Libertà di stampa/ Il sindacato unitario giornalisti della Campania festeggia i suoi primi 10 anni guardando alle nuove frontiere della comunicazione. Contro la legge bavaglio

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Cartelli contro la legge bavaglio , quella nata dall’emendamento Costa. All’Archivio di Stato, nel cuore antico di Napoli, così comincia l’ultimo incontro dedicato al decennale del Sindacato unitario giornalisti della Campania: nel convegno (moderato da Pier Paolo Petino,) si è parlato di “Nuove frontiere del giornalismo: deontologia, Ai e tutela della professione”.
Sottolinea la la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante: cSu questa battaglia non ci fermeremo. Chiederemo all’Europa di intervenire su quanto sta accadendo in Italia dove la politica sta facendo a pezzi l’articolo 21 della nostra Costituzione».
Su questa linea di opposizione contro ogni mossa per limitare l’indipendenza dei giornalisti si muove decisa la segretaria del Sindacato campano, Geppina Landolfo che festeggia con numeri importanti i primi dieci anni di vita dell’associazione sindacale: «Siamo molto soddisfatti per la partecipazione di oltre 300 colleghi alla tre giorni di incontri e corsi, organizzati in occasione di questo anniversario. Per noi è importante partire da quello che abbiamo fatto ma è ancora più rilevante guardare avanti, alle nuove sfide che ci attendono. In dieci anni questo sindacato è diventato un punto di riferimento per la categoria, merito della tenacia di Claudio Silvestri e degli altri fondatori».
Presente alla manifestazione, anche Claudio Silvestri, segretario generale aggiunto della Fnsi, che lancia l’allarme sulla situazione dell’editoria nel Mezzogiorno: «Le criticità che ci sono per l’editoria in Campania e al Sud sono moltiplicate. C’è una vertenza nella vertenza, ed è quella che riguarda il Meridione per il quale sarebbero necessari provvedimenti ad hoc e interventi speciali. Per quanto riguarda l’editoria cartacea, i giornali sono alla canna del gas. In Campania, la maggior parte dei quotidiani sono gestiti da cooperative di giornalisti che resistono solo grazie ai sacrifici dei colleghi. È una forma di resistenza in un territorio che, invece, ha un bisogno incredibile di informazione qualificata. Quando questi giornali non ci saranno più, chi racconterà dei legami da istituzioni e malaffare in territori completamente governati dalla camorra? C’è un’emergenza, va affrontata. Ma la politica in questo Paese è più interessata ai bavagli che alle tutele».
Aggiunge il presidente Fnsi, Vittorio Di Trapani : «Il Sugc in questi anni ha scelto di stare sempre e comunque dalla parte dei deboli. Bisogna continuare a lottare per garantire l’informazione in tutti i territori, specie nel Sud. Perché se alcuni territori, penso al Casertano o a altre regioni, sono totalmente scoperti non è un danno che si fa al giornalista ma è un danno che si procura innanzitutto ai cittadini».
Una giornata importante che ha messo a fuoco il futuro della professione e della comunicazione attraverso la scrittura giornalistica e narrativa con la ricercatrice dell’ Università L’ Orientale Maria Pia Di Buono (introdotta dal responsabile della formazione, Fabrizio Cappella) che si è soffermata sugli eventuali pericoli dell’intelligenza artificiale e lo scrittore Maurizio de Giovanni in collegamento video con il presidente del del Sugc Pietro Treccagnoli.
Dall’Archivio di Stato, poi, si è passati all’Emeroteca di piazza Matteotti dove, accolti dal “padrone di casa” Salvatore Maffei, alla presenza dei presidenti nazionali di ordine e sindacato, Carlo Bartoli e Vittorio Di Trapani, è stata scoperta una targa celebrativa del decennale sulla libertà di stampa.
In foto, flashmob contro la legge bavaglio all’Archivio di Stato

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