Esco per qualche attimo da me stessa e mi osservo con addosso gli ultimi 26 anni, quelli che conto dal debutto nell’adultità”. Così la protagonista del primo romanzo di Luciana Pennino si svela ai lettori. “Primule fuori stagione” è il titolo. Edito dalla casa editrice Iuppiter, è stato presentato giovedì scorso alla Galleria Mediterranea (via Carlo De Cesare, 60 – Napoli) insieme alla scrittrice Viola Ardone e l’attrice Carmen Femiano.
Sospinto da un brioso ritmo narrativo, racconta la storia di una donna di 46 anni che deve misurarsi con la vita e la sua imprevedibilità. Attraverso la drammatica esperienza di un brusco licenziamento e di una difficilissima reintegrazione nella realtà lavorativa in una città complicata come Napoli, riesce a trovare la scala per la risalita e affrontare i dolori del passato grazie a una forte dose di ironia e autoironia.
«Il libro – spiega l’autrice – nasce dal mio bisogno di dare sfogo a delle vicissitudini personali che hanno in qualche modo segnato la mia vita. Ha avuto un valore terapeutico per me e una gestazione molto lunga. La spinta fondamentale è stata l’aver vissuto un grandissimo disagio dovuto alla perdita del lavoro e tutte le difficoltà annesse alla ricollocazione, soprattutto per una donna matura e in un periodo contingente così difficile».
C’è quindi una nota autobiografica. Il romanzo tratta anche di un altro episodio importante nella vita della scrittrice: la scoperta della sterilità. Per poi lasciare largo spazio alla fantasia della narrazione. In un mondo che ha reso la precarietà strutturale, la perdita del lavoro coincide con un limbo dove si smarrisce la propria collocazione sociale e personale. Così per la protagonista il tempo corre all’indietro a recuperare una lacerazione profonda nella quale l’esistenza sembra bloccarsi, ma nel contempo uno slancio vitale la trascina avanti ad assumere buio e luce: un binomio indissolubile. È l’ironia meditativa, l’humus dove primule ostinatamente inaspettate possono nascere.

In foto, in alto, la copertina del libro, in basso, un momento della presentazione nella galleria Mediterranea di via Carlo De Cesare con Viola Ardone e Carmen Femiano\ ilmondodisuk.com
In alto, copie del libro. Qui sopra, un momento della presentazione nella galleria Mediterranea di via Carlo De Cesare con Viola Ardone e Carmen Femiano

