Non è vero che il web è gratuito, che è un posto libero e che nasce per emancipare la vita umana. E’ questo il biglietto da visita del libro di Livio Varriale La prigione dell’umanità – dal deep web al 4.0, le nuove carceri digitali, Edizioni Minerva, pagg. 176, euro 12,00.
Tre miliardi di utenti, un miliardo di siti internet e 150 milioni di messaggi governano il mondo, tra algoritmi e policy. Una rete di grandezza mondiale (world wide web) così pervasiva al punto da decidere cosa deve essere presente, cosa isolato e cosa finire nel dimenticatoio. Qualcosa di onnipresente; otto miliardi di computer, dei quali cinque mobili. Dalla scuola, a casa, dalla piazza alla strada, dal locale ai luoghi pubblici. Non c’è scampo per la privacy e spessissimo per la sicurezza.
Quasi tutti usiamo queste scatole parlanti ma quanti sanno chi è un hacker, un cracker o uno scammer? Sul web si trovano armi, droga, medicine illegali, merce contraffatta e di provenienza illecita. Si può commissionare un omicidio (si affitta un sicario), si combinano affari internazionali, spionaggi e strategie militari mondiali.
E poi l’orrore. La pedofilia spopola, minori costretti a prostituirsi, le scene più sono raccapriccianti e meglio vengono pagate da internauti disturbati. Il racconto è crudo, realistico, specialmente quando si parla di una cosa sconosciuta ai più: l’antropofagia. Esistono esseri umani al mondo che si “alimentano” di carne umana. Una mostruosità che nasce e si consuma sul web.
Dall’orrore al terrore il passo è breve. L’Isis pensa bene di reclutare i seguaci di Allah direttamente su internet. Una vera e propria dottrina spiattellata a chi è interessato che dimostra, placidamente, come l’islam è una pratica di combattimento e non di pace. Una pedissequa incitazione alla violenza, agli stupri di massa, alla pedofilia, al terrorismo.
Livio Varriale porta alla luce, attraverso una approfondita analisi pervasiva come una scienza, le vicende internazionali come il cyberspionaggio, in continua espansione, dove a giocare non sono quattro ragazzotti annoiati in cerca d’autore, ma guerre psicologiche tra Stati, Governi, agenzie di sicurezza e multinazionali.
«La guerra cibernetica – chiosa l’autore – è l’insieme delle attività di preparazione e conduzione delle operazioni militari eseguite nel rispetto dei principi bellici condizionati dall’informazione. Si può tradurre nell’intercettazione, nell’alterazione e nella distruzione dell’informazione e dei sistemi di comunicazione nemici, e nel mantenimento di un relativo equilibrio nel proprio campo. La guerra cibernetica si caratterizza per l’uso di tecnologie elettroniche, informatiche e dei sistemi di telecomunicazione».
Anche l’Italia è schizzata alle cronache mondiali con “Eye Pyramid” The Italian Job, ovvero i fratelli Occhionero avevano pensato bene di spiare persone di spicco delle istituzioni e dell’imprenditoria per vendersi i loro dati personali. Così, dal dal 2011 al 2016, uomini come Renzi, Draghi, Monti, erano i partecipanti inconsapevoli di questo “Grande Fratello” informatico.
Di tutto questo gli Stati sono consapevoli, a tratti compiacenti e in qualche caso “gestori” delle malefatte. Insomma, Livio Varriale lancia uno scritto pionieristico, una testa d’ariete in questo genere, un coraggioso e verace affresco dal linguaggio chiaro ed efficace, vomita un mondo sommerso, una fogna come lui stesso la chiama.
Il reale e il virtuale vengono proiettati in questo nuovo frullatore del mondo, dove gli ingredienti si confondono, il sapore è indefinibile, la tecnica culinaria è in mano a pochi manipolatori.
Computer, cellulare, app, social e selfie rappresentano il nuovo “oppio dei popoli”, qualcosa che deve distrarre dalla realtà, ma anche attrarre per far consumare prodotti e servizi che si pongono all’attenzione dei più, leciti ed illeciti.
L’Information Technology è la nuova misura del mondo, si alimenta di politica, di economia, di opzioni militari. Ma anche il contrario, cioè che questi mondi promuovono la “medicina informatica”. E, come al solito, non esiste ancora una misura per discernere il bene dal male, un punto di equilibrio capace di far avanzare il primo e contenere il secondo.
Più vistosamente a rimetterci è l’informazione e l’autore, da bravo giornalista, lo fa notare. Le notizie “normali” o si consumano a pagamento o non esistono. Inoltre debbono fare i conti con il “virale”, ovvero quasi sempre finte notizie (e video) che “spaccano” verticalmente l’opinione pubblica. La rincorsa, in questo senso, è al ribasso, spesso si fa il giochetto a chi la spara più grossa per fare rumore (e cassa).
Per finire, La prigione dell’umanità porta alla luce un mostro, un qualcosa che deve disegnare questo ossessivo ed eterno presente, senza possibilità di guardare alla memoria ed al futuro. Ed il primo elemento, piaccia o meno, è il controllo della società, di Stati, Governi e popoli.
Un libro da leggere in una notte per farti sconvolgere la vita che ti resta davanti.