«Che tempo è stato? E che tempo è questo? Qui, da questo abisso, da dove intravedo appena, sento appena, il cielo sopra di me…». Parole strazianti quelle del piccolo Alfredino, che accendono spazi nella memoria dei lettori, spazi di dura realtà raccontata e trasfigurata con tocco leggero, nei nove racconti del nuovo pamphlet “Pozzo di cielo. La letteratura immagina la vita”, (Homo Scrivens, pagg.97, euro13) di Giuseppe Pompameo, scrittore napoletano, editor e consulente editoriale, segnalato dal Comitato di Lettura del Premio Calvino 2010 per la raccolta di racconti” Il rumore bianco dell’inverno” .
L’idea per narrare queste brevi e intense storie, è scaturita, come afferma l’autore, dalla visione di un film di Marco Bellocchio: ”Buongiorno, notte” incentrato sul rapimento e l’assassinio dello statista democristiano Aldo Moro.
L’autore ci fa salire a bordo di una macchina spaziale, per aggirarci in una realtà a noi nota ma che egli trasforma con il suo scandagliare in profondità l’animo umano, e cercare l’invisibile, lo spazio neutro che si nasconde dietro ogni personaggio, distrugge i ritmi, sorprende e affascina.
A accomunare i racconti apparentemente diversi, un unico filo conduttore: la narrazione di fatti di cronaca realmente accaduti in Italia nel ventennio tra il 1970 e il 1990; dal delitto Moro all’omicidio di Pier Paolo Pasolini, dalla strage alla stazione di Bologna alla morte di Alfredino Rampi.
Per ricordarli, lo scrittore offre al lettore un altro accesso , a tratti visionario, onirico, con cui spingersi oltre le esistenze di apparenti complessi equilibri. Egli alza il sipario della vita per trasformare avvenimenti che travalicano il tempo e lo spazio, fissandoli in un mondo immaginario ; ci proietta con altri inchiostri su un diverso palcoscenico, dove sono gli stessi protagonisti a entrare nei sogni altrui o a creare nuovi fascinosi epiloghi.
Nonostante le nove storie siano indipendenti l’una dall’altra, la voce dello scrittore è così forte e uniforme che si ha la sensazione di essere immersi in un’unica narrazione. Dal buio delle tenebre che pervadono i tragici episodi da cui prendono spunto i racconti, egli infonde sprazzi di luce, dando luogo a alte pagine di narrativa, dove si attivano forti emozioni, da leggere tutte d’un fiato.
Così il lettore, magistralmente coinvolto dall’ estrema leggerezza e scorrevolezza dello stile in forma di prosa poetica di Pompameo, segue e a volte muta i destini dei personaggi di quei fatti di cronaca, esorcizzando il dolore almeno per il tempo dell’ inganno letterari protagonista di tutte le storie.
Accattivante, e discreto, nel suo narrare, l’autore, proveniente dal mondo della poesia, si avvale, nelle straordinarie storie, di un punto di vista eccentrico ,particolare, come evidenzia il quarto racconto: “Volo ITAVIA IH870”, dove, la tragedia dell’aereo precipitato in Sicilia, è narrata da un’ inconsueta voce, quella della luna: «La verità è che so tutto, ho visto tutto, quella sera…La verità è che la verità, in mezzo a tante bugie, io la conosco…». Forte in questi nove brani è la magia della continuità oltre la parola fine.
Interessante idea editoriale è “ La stanza dello scrittore” , appendice al libro, che introduce il luogo dove, con poche righe dedicate, l’autore si racconta.
Il testo è stato presentato nella libreria Raffaello, con una interessante e intrigante analisi testuale argomentata dalle relatrici e scrittrici Rosalia Catapano e Chiara Tortorelli, che hanno splendidamente affiancato Giuseppe Pompameo. La raccolta è in vendita dal 6 giugno in tutte le librerie.