“Antonio, potrai scrivere a mia sorella Gina per tutta la roba che lascio in questa pensione. Meglio che se la goda Gina anziché chi mai mi ha voluto bene. Perché non sei venuto a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so. In questo momento mi trema la mano … Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno … Te lo prometto. Avevo giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinanzi, mentre scrivo un altro gatto nero, giù nella strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza, è vero?” … Liliana. (Questo scritto ricorda molto da vicino la piece ”La voce umana” di Jean Coteau).
La lettera fu trovata dalla polizia su un comodino accanto al corpo senza vita di Liliana Castagnola nella pensione per artisti Ida Rosa, in via Sedil di Porto, a Napoli, Liliana aveva ingerito un tubetto intero di barbiturici.
Perché? Chi era Liliana? A chi era destinata questa missiva? La lettera era scritta al grande Totò. Liliana Castagnola, pseudonimo di Eugenia Castagnola, nasce a San Martino, vicino a Genova, 11 marzo 1895, diventa giovanissima una chanteuse, subito famosa e gira tutta l’Europa, la sua bellezza sconvolge gli uomini, molti sono stati vittime del suo fascino, lei ne è consapevole e come una maliarda li induce a sfidarsi. «Battetevi a duello: il vincitore mi avrà».
Due marinai si battono e uno di loro viene ucciso, per questo motivo è cacciata dalla Francia; ancora un altro amante geloso quasi impazzisce fino a spararle due colpi di pistola al viso e poi si suicida. Per nascondere la cicatrice lei è costretta a cambiare pettinatura, opta per un elegante caschetto che copre la parte lesa, questo suo nuovo look la fa diventare ancora più affascinante e cosi un altra vittima soccombe al suo fascino, un giovane e ricco uomo, che per lei, dilapidando il patrimonio di famiglia, viene interdetto dai parenti.
Liliana, sempre abile a mutare abiti, voce e atteggiamenti. Si nota nelle sue fotografie che mostrano un volto sempre diverso ,uno sguardo che sembra alludere ad ammiccamenti misteriosi tanto da spingere nell’immaginario collettivo degli uomini “pruriginosi” sentimenti. Certo che la sua fama di ammaliatrice non è delle piu belle, si accompagna solo con uomini di alto rango, corteggiata da regnanti, ministri, industriali, patrizi. La sua personalità camaleontica fa molto discutere.
Napoli 1929: Liliana è di scena al teatro Santa Lucia, una sera di riposo decide di andare ad assistere a uno spettacolo di Totò. E’ il 12 dicembre, il Principe de Curtis è al teatro Nuovo, Liliana è tra il pubblico. Totò, che non è mai stato incline al fascino femminile, subito la notò e la sua galanteria prende il sopravvento.
«E’ col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione». Parole scritte su un biglietto accompagnato da un gran fascio di fiori. La risposta della nostra ammaliatrice non si fa attendere: «Vi ringrazio, gentile signore, delle belle rose che ho gradito con molto piacere. Intanto, suppongo che non dimentichiate che dopo un certo numero di giorni queste meravigliose rose appassiranno e che, di conseguenza, occorrerà sostituirle con altri fiori».
Una risposta che solo una donna che possiede l’arte della seduttrice può dare.
Inizia così la loro tormentata storia. Lei si dedica completamente a Totò, ma nonostante la sua dedizione, lettere anonime velenose piene di perfidia vengono recapitate a Totò, lettere che gli consigliano di diffidare della donna- vista la sua cattiva fama.
Totò persona sensibile, non avvezzo ai pettegolezzi, inizia a prendere le distanze dalla donna, -anche perché Liliana era oppressa da una gelosia quasi morbosa nei suoi confronti. E’ stanco di tutta questa vicenda, inizia a prendere le distanze da quella donna, una dea fascinosa e irraggiungibile.
Si sente ingabbiato, il tormento lo attanaglia e avverte, in cuor suo, di non volerla più al suo fianco. Tutto è sfumato, passione, ardore, quando Liliana gli propone una nuova scrittura, insieme, al Teatro Nuovo di Napoli lui rifiuta e decide di partire con la Compagnia Cabiria per il nord.
Questo rifiuto agita Liliana che comincia a mettere in discussione la sua vita, le paure per le prime rughe, trent’anni ma per quella epoca forse sono troppi. I due si rivedono, è il 31 marzo 1931, scarrozzati per Napoli in una notte che preannuncia la primavera prossima, parlano a lungo, nella mente di Liliana mille pensieri. E’ convinta che nella vita di Totò esista una donna più giovane e piu bella di lei. Rientrata nella pensione già citata… si uccide.
