Nel cielo grigio della pandemia, raggi di creatività. Con l’iniziativa Contemporaneamente. Appuntamento con l’arte contemporanea. 3 giorni (dal 17 al 19 dicembre) in cui oltre 30 spazi d’arte a Napoli e in Campania hanno aperto le porte al pubblico gratuitamente, aderendo al progetto inedito e coraggioso. In un periodo come questo, si tratta di prendere parte a una sfida per il settore, facendo rete e squadra come mai è accaduto prima nel nostro territorio.
In Italia è una progettualità già diffusa, mentre in Campania e a Napoli non ci sono precedenti al riguardo. L’idea è venuta al visionario Andrea Ingenito (fondatore della Andrea Ingenito Contemporary Art) e le numerose gallerie coinvolte hanno aderito con entusiasmo e con lo slancio di chi vuole che questo non resti un episodio isolato. Infatti si sta pensando a un programma annuale, oltre che a più edizioni di Contemporaneamente, e perchè no a un’Associazione per la cooperazione nell’ambito.
Nel suo spazio in via S.Maria a Cappella Vecchia ospita alcuni pezzi da novanta come Guttuso, Boetti, Warhol, Schifano e Abbamondi.
Passeggiare con il navigatore o, per i più vintage, con cartina alla mano per trovare le mostre in giro, ci riporta a nostalgiche sensazioni di pre_pandemia, in cui era facile partecipare a eventi e inaugurazioni.
Così ci immergiamo finalmente nella bellezza ritrovata di spazi storici come la Thomas Dane Gallery, a Casa Ruffo, in via Crispi, che presenta il brasiliano Alexandre da Cunha. Un excursus nelle sue percezioni di spazio e forma, perfettamente calate tra le pareti e i pavimenti delle sale. Gli oggetti più o meno consunti riportano al lavoro di cui erano strumenti, mentre i materiali e i tessuti sospesi sfidano i nostri sensi di vista e tatto nell’intuirne la consistenza.
Il bello di questa rassegna è che ha riunito le gallerie anche più piccole e relativamente recenti, così entriamo da Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia, accolti dalla sig.ra Masturzo che ci introduce alla doppia personale delle artiste napoletane Cristina Cusani e Chiara Arturo.
Entrambe allieve del Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci, portano nelle proprie ricerche fotografiche da un lato l’essenza dell’essere umano, con inquadrature dalle atmosfere intime e dettagliate, che si concentrano su quei particolari che spesso fanno leva sulla memoria e sui ricordi di ognuno di noi.
Dall’altro, l’indagine introspettiva del paesaggio che ci circonda in cui concetti come la sosta, le distanze e la fragilità della natura sono perfettamente collegati a questo preciso momento storico e quindi arrivano immediati, ma in realtà sono parte integrante da sempre del nostro quotidiano.
L’architetto Rosa Francesca tiene a evidenziare l’importanza di un’iniziativa del genere proprio perchè, chiusi i principali luoghi di cultura, in nessun Dpcm vengono nominate le Gallerie ma bensì accorpate alla stregua di un semplice esercizio commerciale. Il lavoro che c’è dietro è ben altro, fatto di contatti e cura degli artisti, spesso non remunerativo e come molte categorie non coperto da alcun bonus. Fare rete potrebbe portare alla ribalta il problema e forse aprire un nuovo filone partecipativo, più aperto e meno di nicchia sia per chi espone, sia per chi ospita.
Spostandoci nella vicina via Fiorelli, troviamo Le 4 pareti con l’esposizione “Fuori controllo” di Stefano Ciannella e Marco Cortese, un mix di pezzi fotografici e pittorici, ispirata al momento del primo lockdown e che vede protagonista l’assenza della presenza umana o la sua presenza solitaria e sospesa in spazi silenziosi.
Conosciamo Maria Giovanna Villari che gestisce lo spazio, anche lei ci parla entusiasta di “Contemporaneamente” e di quanto questo sia la dimostrazione che proprio questi luoghi sono molto più sicuri e gestibili di quanto si creda, in merito a regole e restrizioni.
Facciamo un passaggio anche a Casamadre in Piazza dei Martiri, con l’artista mantovana Chiara Dynys e i suoi Kaleidos, fatti di specchi e fotografie in cui moltiplicare la propria immagine e la propria bellezza di essere umano.
Andiamo dall’altra parte città e ci troviamo in via Foria, precisamente al civico 118 dove c’è Primo Piano e la mostra personale di Pier Paolo Patti. L’artista napoletano indaga le sensazioni di dolore e violenza generati dalle contraddizioni sociali. Nelle due sale espositive, il rumore di fondo di una pompa respiratoria accompagna il visitatore insieme a una sequenza di alcune immagini video che si distorcono e di numerose foto degli stessi frame. Un loop che ci arriva netto e disturbante, provocatorio come la manipolazione dell’informazione a cui siamo sottoposti costantemente.
Ci avviciniamo nel cuore del centro storico, in Piazzetta Nilo. La Galleria Alfonso Artiaco vede il ritorno di Ann Veronica Janssens, con una quinta personale. Indaga la realtà mettendo in luce tutto il peso degli elementi naturali, attraverso la scultura e la manipolazione dei materiali: la densità dell’acqua è una sovrapposizione di lastre, lo spazio e la luce sono un blocco unico e rettangolare in vetro, la paglia dorata come un grande ombrellone è metafora del cosmico.
Nello stesso cortile c’è anche la Galleria Tiziana De Caro, con una retrospettiva di Tomaso Binga dal 1972 a oggi. E c’è anche chi ha pensato che questi giorni “contemporanei” potessero essere utili per lanciare un messaggio al di fuori degli spazi espositivi canonici.
Una mostra diffusa è infatti l’idea che ha avuto Linda Irace con la sua Associazione Tempo Libero, in cui ogni artista partecipante è stato abbinato a un commerciante della zona di Pizzofalcone-Monte di Dio che ha esposto l’opera in vetrina. Una protesta, un segnale dal basso per tutti quegli artisti che ad oggi sono fermi e che si aiutano soltanto con le piattaforme online, a cui sono stati tolti i tanti luoghi di esposizione della nostra città.
Ora concedetevi pochi secondi di fantasia e provate a togliere ogni quadro e foto che avete nelle vostre case. Provate a togliere ogni oggetto d’arte presente nei palazzi storici, nelle sale di governo, ogni monumento dalle piazze. E poi immaginate di togliere i teatri come le pedine di uno strano Monopoli, i cinema, le librerie, le gallerie, le biblioteche. Restano più o meno solo i centri commerciali, le banche, gli uffici, i negozi, le scuole.
Lo sentite il silenzio assordante di uno spazio vuoto? La vedete la realtà come mero automatismo? E allora torniamo a fare rumore.
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