Il territorio, il lavoro, la classe operaia, la sindacalizzazione, l’associazionismo. Gli ingredienti base che hanno determinato la nascita delle società di mutuo soccorso affermatesi più compiutamente dopo l’unità d’Italia. Per certi versi questo tipo di mutualismo allarga ciò che la storia aveva già conosciuto in epoca romana, ovvero le Corporazioni. Anche le forme di assistenza, quindi, mutano a seconda del contesto storico. Mentre le Corporazioni trovano linfa nelle Confraternite laicali all’interno delle chiese, le Società di Mutuo Soccorso si strutturano tra la nascente classe operaia legata al processo di industrializzazione.
Mission sociale: assicurare a un socio che incorreva in una condizione di malattia l’aiuto economico necessario, poiché questa non ancora riconosciuta come stato di diritto e quindi non indennizzata. Questo sodalizio getterà le fondamenta, a mio avviso, della moderna coscienza di classe che ha caratterizzato il secolo ‘900, attorno ai destini del movimento operaio.
Luigi Verolino studia l’impatto di questi organismi nati nella zona orientale della città di Napoli, a cura de “Il Quartiere edizioni”, firmando il libro dal titolo Le Società di Mutuo Soccorso. Area orientale di Napoli.
Con riconoscibile rigore storico, l’autore analizza un’ampia documentazione ricostruttiva di questa forma di solidarietà, nei quartieri di Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli.
Nel quartiere più a oriente, Ponticelli, agli inizi del 1900 si strutturarono la società cooperativa denominata la casa popolare di Ponticelli con sede in via San Rocco (attualmente via Luigi Crisconio), oltre a due leghe contadine, quella degli Ortolani in seno ai braccianti agricoli e quella dei braccianti legati all’arte bianca (mugnai, pastai). E poi la Cooperativa Salvatore Lizzini, che nasce con il preciso compito di offrire un contributo alla produzione agricola ed un sostegno alle famiglie attraverso la vendita di generi alimentari a prezzi contenuti.
A Barra, sostanzialmente, le Società di mutuo soccorso nascono a seguito del processo industriale caratterizzato da due forme produttive abbastanza distinguibili, attorno alla metà dell’800: la produzione di fiammiferi (Emilio Bely) e la carta da parati (Francesco Rossinger).
Verso la fine del secolo ‘800 nacquero due società di mutuo soccorso, quella per l’incoraggiamento dei contadini di Barra e quella fra gli operai del Comune di Barra. Il legame tra questi si fondava sui “veraci sentimenti di umanità, di fratellanza e di reciproco benessere”.
A San Giovanni a Teduccio la fase di industrializzazione riguardò le attività tessili, le concerie, l’industria metallurgica (Corradini) e conserviera (Cirio) e, successivamente, le attività manifatturiere attraverso stabilimenti per la produzione di cera, cementi e marmi artificiali.
Nacque subito (1903) il Consorzio agrario cooperativo per la provincia di Napoli, proprio con sede a San Giovanni a Teduccio. Per intuizione del Conte Matteo Gurgo in appena due anni i soci passarono da 23 a 346. Nacquero le Società di Mutuo Soccorso dei cocchieri da nolo, dei farinaiuoli, degli agricoltori, dei semolai e farinai. Obiettivi statutari: promuovere il miglioramento morale ed economico delle classi, il mutuo soccorso, dare pensioni e vitaliziai ai soci inabili al lavoro per vecchiaia, infortuni o malattia.
Luigi Verolino rilascia anche una appendice che analizza le condizioni lavorative nelle industrie italiane, gli scioperi nel primo ventennio del 1900 con le relative cause ed un focus sugli scioperi prodotti nei quartieri di Barra e San Giovanni a Teduccio.
Un libro che ricostruisce i destini sociali e economici delle comunità dei quartieri ad est di Napoli, attraverso la crescita esercitata da organismi mutualistici che colmavano un buco “solo” successivamente riempito dallo Stato nelle sue articolazioni (centrali e periferiche). Un pezzo di città “ex operaista” che tanto ha dato in termini di crescita sociale e democratica, con produzioni d’avanguardia e connotazione di una coscienza generale, un qualcosa che attraverso la iniziale solidarietà di classe (agricola, operaia, intellettuale), ha contribuito al complessivo equilibrio della Napoli industriale, della solidarietà, delle pratiche di auto-aiuto e del mutualismo sociale.
Un buon esempio storico di questo lato di città che Luigi Verolino porta brillantemente alla luce.
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