Totò è pieno di sensi di colpa, di rimorsi, che lo accompagnano per lungo tempo. In seguito sposa Diana Roncagli,e dalla loro unione nacque una figlia Totò: la chiama “Liliana”. Nel 1951 nasce “Malafemmina” : a chi sono dedicate queste parole scritte in una sera dopo aver lavorato, una sera dove malinconici pensieri cattivi di gelosia lo tormentano, parole scritte di getto su una scatoletta di “Turmac”, invettive di un uomo amareggiato che vuole sfogarsi riversando l’amarezza scrivendo frasi come: “Femmena, tu sì ‘na malafemmena, cu st’uocchie ‘e fatto chiagnere lacreme ‘e infamità … ”
A chi è dedicato questo sfogo? Totò amava le donne, tanto da dedicare loro canzoni, liriche e poesie, come questa:
“Chi l’ha criata è stato nu grand’ommo,
nun ‘o vvoglio sapè, chi è stato è stato;
è stato ‘o Pateterno? E quanno, e comme?
Ch’avite ditto? ‘0 fatto d’ ‘a custata?
Ma ‘a femmena è na cosa troppo bella,
nun ‘a puteva fà cu ‘a custatella!
Per carità, non dite fesserie!
Mo v’ ‘o ddich’io comm’ è stata criata:
è stato nu lavoro ‘e fantasia,
è stata na magnifica truvata,
e su questo non faccio discussione;
chi l’ha criata è gghiuto int’ ‘o pallone!”
Comunque a noi ci piace pensare che “malafemmina” sia dedicata a tutte le donne della sua vita, che gli avevano in qualche modo recato dolore e tormenti, inserite tutte insieme nel testo della canzone.
Ma la storia dice altro. Silvana Pampanini, “maggiorata fisica”, nelle varie interviste si vantava rispondendo alla domanda “Malafemmina è stata scritta per lei?” “Mi corteggiava ma io gli risposi –“Sì, vi voglio bene: ma come a un padre”. Poi aggiungeva: “Totò scrisse quella splendida canzone dopo il mio rifiuto, senza dedicarmela esplicitamente”.
Mentre invece Totò confida alla sua compagna, Franca Faldini: “Silvana Pampanini è una ragazza tanto perbene, figurati se potevo darle della malafemmena”.
La versione più attendibile è quella della figlia di Totò, Liliana che più volte ha detto che il risentimento del padre era verso sua moglie, Diana Roncagli. Totò non brillava per la sua fedeltà e la signora Diana lo aveva avvertito: “Il prossimo sarà l’ultimo”. Così dopo l’ennesimo tradimento e dopo venti anni di matrimonio si separano. Forse in questo momento triste i pensieri del poeta si riversano sul pacchetto di “Turmac”.
E a chi gli chiedeva quale canzone preferisse, non diceva “Malafemmena”, bensì “Sulo” che aveva segnato l’inizio del legame con Franca Faldini, l’attrice giovane, bella e seria, compagna del resto della vita. Ma Totò scrive altre cinquanta canzoni, compresa una in francese.
Ma torniamo a quella tragica morte. Liliana Castagnola viene sepolta nel cimitero Santa Maria del Pianto nella cappella gentilizia della famiglia De Curtis a Napoli. Solo questo può fare per la donna che lo ha invitato nella pensione Ida Rosa dove dona al Principe una sua fotografia che la ritrae in tutta la sua sgargiante bellezza. Sopra, dedica: “Totò, un tuo bacio è tutto”.
Totò, ricordato da tutti come il principe della risata, in realtà ebbe tanti titoli: Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio,altezza imperiale,conte palatino,cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna,duca di Macedonia e di Illiria,principe di Costantinopoli,di Cilicia,di Tessaglia,di Ponte di Moldavia,di Dardania,del Peloponneso,conte di Cipro e di Epiro,conte e duca di Drivasto e Durazzo.
Nasce il 15 febbraio 1898 nel rione Sanità come Antonio Clemente, sua madre nel 1921 sposa Giuseppe de Curtis che nel 1928 riconosce Antonio come suo figlio; nel 1933 viene adottato dal marchese Francesco Gagliardi Foccas,e nel 1946 il tribunale di Napoli gli riconosce il diritto a fregiarsi dei titoli sopra citati.
Queste sono solo alcune delle lettere che Liliana scrive a Totò, ma tante sono le missive e tante furono le risposte alla femme fatale. Ne scegliamo un paio.
Caro amico,
Perché desidero soltanto che arrivi lunedì? Ho vivissimo desiderio di conoscervi e di parlarvi per potermi convincere di ciò che per telefono mi dite. Siete sincero? Domani, alle 12, vi farò pervenire un altro mio scritto. Attendo una vostra telefonata… e vi penso.
Vostra Liliana
14 dicembre 1929
Caro Antonio,
Intanto, perché ci si possa salutare, all’ora in cui più vi piace, telefonatemi. Ho piacere di sentirvi. Come potevate farlo ieri sera, dopo la vostra conversazione telefonica, cosi potete venire a conversare con me, ed anche questo quando vi piaccia.
Sappiate che in me, per voi, nulla è cambiato. Lunedì andrò dal fotografo per potervi offrire una mia fotografia. Salutatemi i signori Scala, ricordatemi alla piccola dolce Maria e voi vogliatemi bene: ci tengo. Nell’attesa di voi, d’un vostro scritto o di una telefonata, vi invio il mio più amicale e sincero affetto.
Liliana Castagnola
21 dicembre 1929,
Da notare che le signora Liliana, passa in pochi giorni, dal “Caro amico” al “Caro Antonio”.