Racconta se stesso, Cosimo Stassano nel libro “Diario di un fotografo”, da poco in libreria, pubblicato da Albatros. L’autore campano (originario di Campagna, in provincia di Salerno) avrebbe dovuto presentarlo al Salone del libro di Torino rinviato, ovviamente, per l’epidemia da Coronavirus.
Una bella biografia, il cui ricavato andrà alla ricerca per la Sclerosi Multipla. Bella perché Stassano racconta le proprie emozioni e sensazioni di una vita passata tra la gente, a immortalare gioie e momenti indimenticabili.
Non è stato facile per lui addentrasi nel mondo del wedding, trovando un proprio spazio. E c’è stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto, smarrito in se stesso perché non sapeva più perché lo stesse facendo.
Ma ha trovato motivazione nella famiglia, spinto sempre dall’amore per l’immagine che, come un virus, appunto, gli ha invaso l’anima, spingendolo ogni giorno a coltivarlo. Una vocazione, quella di catturare in un attimo l’eternità di un sorriso o di una lacrima felice.
Per 25 anni fotografo al Festival di Sanremo, Stassano apre il libro con una dedica alla madre scomparsa recentemente: è stata questa perdita a dargli la spinta da scrittore.
Ma l’umiltà è una buona maestra che non ha mai smesso di ascoltare. «Mi definisco -racconta- il ragazzo dello stradone, perché sono nato da una semplice famiglia operaia, emigrata in Germania per necessità, negli anni Sessanta. Mi sono avvicinato alla fotografia per passione e spesso non venivo nemmeno pagato per i miei servizi. Ma mi sono sempre lasciato guidare dall’ambizione e non mi sono mai arreso, e non mi arrendo ora, nemmeno alla mia età. Ho sempre cercato stimoli quotidiani che mi permettessero di rimettermi in gioco, senza fermarmi davanti ad alcun ostacolo».