Nel 1926, arriva la candidatura al premio Nobel per la letteratura, che verrà consegnato, invece, a un’altra importante voce del panorama letterario femminile, Grazia Deledda. Tuttavia, malgrado il premio mancato, Matilde Serao resterà nel cuori dei napoletani. E la sua scrittura sopravviverà al tempo.
Ecco alcuni titoli della Serao, tra stile asciutto e barocca grandiosità:
Piccole anime, Il romanzo della fanciulla, All’erta, sentinella!, Il paese di Cuccagna, La ballerina, Suor Giovanna della Croce, Fantasia, La virtù di Checchina, La conquista di Roma, Vita e avventure di Riccardo Ioanna, Il ventre di Napoli, Addio, amore!, Castigo, L’infedele, Nel paese di Gesù, Nel paese di Gesù, Ricordi di un viaggio in Palestina.
Nelle prime due foto, Matilde Serao. Al centro, la scrittrice con Eleonora Duse e, infine, il prino marito, il giornalista Edoardo Scarfoglio con cui fondò il quotidiano Il Mattino