Il vero successo della protagonista è imparare a tener in fiore le primule anche quando non è la loro stagione. La primula, nel linguaggio dei fiori, rappresenta la speranza, i nuovi inizi. Come mostra l’opera che impreziosisce la copertina del libro realizzata da Teresa Cervo, dal titolo “Grovigli”, la donna riesce a sbrogliare i grovigli della vita da cui viene fuori la scala per la risalita. Lo fa rintracciando dentro di sé la propria vocazione, attitudine.
«Oggi facciamo i conti quotidianamente con la precarietà nel lavoro – commenta Pennino. Nel momento in cui lo si perde, soprattutto in età adulta, sembra che il terreno frani sotto i nostri piedi perché, come la protagonista a un certo punto dice: “Non è che mi viene meno solo la possibilità di andare a fare la spesa al supermercato, ma mi viene meno proprio il motivo per cui alzarmi la mattina, la ragione di vita”. E da qui la perdita della dignità in una società che tende ad associare l’identità di una persona con il lavoro che svolge. E, nel ricercare in maniera affannosa un’altra attività, come la stessa protagonista fa, ci si scontra spesso con una serie di piccolezze e atteggiamenti biechi che avviliscono».
Come le primule fuori stagione, il romanzo sorprende per la vivacità di un linguaggio che sa intrecciare registri diversi. Il ritmo è sostenuto e un tono leggero colora anche i passaggi più duri. Il modo di esprimersi dell’autrice è vivace, fatto di parole nuove e di funzionali accenni dialettali, senza mai tradire la fedeltà alla purezza dell’italiano. «La mia vena ironica – precisa la scrittrice – aveva bisogno di essere messa su carta, la narrazione è sempre molto lieve, ha un tono di leggerezza che la rende molto fruibile, godibile, e questo è un punto di forza a cui io tengo particolarmente».
Ci sono quindi tutta una serie di soprannomi e di parole inventate, con qualche accenno al napoletano, in maniera sempre molto delicata, per rendere il linguaggio più friccicarello, accattivante, ma anche alcune citazioni in latino. La protagonista per certi versi risulta anche un po’ antipatica per la sua mania di correggere e segnare nella sua mente con il famoso lapis rosso e blu, gli errori, in base alla gravità, che gli altri commettono mentre parlano. Le parole in napoletano sono scritte esattamente come in italiano a rappresentare una parte integrante della lingua (non in corsivo) mentre quelle in inglese sono scritte così come si pronunciano per rendere meglio il modo di esprimersi quotidiano.
La serie di personaggi che incrocia in questi tre anni di racconto (dai 46 ai 49 anni) sono di tutti i tipi. La donna si diverte a dare un soprannome a ognuno in base alle loro caratteristiche. C’è Miannullo, un amico che conduce la sua vita annullando completamente se stesso e vivendo in virtù di tutte le persone che hanno bisogno di lui (la moglie, i figli, la mamma, la sorella, il datore di lavoro). Anche lui verrà licenziato su due piedi in età adulta. O ancora la coppia di vicini Mammaefiglio, una mamma e un figlio che vivono in simbiosi, una situazione un po’ paradossale visto che i due condividono addirittura il lettone, ma molto attuale. Poi c’è la sua amica Veronica, la teorizzatrice dei cosiddetti ATD, ovvero amori a tempo determinato, che vive le sue relazioni sentimentali dandosi un tempo, finito il quale, le strade si dividono. Di tutt’altro tenore l’amico, tutto precisino, Modello unico, che ricorda quello ordinario di dichiarazione dei redditi.
Tutto il racconto è punteggiato da una serie di sottotesti che sono i retropensieri della protagonista, in grassetto corsivo. I pensieri della donna che ovviamente non dice ma pensa, suscitando anche un momento di sorriso nel lettore. La protagonista non a caso non ha un nome, tutte le donne possono riconoscersi, come tanti uomini possono identificarsi con i numerosi personaggi del romanzo che vuole anche essere un modo per far conoscere di più l’animo femminile.
I diritti d’autore legati alla vendita del libro saranno devoluti alla onlus Tesfà pro H.E.W.O. di Napoli, per sostenere i progetti del Centro per i Diritti dell’Infanzia dell’H.E.W.O. di Quihà in Etiopia. «La casa editrice ha creduto in me regalandomi la pubblicazione del libro senza chiedermi neanche un centesimo, cosa particolarissima nel mondo dell’editoria soprattutto nei confronti degli autori esordienti, e quindi ho reputato giusto condividere questo regalo con una realtà che conosco da moltissimi anni: la parte a me spettante delle vendite del romanzo sarà utilizzata per sostenere il reparto di maternità».
Primule fuori stagione è disponibile nelle maggiori librerie del Vomero e del centro storico tra cui: MOOKS Mondadori, Feltrinelli, iocisto, Scarlatti, Ubik, Dante & Descartes, Pacifico srl, Libreria Cartoleria Rocco, Spazio Laterzagorà, Iuppiter ma anche online su Ibs e Amazon.
Luciana Pennino vive a Napoli, ma potrebbe cambiare città di residenza. Primule fuori stagione è il suo primo romanzo, ma di sicuro non sarà l’unico. È nata nel 1965 ma non sa ancora cosa farà da grande. Attualmente ha un impiego da dipendente nel settore amministrativo. Da molti anni realizza gioielli in materiale alternativo, non prezioso, con il marchio “Le gioie di Marysol”. Scelta legata a un senso di etica, perché è giusto che abbiano dei costi contenuti, abbordabili, e consente di dare nuova vita a dei materiali che altrimenti andrebbero nell’immondizia.

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