Adesso è ben visibile anche all’esterno. A pochi passi dalla pasticceria Poppella che ha avuto l’energia imprenditoriale di trasformare il suo fiocco di neve, piccola brioche dal cuore di candida crema, panna e ricotta, in un’epidemia di costume.
Sulla porta che introduce in un’anticamera da cui si accede nella profondità storica, lo si identifica con l’associazione VerginiSanità che lo gestisce. I recenti lavori offrono agli spettatori, una volta aperti i battenti, una sala bianca dove siede il pubblico prima della visita guidata o la presentazione di una mostra. E poi si accede a una vera e propria camera delle meraviglie, protetta dal tempo dove protagonista è l’Acquedotto Augusteo, nel popolare quartiere dove nacque Totò.
Tutto è pronto per l’inaugurazione di domani, sabato 24 marzo alle 11.30 (fino al13 maggio). Ma l’artista ha già messo a punto la sua installazione. Lui è il quarantenne messicano Arturo Hernàndez Alcàzar, autore che dà avvio al programma d’arte contemporanea Underneath the arches (Sotto gli archi) curato da Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone in collaborazione con l’associazione VerginiSanità, presieduta da Paola Silverii.
Nelle viscere delle terra, sovrastate da Palazzo Peschici Maresca, proprietà dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, nel 2011 è stato scoperto, sovraccarico di rifiuti, un tratto di acquedotto di epoca romana, preziosa traccia archeologica che si era persa d’occhio, divenuta base di costruzioni successive. Poi dal 2015 restituita allo sguardo di turisti e cittadini.
L’artista mette in moto un dialogo con la realtà sotterranea: un Blind Horizon, il suo, in sintonia con lo spazio archeologico. Lo ha maturato dopo un periodo di residenza napoletana (con la Fondazione Morra) in cui l’artista ha esplorato la città in tutte le sue dimensioni temporali.
Hernàndez Alcàzar ne ha assimilato voci, rumori, visioni riproponendole in simbiosi con il passato, attraverso anche l’uso di megafono che rende sonoro il concetto di sovrapposizione, ovvero accumulo di esistenze.
Nel pieghevole che accompagna l’esposizione, le curatrici sottolineano come l’artista dal punto di vista visivo ricostruisca «un orizzonte artificiale tracciato grazie alla stratificazione di suoni e materiali del posto… non un orizzonte lineare, ideale, ma sconnesso e irregolare, costretto a riassestarsi di volta in volta… ».
E’ la metafora di Napoli, città costretta a riconsiderare se stessa a seconda delle circostanze storiche, a adattarsi ai cambiamenti di potere, eppure ancorata a una cultura fortemente identitaria. Capace di rigenerarsi, senza mai rinnegare la propria anima.
Il progetto, che conta anche sul patrocinio della Fondazione Donnaregina definito “Matronato”, conferma come sia possibile rigenerare Partenope attraverso l’arte. Creando un ponte tra il territorio e il resto del mondo. Raggiungendo, così, nuovi equilibri di vita.
Per saperne di più
Aquedotto Augusteo del Serino
Palazzo Peschici-Maresca
Via Arena Sanità 5
aquaugusta.contemporaryart@gmail.com
www.verginisanita.it/aquaugusta