Che cosa hanno in comune Napoli e Topolino? Un libro in cui l’amico dei bambini, dalle orecchie grandi e il muso sorridente, che ha visto la luce in un garage di Hollywood negli anni ’20, è il protagonista di tre ironici racconti scritti per la propria figlia da un accademico di lungo corso, Lucio d’Alessandro, rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa.
Ma non solo. Il simpatico faccino di Michey Mouse corre tra le pagine in dialogo tra i miti di Partenope, reinventato in versione partenopea dall’artista Lello Esposito che di Napoli ha rilanciato le icone, dal corno a Pulcinella, proiettandole in una dimensione internazionale.
Domani, venerdì 24 maggio, saranno insieme , alle 18, alla libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri, affiancati da Maurizio Casagrande e Maurizio De Giovanni, per raccontare com’è nata la Trilogia di Topolino edita da Guida.
D’Alessandro, che oltre a guidare l’ateneo, è anche ordinario di sociologia giuridica, in realtà nel 2008 si è già tuffato nel mondo della Disney realizzando una favola con due prime donne di origini diverse, Minnie, eterna fidanzata di Topolino, e la caffettiera che di Napoli rappresenta l’aroma.
Al lavoro scientifico, infatti, lo studioso ha sempre affiancato la narrativa, un vizio coltivato con puro divertimento. Con Il dono di nozze, romanzo epistolare “involontario” sui Reali d’Italia fondato su documenti in larga parte inediti, nel 2016 ha ottenuto il Premio Viareggio del Presidente.
Non è la prima volta che Lello Esposito accompagna i suoi scritti (lo ha già fatto con Minnie, appunto) senza mai perdere di vista la città che elabora attraverso archetipi inconfondibili, nella sua tana d’artista, un atelier che ha sede nell’antico Palazzo Sansevero, in piazza San Domenico Maggiore. Dove il principe Raimondo si aggirava tra i suoi laboratori.